Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se la verità creata sia eterna

Supra, q. 10, a. 3, ad 3; In 1 Sent., d. 19, q. 5, a. 3; C. G., II, c. 35; III, cc. 82, 84; De Verit., q. 1, a. 5; De Pot., q. 3, a. 17, ad 27

Pare che la verità creata sia eterna.

Infatti:

1. Dice S. Agostino [ De lib. arb. 2,8.20 ] che nulla è più eterno della nozione del cerchio, o dell'affermazione che due più tre fa cinque.

Ma la verità di tutte queste cose è una verità creata.

Quindi la verità creata è eterna.

2. Tutto ciò che esiste sempre è eterno.

Ma gli universali esistono dovunque e sempre.

Quindi sono eterni.

Quindi anche il vero, che è sommamente universale.

3. Ciò che è vero nel presente, fu sempre vero che in futuro sarebbe stato.

Ma come è una verità creata la verità di una proposizione al presente, così lo è la verità di una proposizione al futuro.

Quindi qualche verità creata è eterna.

4. Tutto ciò che è senza principio e senza fine è eterno.

Ma la verità degli enunciati è senza inizio e senza fine.

Poiché se la verità ha cominciato a essere mentre prima non c'era, era vero in quel tempo che la verità non c'era; e sicuramente era vero in forza di una verità, e così la verità esisteva prima di avere inizio.

Parimenti, se si pone che la verità abbia fine, ne viene che esisterà dopo aver cessato di essere, poiché sarà vero allora che la verità non c'è.

Quindi la verità è eterna.

In contrario:

Dio solo è eterno, come si è dimostrato [ q. 10, a. 3 ].

Dimostrazione:

La verità degli enunciati non è altro che la verità dell'intelletto.

Infatti un enunciato può essere nella mente e nella parola.

Ora, secondo che è nella mente esso ha di per sé la verità, ma secondo che è nella parola si dice vero in quanto esprime la verità della mente, non già per una qualche verità che risieda nella proposizione come in un soggetto.

Così l'orina è detta sana non per una sanità che sia in essa, ma per la sanità dell'animale, della quale è segno.

Del resto anche sopra [ a. 1 ] abbiamo spiegato che le cose sono dette vere in base alla verità dell'intelletto.

Per cui se non vi fosse alcuna mente eterna, non vi sarebbe alcuna verità eterna.

Ma poiché il solo intelletto divino è eterno, soltanto in esso la verità trova la sua eternità.

Né per questo si può concludere che vi sia qualche altra cosa di eterno oltre a Dio: poiché la verità dell'intelligenza divina è Dio medesimo, come già si è visto [ a. 5 ].

Analisi delle obiezioni:

1. La nozione del cerchio e l'affermazione che due più tre fa cinque hanno la loro eternità nella mente di Dio.

2. Che una cosa esista sempre e dovunque può essere inteso in due modi.

O perché ha in sé la proprietà di estendersi a ogni tempo e a ogni luogo, e in tal senso compete a Dio.

Oppure nel senso che non ha in sé un elemento che la determini a un punto dello spazio o del tempo [ piuttosto che a un altro ]: come la materia prima è detta una non perché abbia una determinata forma - come l'uomo il quale è uno per l'unità di una sola forma -, ma per l'eliminazione di tutte le forme atte a distinguere.

E in questo senso di ogni universale si dice che è dovunque e sempre, in quanto gli universali astraggono dallo spazio e dal tempo.

Ma da ciò non segue che essi siano eterni se non nell'intelletto, dato che ve ne sia uno eterno.

3. Ciò che esiste ora, prima di esistere era un futuro perché esisteva una causa capace di produrlo.

Tolta quindi la causa, la sua produzione non sarebbe stata un futuro.

Ora, soltanto la causa prima è eterna.

Quindi non ne segue che sarebbe stato sempre vero che le cose attualmente esistenti dovessero esistere nel futuro, se non dipendentemente da una causa eterna.

E tale causa è solo Dio.

4. Siccome il nostro intelletto non è eterno, neppure la verità degli enunciati che noi formiamo è eterna, ma ha cominciato a esistere in un dato momento.

Prima quindi che tale verità esistesse, l'affermazione che essa non esisteva non era vera se non in quanto pronunciata dall'intelletto divino, nel quale la verità è eterna.

Ma in questo momento è vero dire che quella verità allora non esisteva.

Il che certamente non è vero se non in forza di quella verità che adesso è nel nostro intelletto, non già in forza di una qualche verità oggettiva della cosa.

Poiché si tratta di una verità che ha per oggetto il non ente; e il non ente non può essere vero in forza di se stesso, ma solo in forza dell'intelletto che lo concepisce.

Quindi in tanto è vero dire che la verità non esisteva in quanto noi apprendiamo la non esistenza della medesima come anteriore alla sua esistenza.

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