Summa Teologica - I

Indice

Articolo 3 - Se gli atti nozionali producano dal nulla

In 1 Sent., d. 5, q. 2; In 3 Sent., d. 11, q. 1, a. 1

Pare che gli atti nozionali producano dal nulla.

Infatti:

1. Se il Padre genera il Figlio da qualcosa, lo genera traendolo o da se stesso o da qualche altra cosa.

Se lo trae da qualche altra cosa, siccome ciò da cui una cosa è generata rimane incluso in essa, ne segue che nel Figlio ci sarà qualcosa di estraneo al Padre.

E ciò è escluso da S. Ilario [ De Trin. 7,39 ] quando dice che « in essi non vi è nulla di diverso o di estraneo ».

Se invece il Padre trae il Figlio da se medesimo, siccome ciò da cui una cosa è tratta, se è qualcosa di permanente, acquista gli stessi attributi della realtà che viene generata, - diciamo infatti che l'uomo è bianco, perché l'uomo, quando passa dal non bianco al bianco, rimane uomo -, ne segue o che il Padre perisce una volta generato il Figlio, oppure che il Padre è il Figlio: il che è falso.

Quindi il Padre non genera il Figlio da qualcosa, ma dal nulla.

2. Ciò da cui una cosa è generata è un principio della cosa stessa.

Se dunque il Padre genera il Figlio dalla propria essenza o natura, questa sarà un principio del Figlio.

Non ne sarà però il principio materiale, poiché in Dio non c'è materia.

Quindi ne sarà il principio efficiente, come lo è il generante del generato.

E così seguirebbe che l'essenza genera: cosa questa che fu già rigettata come falsa [ q. 39, a. 5 ].

3. S. Agostino [ De Trin. 7,6.11 ] dice che le tre Persone non sono da un'unica essenza, dato che l'essenza non è altra cosa che la persona.

Ma la persona del Figlio non è una realtà distinta dall'essenza del Padre.

Quindi il Figlio non è dall'essenza del Padre.

4. Ogni creatura viene prodotta dal nulla.

Ora, il Figlio nelle Scritture è detto creatura.

Infatti così parla di se stessa la Sapienza generata [ Sir 24,3 ]: « Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo, primogenita avanti a ogni creatura ».

E poco dopo [ Sir 24,9 ] aggiunge: « Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò ».

Quindi il Figlio non è tratto da qualcosa, ma dal nulla.

- E la stessa obiezioni si potrebbe fare per lo Spirito Santo, poiché sta scritto [ Zc 12,1 ]: « Dice il Signore che ha steso i cieli e fondato la terra e ha creato nell'uomo il suo spirito ».

E altrove [ Am 4,13 ]: « Io che formo i monti e creo lo spirito ».

In contrario:

Dice S. Agostino [ De fide ad Petrum 2 ] che « Dio Padre dalla propria natura, senza principio, generò il Figlio uguale a se stesso ».

Dimostrazione:

1Il Figlio non è tratto dal nulla, ma dalla sostanza del Padre.

Infatti si è già dimostrato [ q. 27, a. 2; q. 33, a. 2, ad 3, 4; a. 3 ] che in Dio ci sono in senso vero e proprio la paternità, la filiazione e la nascita.

Ma tra la vera generazione, in forza della quale uno procede come figlio, e la produzione esiste questa differenza, che il produttore produce da una materia a lui esterna: l'artigiano, p. es., produce una panca dal legno; invece l'uomo [ e chiunque genera ] produce il figlio da se medesimo.

Ora, come l'artigiano produce i suoi manufatti dalla materia, così Dio, come si spiegherà in seguito [ q. 45, a. 2 ], produce le cose dal nulla: non nel senso che il nulla passi a far parte della sostanza delle cose, ma nel senso che Dio produce tutta la sostanza delle cose senza presupporre nulla.

Se dunque il Figlio procedesse dal Padre come tratto dal nulla, allora egli starebbe al Padre come sta all'artigiano un manufatto qualsiasi: il quale evidentemente non può essere detto figlio in senso proprio, ma soltanto per una lontana analogia.

