Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se gli angeli conoscano ogni cosa mediante la propria sostanza

Infra, q. 84, a. 2; q. 87, a. 1; I-II, q. 50, a. 6; q. 51, a. 1, ad 2; In 2 Sent., d. 3, q. 2, a. 1; In 3 Sent., d. 14, a. 1, sol. 2; C. G., II, c. 98; De Verit., q. 8, a. 8

Pare che gli angeli conoscano ogni cosa mediante la propria sostanza.

Infatti:

1. Dionigi [ De div. nom. 7 ] afferma che gli angeli « conoscono le cose della terra secondo la natura propria della mente ».

Ma la natura dell'angelo è la sua essenza.

Quindi l'angelo conosce le cose mediante la propria essenza.

2. Secondo il Filosofo [ Met. 12,9; De anima 3,4 ], « negli esseri immateriali l'intelletto e l'oggetto conosciuto sono la stessa cosa ».

Ma l'oggetto conosciuto e il soggetto conoscente sono una stessa cosa in forza del mezzo con il quale si conosce.

Quindi negli esseri immateriali, quali sono gli angeli, il mezzo di conoscenza è la stessa sostanza del soggetto conoscente.

3. Tutto ciò che viene a trovarsi in un altro soggetto è in esso secondo il modo di essere proprio di quest'ultimo.

Ma l'angelo ha una natura intellettuale.

Quindi tutto ciò che viene a trovarsi in lui vi si trova come realtà intelligibile.

Ora, nell'angelo si trovano tutte le cose: poiché gli esseri inferiori si trovano in quelli superiori per essenza, mentre i superiori si trovano negli inferiori per partecipazione; per cui Dionigi [ De div. nom. 4 ] insegna che « Dio aduna in ogni ente tutte le cose ».

Quindi l'angelo conosce tutte le cose nella sua sostanza.

In contrario:

Dionigi nel passo citato afferma che gli angeli « sono illuminati dalle nozioni delle cose ».

Quindi conoscono mediante le nozioni delle cose, e non mediante la propria sostanza.

Dimostrazione:

Il mezzo che l'intelletto usa per conoscere si rapporta all'intelletto in qualità di forma del medesimo: poiché la forma è il mezzo con cui il soggetto operante agisce.

Ma affinché la potenza sia attuata perfettamente dalla forma bisogna che la forma contenga in sé tutte quelle cose a cui la potenza si estende.

Infatti negli esseri sottoposti a [ quell'imperfezione che è ] la corruzione, la forma non attua perfettamente la potenza della materia, appunto perché la potenza della materia si estende a molte più cose di quelle contenute nella forma di questo o di quell'essere.

- Ora, la potenza intellettiva dell'angelo abbraccia la conoscenza di tutte le cose: poiché l'oggetto dell'intelletto è l'ente o il vero in generale.

L'essenza dell'angelo invece non abbraccia in sé tutte le cose, essendo di un genere e di una specie determinata.

Abbracciare quindi perfettamente e in modo assoluto in se stessa tutte le cose è una proprietà esclusiva dell'essenza divina, che è infinita.

Quindi soltanto Dio conosce tutte le cose mediante la propria essenza.

L'angelo invece non può conoscere ogni cosa mediante la propria essenza, ma è necessario che il suo intelletto, per intendere le cose, sia completato da un certo numero di specie.

Analisi delle obiezioni:

1. Quando si dice che l'angelo conosce le cose secondo la propria natura, la parola secondo non si riferisce al mezzo conoscitivo, cioè all'immagine rappresentativa dell'oggetto, bensì alla facoltà conoscitiva, che deve appartenere all'angelo secondo la sua natura.

2. Il senso in atto, al dire di Aristotele [ De anima 3,8 ], è l'oggetto sensibile in atto non perché la stessa facoltà sensitiva sia diventata l'immagine sensitiva presente nel senso, ma perché dalle due cose ne risulta una sola, come dall'atto e dalla potenza.

Parimenti, l'intelletto in atto è l'oggetto conosciuto in atto non perché la sostanza dell'intelletto sia l'immagine stessa di cui esso si serve per intendere, ma perché quell'immagine è divenuta la sua forma.

Del resto l'espressione aristotelica: « negli esseri immateriali l'intelletto e l'oggetto conosciuto sono la stessa cosa », equivale a quell'altra: « l'intelletto in atto è l'oggetto intelligibile in atto ».

Infatti una cosa è attualmente intelligibile per il fatto che è immateriale.

3. Gli esseri che sono inferiori agli angeli, come quelli che sono ad essi superiori, si trovano in un certo senso nella sostanza dei medesimi, non però in una maniera perfetta, né secondo la propria ragione di essere ( dato che l'essenza dell'angelo, essendo limitata, in forza della propria ragione di essere si contrappone piuttosto alle altre cose ), ma secondo certi aspetti generici e comuni.

Tutte le cose si trovano invece perfettamente e secondo la propria ragione di essere nell'essenza di Dio, che è la prima e universale virtù operativa da cui procede tutto ciò che si trova in qualsiasi realtà, sia che si tratti di elementi propri o di elementi comuni.

Dio perciò mediante la sua essenza ha una conoscenza propria di tutte le cose; non così invece l'angelo, il quale ne ricava soltanto una conoscenza generica.

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