Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se le potenze si distinguano in base agli atti e agli oggetti

De anima, a. 13; In 2 De anima, lect. 6

Pare che le potenze non si distinguano in base agli atti e agli oggetti.

Infatti:

1. Nessuna cosa viene determinata nella sua specie da ciò che è posteriore o estrinseco.

Ma l'atto è posteriore alla potenza, e l'oggetto è qualcosa di estrinseco.

Quindi da essi le potenze non possono derivare la loro distinzione specifica.

2. I contrari hanno tra loro una differenza massima.

Se quindi le potenze desumessero la loro distinzione dagli oggetti, ne deriverebbe che nella medesima potenza non potrebbero trovarsi oggetti contrari.

Il che è falso quasi in tutti i casi: poiché è la medesima potenza visiva che percepisce il bianco e il nero, come è l'identico gusto che sente il dolce e l'amaro.

3. Tolta la causa si toglie anche l'effetto.

Ora, se la differenza delle potenze scaturisse dalla differenza degli oggetti, uno stesso oggetto non potrebbe appartenere a potenze diverse.

Cosa questa evidentemente falsa: poiché vediamo che una stessa cosa è oggetto della potenza conoscitiva e della potenza appetitiva.

4. Ciò che è essenzialmente causa di un effetto, lo causa sempre.

Ora, noi vediamo che certi oggetti, diversi tra loro e appartenenti a potenze diverse, appartengono ancora a una potenza unica: p. es. il suono e il colore appartengono alla vista e all'udito, che sono potenze diverse, e tuttavia appartengono ancora a quell'unica potenza che è il senso comune.

Quindi le potenze non si distinguono tra loro in base alla differenza degli oggetti.

In contrario:

Le realtà posteriori sono distinte in base a quelle anteriori.

Ora, il Filosofo [ De anima 2,4 ] insegna che « in ordine di ragione gli atti e le funzioni sono prima delle potenze; e prima ancora vengono gli oggetti ».

Quindi le potenze ricevono la loro distinzione dagli atti e dagli oggetti.

Dimostrazione:

La potenza, proprio in quanto potenza, dice ordine all'atto.

Dovremo quindi ricavare la natura della potenza da quell'atto al quale è ordinata: per conseguenza bisognerà che la sua natura si diversifichi in base alla diversa natura dell'atto.

E l'atto a sua volta segue la diversa natura dell'oggetto.

Infatti ogni azione appartiene a una potenza o attiva o passiva.

Ora, l'oggetto si riferisce all'atto della potenza passiva come suo principio o causa agente: il colore, p. es., è causa della visione in quanto muove la vista.

Rispetto invece all'atto della potenza attiva l'oggetto si presenta come termine o fine: oggetto, p. es., della facoltà di crescita [ negli animali e nelle piante ] è quella data quantità perfetta che è il fine della crescita.

L'azione dunque riceve la sua specificazione da queste due cose, cioè o dal principio [ agente ], oppure dal fine o termine.

Infatti il riscaldamento differisce dal raffreddamento in questo, che l'uno procede da un corpo caldo, che è l'elemento attivo, e mira a [ produrre ] un altro corpo caldo, mentre l'altro procede da un corpo freddo e mira a un altro corpo freddo.

È quindi necessario che le potenze siano distinte tra loro secondo gli atti e gli oggetti.

Si deve però osservare che gli elementi accidentali non determinano una differenza di specie.

L'animale, p. es., riceve il colore come un accidente, perciò non abbiamo un cambiamento di specie quando cambia il colore, ma solo quando cambiano gli elementi essenziali, cioè in base a una differenza dell'anima sensitiva, la quale può essere o non essere unita alla ragione.

Per cui razionale e irrazionale formano due differenze che dividono il genere animale, e ne costituiscono due specie diverse.

- In modo analogo non qualsiasi diversità di oggetti produce diversità nelle potenze dell'anima, ma la sola differenza di quegli oggetti ai quali la potenza è essenzialmente ordinata.

Così il senso dice essenzialmente ordine alla qualità passibile, di cui sono divisioni essenziali il colore, il suono e simili: per cui la potenza sensitiva del colore, che è la vista, sarà diversa da quella del suono, che è l'udito.

Ma a una qualità passibile, p. es. al colore, può capitare accidentalmente, a motivo del soggetto, di essere musicista o grammatico, grande o piccolo, uomo o sasso.

Ora, tali differenze non producono distinzione alcuna nelle potenze dell'anima.

Analisi delle obiezioni:

1. Benché l'atto sia posteriore alla facoltà quanto all'esistenza, tuttavia è anteriore in ordine di intenzione e di ragione, come il fine è anteriore alla causa agente.

- L'oggetto poi, sebbene sia qualcosa di estrinseco [ all'agente ], è però principio o fine dell'azione.

Ora, gli elementi intrinseci di una cosa devono essere proporzionati al suo principio e al suo fine.

2. Se una potenza fosse volta di per sé verso uno dei contrari come al suo oggetto, bisognerebbe che l'altro contrario appartenesse a un'altra potenza.

Ma la potenza dell'anima non è volta per se stessa verso uno dei contrari, bensì verso il loro aspetto comune: come la vista non dice di per sé ordine alla bianchezza, ma al colore come tale.

E ciò avviene perché l'uno dei contrari è in qualche modo principio dell'altro: infatti essi stanno tra loro come il perfetto all'imperfetto.

3. Nulla impedisce che una cosa sostanzialmente unica sia diversa nei suoi aspetti, e appartenga così a potenze diverse.

4. Una potenza superiore ha di per sé un oggetto formale più ampio di una potenza inferiore: poiché quanto più una potenza è superiore, tanto più numerosi sono gli oggetti a cui si estende.

Perciò sono molte le cose aventi in comune un medesimo aspetto oggettivo che forma l'oggetto proprio di una potenza superiore, e che tuttavia differiscono tra loro in base ai vari aspetti che formano l'oggetto proprio delle potenze inferiori.

E da ciò deriva che oggetti diversi, appartenenti a potenze inferiori diverse, ricadono tuttavia sotto una sola potenza superiore.

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