Ne viene quindi che se il Figlio di Dio procedesse dal Padre come fatto dal nulla, non ne sarebbe veramente e propriamente il Figlio.

Ma ciò è contro la Scrittura [ 1 Gv 5,20 ] che dice: « Noi siamo nel vero suo Figlio Gesù Cristo ».

Quindi il vero Figlio di Dio non procede dal nulla, e non è fatto, ma è soltanto generato.

2. L'espressione: il Figlio è generato dall'essenza del Padre starebbe a indicare, secondo il Maestro delle Sentenze [ 1,5 ], un rapporto come di causa efficiente, per cui il senso sarebbe: « Il Figlio è generato dall'essenza del Padre, cioè dal Padre essenza »; poiché anche S. Agostino [ De Trin. 15,13 ] osserva: « Quando dico dal Padre essenza è come se dicessi con più forza, dall'essenza del Padre ».

- Però tale spiegazione non Pare che basti a giustificare quella proposizione.

Possiamo benissimo dire infatti che le creature sono da Dio essenza, ma non possiamo dire che sono dall'essenza di Dio.

- Quindi si può dire diversamente che la preposizione latina de indica sempre consostanzialità.

Ed è per questo che non diciamo che la casa è de aedificatore [ cioè dalla sostanza del ] costruttore, poiché questi non ne è la causa consostanziale.

Quando invece una cosa si presenta come principio consostanziale di un'altra si può sempre dire che quest'ultima è di o da essa: e ciò vale sia che si tratti di un principio attivo - diciamo infatti che il figlio è dal padre -, sia che si tratti della causa materiale - p. es. si dice che il coltello è di ferro -, sia che si tratti della causa formale, almeno trattandosi di forme sussistenti e non distinte dal loro soggetto: infatti possiamo dire di un dato angelo che è di natura intellettuale.

E proprio in quest'ultimo senso diciamo che il Figlio è generato dall'essenza del Padre [ de essentia Patris ], poiché l'essenza del Padre, comunicata al Figlio per generazione, sussiste in esso.

3. Quando si dice che il Figlio è generato dall'essenza del Padre, [ col termine Padre ] si aggiunge qualcosa che serve a salvare la distinzione.

Quando invece si dice che le tre Persone sono dall'essenza divina non si aggiunge nulla che possa comportare la distinzione indicata dalla preposizione da.

Perciò il paragone non regge.

4. Le espressioni che parlano di sapienza creata possono essere riferite non alla Sapienza che è il Figlio di Dio, ma alla sapienza creata che Dio comunica alle creature: p. es. in questo passo [ Sir 1,7Vg ]: « Egli l'ha creata », cioè la sapienza, « nello Spirito Santo e l'ha diffusa sopra tutte le sue opere ».

E non è impossibile che nello stesso brano la Scrittura parli della Sapienza generata e di quella creata: poiché la sapienza creata è una partecipazione di quella increata.

- Oppure ci si può riferire alla natura creata assunta dal Figlio; così l'espressione: « Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò », avrebbe questo senso: era stata prevista la mia unione con la creatura.

- Oppure con i due termini creata e generata attribuiti alla Sapienza ci viene insinuato il modo della generazione divina.

Nella generazione infatti l'essere che viene generato ci mostra la sua perfezione ricevendo la stessa natura del generante; nella creazione invece abbiamo l'immutabilità di colui che crea, ma la creatura non riceve la natura del suo creatore.

Quindi il Figlio è detto simultaneamente creato e generato per indicare con la creazione l'immutabilità del Padre, e con la generazione l'unità di natura del Padre e del Figlio.

Ed è così che S. Ilario [ De Synod., can. 5 Ancyran. ] ha commentato questo testo della Scrittura.

- Gli altri testi riferiti poi non parlano dello Spirito Santo, ma dello spirito creato, che alcune volte indica il vento o l'aria, altre volte il fiato e talora anche l'anima, o qualsiasi altra sostanza invisibile.

Indice