Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se per tutte le cose che Dio intende vi siano delle idee distinte

In 1 Sent., d. 36, q. 2, a. 3; De Pot., q. 1, a. 5, ad 10, 11; q. 8, a. 1, ad 13; De Verit., q. 3, aa. 3 sqq.; In Div. Nom., c. 5, lect. 3

Pare che in Dio non vi siano delle idee distinte per tutte le cose che egli intende.

Infatti:

1. In Dio non c'è l'idea del male, perché altrimenti ci sarebbe il male in Dio.

Ma Dio intende il male.

Quindi Dio non ha le idee di tutte le cose che intende.

2. Dio intende le cose che non sono, che non saranno e che non sono state, come si è detto sopra [ q. 14, a. 9 ].

Ma di tali cose non si danno idee poiché, come dice Dionigi [ De div. nom. 5 ], « gli esemplari sono divine volontà che determinano e producono le cose ».

Quindi in Dio non ci sono le idee di tutto ciò che intende.

3. Dio conosce la materia prima, la quale non può avere un'idea corrispondente, non avendo alcuna forma.

Quindi come sopra.

4. Consta che Dio conosce non soltanto le specie, ma anche i generi e i singolari e gli accidenti.

Ora, di queste cose non si danno idee, secondo Platone, che pure per primo introdusse la dottrina delle idee, come sappiamo da S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 46 ].

Non ci sono dunque in Dio le idee di tutti gli esseri da lui conosciuti.

In contrario:

Le idee sono nozioni esistenti nella mente di Dio, come spiega S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 46 ].

Ora, di tutte le cose che intende, Dio ha in sé delle nozioni proprie.

Quindi Dio ha l'idea di tutto ciò che intende.

Dimostrazione:

Le idee, secondo il pensiero di Platone [ Phaed. cc. 48,49 ], sono considerate quali principi di conoscenza e di produzione delle cose: perciò anche l'idea come noi la poniamo nella mente di Dio riveste questo duplice carattere.

E in quanto è principio di produzione delle cose l'idea si dice esemplare [ o modello ], e appartiene alla scienza pratica; in quanto invece è principio di conoscenza si dice propriamente ragione [ o nozione ], e può anche riferirsi alla scienza speculativa.

Quindi l'idea, presa nel senso di esemplare, riguarda tutte le cose che Dio effettua in qualsiasi tempo; presa invece come principio di conoscenza abbraccia tutte le cose che Dio intende, anche se non saranno mai effettuate nel tempo; e tutte le cose che Dio conosce nella loro propria nozione, e secondo che sono da lui conosciute in modo speculativo.

Analisi delle obiezioni:

1. Il male è conosciuto da Dio non attraverso una nozione sua propria, ma mediante la nozione del bene.

Quindi il male non ha un'idea corrispondente in Dio, sia che si prenda il termine idea nel significato di esemplare, sia che la si prenda in quello di nozione.

2. Di ciò che non è, non sarà e non è mai stato Dio ha una conoscenza pratica in quanto oggetto possibile della sua potenza.

Quindi rispetto a tali cose non vi è in Dio l'idea nel significato di esemplare, ma solo nel significato di nozione.

3. Platone, secondo alcuni, affermò che la materia non sarebbe stata creata: e perciò non ammise che ci fosse un'idea della materia, ma che l'idea fosse causa delle cose assieme alla materia.

Siccome invece noi ammettiamo che la materia è stata creata da Dio, non però priva della sua forma, secondo noi la materia ha in Dio la sua idea corrispondente, non distinta tuttavia dall'idea del composto.

Infatti la materia, di per sé, non ha né essere né conoscibilità.

4. I generi non possono avere un'idea distinta da quella delle specie corrispondenti se si prende l'idea nel senso di esemplare, dato che il genere non si effettua se non in qualche specie.

E lo stesso si dica degli accidenti che accompagnano inseparabilmente il soggetto: poiché essi si attuano sempre assieme al soggetto.

Gli accidenti invece che si aggiungono al soggetto hanno un'idea a parte.

L'architetto, infatti, con la forma della casa produce la casa e tutti gli accidenti che la accompagnano fin dal principio; quelli invece che si aggiungono in seguito alla casa già fatta, come pitture o altro, li produce con una nuova forma.

Degli individui infine per Platone [ Phaed. 49 ] non si dava altra idea che quella della specie: sia perché i singolari sono individuati mediante la materia, che egli poneva, secondo alcuni, increata e come causa simultanea all'idea, sia perché la natura mira alla specie e non produce gli individui se non perché mediante essi si salvi la specie.

La divina provvidenza però non si estende solamente alla specie, ma anche ai singolari, come si dirà in seguito [ q. 22, a. 2 ].

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