Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se gli angeli conoscano mediante specie derivate dalle cose

In 2 Sent., d. 3, q. 2, a. 1, ad 2; C. G., II, c. 96; De Verit., q. 8, a. 9

Pare che gli angeli conoscano mediante specie derivate dalle cose.

Infatti:

1. Ogni cosa viene conosciuta per mezzo di una sua rappresentazione presente nel soggetto.

Ma la rappresentazione di una cosa in un soggetto distinto può trovarsi in esso o come esemplare, se tale rappresentazione è causa delle cose [ che conosce ], o come immagine, se ne è causata.

È necessario quindi che la conoscenza di un'intelligenza o sia causa delle cose conosciute, o sia da esse causata.

Ora, non la conoscenza dell'angelo, ma la sola scienza divina può essere causa delle cose esistenti in natura.

Quindi le specie mediante cui l'intelletto angelico conosce devono derivare dalle cose.

2. La luce intellettuale dell'angelo è più intensa della luce dell'intelletto agente nella nostra anima.

Ma la luce dell'intelletto agente è in grado di astrarre le specie intelligibili dai fantasmi.

Quindi la luce dell'intelletto angelico può astrarre le specie direttamente dalle realtà sensibili.

Per cui non trova obiezioni l'affermazione che l'angelo intende per mezzo di specie derivate dalle cose.

3. Le specie che si trovano nell'intelletto, se non sono derivate dalle realtà sensibili, servono indifferentemente per le cose vicine e per quelle lontane.

Se quindi l'angelo non intende mediante specie derivate dalle cose, la sua conoscenza si porterà indifferentemente tanto sulle cose vicine quanto su quelle lontane: perciò il suo moto locale diventerebbe inutile.

In contrario:

Dionigi [ De div. nom. 7 ] afferma che « gli angeli non raccolgono la loro conoscenza divina dalle realtà divisibili, o da quelle sensibili ».

Dimostrazione:

Le specie mediante cui gli angeli conoscono non derivano dalle cose, ma sono ad essi connaturali.

Infatti è necessario concepire la distinzione e l'ordine delle sostanze spirituali secondo l'ordine e la distinzione di quelle materiali.

Ora, la potenza dei corpi più nobili è per natura totalmente e perfettamente attuata dalla forma; al contrario la potenza della materia dei corpi inferiori non è perfettamente e totalmente attuata dalla forma, ma sotto l'influsso di alcune cause riceve ora questa ora quella forma.

- Allo stesso modo anche le sostanze intellettuali inferiori, ossia le anime umane, hanno una potenza intellettiva che per natura non è completa, ma viene completata man mano che le anime traggono le specie intelligibili dalle cose.

Invece la potenza intellettiva delle sostanze spirituali superiori, cioè degli angeli, è per natura corredata di specie intelligibili, dato che gli angeli hanno delle specie intelligibili congenite, mediante le quali conoscono tutte le cose che essi possono apprendere con le loro capacità naturali.

E tutto ciò può essere provato anche partendo dal modo stesso di essere di tali sostanze.

Infatti le sostanze spirituali inferiori, cioè le anime umane, hanno un essere affine al corpo, essendo forme dei corpi.

Quindi, per il loro modo di essere, è giusto che derivino la loro perfezione [ di ordine ] intellettuale dai corpi e per mezzo dei corpi: diversamente sarebbero unite ai corpi senza uno scopo.

Al contrario le sostanze superiori, ossia gli angeli, sono totalmente svincolate dai corpi, poiché sussistono come esseri intellettuali indipendentemente dalla materia.

Di conseguenza essi derivano la propria perfezione di ordine conoscitivo da un'effusione [ di luce ] intellettuale mediante la quale ricevono da Dio, unitamente alla natura intellettiva, le specie delle cose conosciute.

- Perciò S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,8 ] afferma che « tutte le altre cose che sono inferiori agli angeli vengono create in modo che prima diventino oggetto di conoscenza della natura razionale, e poi abbiano un essere loro proprio ».

Analisi delle obiezioni:

1. Nell'intelligenza degli angeli si trovano immagini rappresentative delle creature, ma queste non vengono causate dalle cose, bensì da Dio, che è causa di tutte le creature, e nel quale si trovano originariamente le rappresentazioni [ eidetiche ] delle cose.

Dice perciò S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,8 ]: « Come l'idea secondo la quale viene prodotta la creatura si trova nel Verbo di Dio prima che la creatura stessa venga creata, così la conoscenza di tale idea da parte delle creature intellettuali è anteriore alla produzione della creatura ».

2. Non si passa da un estremo all'altro se non attraverso lo spazio intermedio.

Ora, il modo di essere senza materia, non però senza le condizioni materiali, che la forma presenta nell'immaginazione, sta fra il modo di essere della forma esistente nella materia e il modo di essere della forma quando essa si trova nell'intelletto in seguito alla sua astrazione dalla materia e dalle condizioni materiali.

L'intelletto angelico quindi, per quanto sia potente, non potrà mai dare l'essere intelligibile alle forme materiali se prima non avrà loro conferito il modo di essere che ha la forma nell'immaginazione.

Il che è impossibile dato che l'angelo, come si è detto [ q. 54, a. 5 ], non ha l'immaginazione.

- E anche ammesso poi che l'angelo potesse astrarre le specie intelligibili dalle realtà materiali, tuttavia non lo farebbe, poiché non ne avrebbe bisogno, avendo già le specie intelligibili connaturali.

3. La conoscenza angelica si porta indifferentemente tanto sulle cose vicine quanto su quelle distanti.

Né per questo è inutile il suo moto locale: l'angelo infatti non si muove localmente per acquistare delle conoscenze, ma per compiere in un dato luogo qualche attività.

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