Summa Teologica - I

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Articolo 8 - Se la verità sia immutabile

In 1 Sent., d. 19, q. 5, a. 3; De Verit., q. 1, a. 6

Pare che la verità sia immutabile.

Infatti:

1. S. Agostino [ De lib. arb. 2,12.33 ] dice che la verità non è come la mente, perché altrimenti sarebbe mutevole al pari di essa.

2. Ciò che resta dopo ogni cambiamento è immutabile: come la materia prima, che non può essere né generata né distrutta in quanto permane dopo tutte le generazioni e le corruzioni.

Ma la verità rimane dopo ogni mutamento, perché dopo ogni mutazione è sempre vero il dire: tale cosa è o non è.

Quindi la verità è immutabile.

3. Se la verità di una proposizione potesse mutare, ciò avverrebbe specialmente quando cambia la cosa.

Ma proprio in questo caso non si ha mutamento.

Infatti, dice S. Anselmo [ De verit. cc. 7,11 ], la verità è una certa rettitudine [ o fedeltà ] consistente nella conformità di una cosa all'idea corrispondente che è nella mente divina.

Ora, questa proposizione: Socrate siede, riceve dalla mente divina di significare che Socrate siede: cosa che significherà anche quando Socrate non sarà più seduto.

Quindi la verità della proposizione non cambia in alcun modo.

4. Là dove c'è una sola causa avremo anche un identico effetto.

Ora, un solo e identico fatto è causa di queste tre proposizioni: Socrate siede, siederà, sedette.

Per conseguenza la verità di esse è la medesima.

E siccome una delle tre bisogna che sia vera, ne segue che la verità di queste proposizioni rimane immutabile, e per la stessa ragione la verità di ogni altra proposizione.

In contrario:

Nei Salmi [ Sal 12,2 Vg ] si dice: « Le verità sono diminuite tra i figli degli uomini ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ a. 1 ], la verità propriamente è soltanto nell'intelletto, mentre le cose sono dette vere in rapporto alla verità che si trova in un'intelligenza.

Quindi la mutabilità del vero va ricercata in relazione all'intelletto, la cui verità consiste nella conformità con le cose conosciute.

Ora, questa conformità può variare in due maniere, come ogni altro confronto, cioè per il cambiamento dell'uno o dell'altro termine.

Quindi dalla parte dell'intelligenza la verità cambia se, restando la cosa immutata, uno se ne forma un'opinione diversa; e varierà egualmente se, restando invariata l'opinione, cambia la cosa.

E in ambedue i casi c'è mutamento dal vero al falso.

Se dunque si dà un'intelligenza nella quale non vi sia l'alternarsi di opinioni, e al cui sguardo non ci sia cosa che possa sfuggire, in essa la verità è immutabile.

Ora, tale è l'intelligenza divina, come risulta da quanto detto [ q. 14, a. 5 ].

La verità dell'intelletto divino è dunque immutabile, mentre quella del nostro intelletto è mutevole.

Non che essa sia il soggetto di queste mutazioni, ma [ si ha il mutamento ] a motivo del nostro intelletto che passa dalla verità alla falsità: è in questa maniera infatti che sono mutevoli le forme.

La verità dell'intelletto divino è invece del tutto immutabile, in quanto dipende da essa che le cose create possano dirsi vere.

Analisi delle obiezioni:

1. Qui S. Agostino parla della verità divina.

2. Il vero e l'ente si identificano.

Come quindi l'ente non viene generato né si corrompe di per se stesso, ma indirettamente, in quanto questo o quel soggetto viene distrutto o generato, come dice Aristotele [ Phys. 1,8 ], così la verità cambia non perché non resti alcuna verità, ma perché la verità che prima esisteva non esiste più.

3. Una proposizione non è vera soltanto come sono vere le altre cose, cioè in quanto attuano ciò che per esse è stato ordinato dalla mente divina, ma è detta vera anche in un suo modo particolare, in quanto significa la verità dell'intelletto, la quale consiste nella conformità fra l'intelletto e la cosa.

Se scompare la quale cambia la verità dell'opinione, e per conseguenza la verità della proposizione.

Quindi questa proposizione: Socrate siede, finché Socrate di fatto siede, è vera doppiamente: vera di verità ontologica, in quanto è una data espressione verbale, e vera per il significato [ verità logica ], in quanto esprime un'opinione vera.

Se però Socrate si alza rimane la prima verità, ma muta la seconda.

4. Il sedersi di Socrate, che è la causa della verità di questa proposizione: Socrate siede, non può essere considerato allo stesso modo quando Socrate siede e dopo che è stato seduto e prima che sedesse.

Quindi anche la verità da esso causata presenta aspetti diversi [ rispetto al tempo ], e si esprime in diverse maniere nelle tre proposizioni: al presente, al passato e al futuro.

Quindi non ne viene che, restando vera una delle tre proposizioni, resti un'unica verità invariabile.

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