Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se essere ingenito sia una proprietà [ esclusiva ] del Padre

In 1 Sent., d. 13, q. 1, a. 4; d. 28, q. 1, a. 1; C. err. Graec., c. 8

Pare che non sia una proprietà [ esclusiva ] del Padre di essere ingenito.

Infatti:

1. Ogni proprietà aggiunge qualcosa al soggetto a cui appartiene.

Ora, essere ingenito [ o non generato ] non aggiunge, ma esclude soltanto qualcosa dal Padre.

Quindi non significa una proprietà del Padre.

2. Ingenito può essere preso in senso negativo o privativo.

Se è preso in senso negativo, allora tutto ciò che non è derivato per generazione può essere detto ingenito.

Ora, né lo Spirito Santo né l'essenza divina derivano per generazione.

Quindi appartiene anche a loro di essere ingeniti: e così non si tratta di una proprietà [ esclusiva ] del Padre.

- Se invece è preso in senso privativo, allora ne viene che la persona del Padre dovrebbe essere imperfetta, poiché ogni mancanza significa un'imperfezione.

Ma ciò è inconcepibile.

3. Il termine ingenito attribuito a Dio non significa una relazione, non essendo un termine relativo: dunque indica la natura [ divina ].

E allora ingenito e generato differiscono secondo la natura.

Ma il Figlio, che è generato, non differisce dal Padre secondo la natura.

Quindi il Padre non deve dirsi ingenito.

4. Proprietà è ciò che conviene a uno solo.

Ma essendoci in Dio più di una persona a procedere da altre, pare che nulla impedisca che vi sia anche più di una persona non originata da altre.

Quindi essere non-generato non è una proprietà del Padre.

5. Il Padre, come è principio della persona generata, così lo è anche di quella che procede.

Se dunque per opposizione alla persona generata si ammette che sia una proprietà del Padre quella di essere non-generato, si dovrebbe ammettere che egli abbia anche come proprietà quella di essere non-procedente.

In contrario:

Dice S. Ilario [ De Trin. 4,33 ]: « È uno da uno », cioè l'Unigenito dall'Ingenito, « per le rispettive proprietà dell'innascibilità e dell'origine ».

Dimostrazione:

Come nelle realtà create abbiamo un principio primo e un principio secondo, così nelle persone divine, tra le quali però non esiste anteriorità e posteriorità, c'è il principio non da altro principio che è il Padre, e il principio da altro principio, che è il Figlio.

Ora, nelle realtà create un principio primo si manifesta come tale in due modi: primo, per il suo rapporto di priorità rispetto alle cose che da esso derivano; secondo, per il fatto che non deriva da altri.

E così il Padre si manifesta [ come primo principio ] in rapporto alle persone che procedono da lui mediante la paternità e la comune spirazione; si manifesta invece come principio non da principio per il fatto che non deriva da altri.

E ciò appartiene alla proprietà dell'innascibilità, espressa con il termine ingenito.

Analisi delle obiezioni:

1. Alcuni dicono che l'innascibilità, espressa dal termine ingenito, in quanto è una proprietà del Padre non ha solo un senso negativo, ma implica simultaneamente due cose: che cioè il Padre non è da altri e che gli altri derivano da lui; oppure implica la sua fecondità universale; o anche la sua pienezza fontale.

- Però ciò non pare vero.

Perché allora l'innascibilità non sarebbe una proprietà diversa dalla paternità e dalla spirazione, ma le includerebbe in sé, come un termine più universale include quello particolare: infatti la pienezza fontale e la fecondità non possono significare altro in Dio che il principio dell'origine.

- Perciò diciamo con S. Agostino [ De Trin. 5,7.8 ] che ingenito sta a indicare la negazione della generazione passiva: infatti egli afferma che « è lo stesso dire ingenito e non figlio ».

Né da ciò si deve concludere che essere ingenito non sia una nozione propria del Padre: le realtà semplici e prime vengono espresse infatti mediante negazioni; il punto, p. es., viene definito come « ciò che non ha parti ».

2. Qualche volta il termine ingenito è preso nel significato di pura negazione.

E in questo senso S. Girolamo dice che lo Spirito Santo è ingenito, cioè non generato.

- Altre volte invece è preso in senso privativo, senza però che ciò comporti imperfezione alcuna.

La mancanza può infatti verificarsi in vari modi.

Primo, quando il soggetto non ha ciò che altri possiedono per natura, ma che per lui non è naturale, come quando diciamo che la pietra è morta perché manca di quella vita che altre cose naturalmente possiedono.

Secondo, quando un soggetto non ha ciò che per natura è posseduto da altri dello stesso genere: come quando si dice che la talpa è cieca.

Terzo, quando un soggetto non ha ciò che esso stesso per natura dovrebbe avere: e in questo caso la mancanza include un'imperfezione.

Non è però in quest'ultimo senso privativo che ingenito si dice del Padre, ma nel secondo, in quanto cioè un'ipostasi di natura divina non è generata mentre un'altra è generata.

- Però in questo senso ingenito si può dire anche dello Spirito Santo.

Quindi, perché sia proprio soltanto del Padre, bisogna ulteriormente includere nel termine ingenito l'idea che la Persona divina di cui viene detto sia principio di altre persone: in modo da venire a negare [ implicitamente ] che il Padre sia principiato come persona divina.

Oppure si può includere nel termine ingenito l'idea che [ il Padre ] non solo non è da altro per generazione, ma non lo è in alcun modo.

Essere ingenito in questo modo infatti non conviene né allo Spirito Santo, che come persona sussistente deriva da altri per processione, né all'essenza divina, di cui si può dire che è nel Figlio e nello Spirito Santo come derivante da altri, cioè dal Padre.

3. Secondo il Damasceno [ De fide orth. 1,8 ], ingenito qualche volta equivale a increato: e allora è un attributo sostanziale [ cioè della natura ], e distingue la natura increata da quella creata.

Altre volte invece significa non derivato per generazione: e allora è un attributo relativo [ cioè della persona ], ma per riduzione, alla maniera in cui le negazioni si possono ridurre alle affermazioni corrispondenti: come non-uomo si riporta al genere della sostanza, e nonbianco a quello della qualità.

Quindi, siccome generato in Dio è un termine relativo, così anche ingenito è un termine relativo.

E così non segue che il Padre, essendo ingenito, si distingua dal Figlio secondo la natura, ma solo secondo la relazione, in quanto cioè si nega al Padre la relazione di Figlio.

4. Come in qualsiasi genere di cose c'è un primo, così nella natura divina c'è un primo principio che non è da altri, e che è detto ingenito.

Ammettere pertanto due innascibilità significa ammettere due Dèi e due nature divine.

Quindi S. Ilario [ De synod., can. 26 ] afferma: « Siccome Dio è uno solo, non possono essere due gli innascibili ».

E questo soprattutto perché, se fossero due, uno non potrebbe derivare dall'altro, e così non si distinguerebbero per opposizione relativa, ma dovrebbero distinguersi per diversità di natura.

5. La proprietà del Padre di non derivare da altri si indica meglio escludendo da lui la generazione del Figlio che non la processione dello Spirito Santo.

Sia perché la processione dello Spirito Santo non ha un nome particolare, come si è detto [ q. 27, a. 4, ad 3 ], sia perché presuppone naturalmente la generazione del Figlio.

Quindi, escluso che il Padre, che pure è il principio della generazione, sia generato, ne viene di conseguenza che non è neppure procedente per la processione propria dello Spirito Santo: poiché lo Spirito Santo non è principio della generazione, ma procedente dal generato.

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