Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se l'intelletto possa avere l'intellezione attuale mediante le specie intelligibili che già possiede, senza volgersi ai fantasmi

Infra, q. 89, a. 1; In 2 Sent., d. 20, q. 2, a. 2, ad 3; In 3 Sent., d. 31, q. 2, a. 4; C. G., II, cc. 73, 81; De Verit., q. 10, a. 2, ad 7; a. 8, ad 1; q. 19, a. 1; In 1 Cor., c. 13, lect. 3; In De Mem., lect. 3

Pare che l'intelletto possa avere l'intellezione attuale mediante le specie intelligibili che già possiede, senza volgersi ai fantasmi.

Infatti:

1. L'intelletto ha l'intellezione attuale mediante la specie intenzionale da cui è informato.

Ma l'intelletto in atto non è che l'intellezione stessa.

Quindi per avere l'intellezione attuale bastano le specie intelligibili, senza bisogno di volgersi ai fantasmi.

2. Ha maggiore dipendenza l'immaginativa dai sensi che l'intelletto dall'immaginativa.

Ma questa può attualmente immaginare nell'assenza degli oggetti sensibili.

A più forte ragione quindi l'intelletto potrà intendere senza volgersi ai fantasmi.

3. Non esistono fantasmi degli esseri immateriali, poiché l'immaginativa non oltrepassa i limiti del tempo e dello spazio.

Se dunque il nostro intelletto non potesse avere un'intellezione attuale senza volgersi ai fantasmi, ne seguirebbe la sua incapacità a conoscere qualsiasi oggetto immateriale.

Il che è falso in modo evidente, poiché noi conosciamo la verità stessa e Dio e gli Angeli.

In contrario:

Il Filosofo [ De anima 3,7 ] insegna che « l'anima nulla conosce senza i fantasmi ».

Dimostrazione:

È impossibile che il nostro intelletto, nella vita presente, in cui è unito a un corpo passibile, possa avere un'intellezione attuale senza volgersi ai fantasmi.

Ne abbiamo due indizi.

Primo, essendo l'intelletto una facoltà inorganica e immateriale, in nessuna maniera verrebbe impedito nel suo atto dalla menomazione di un organo corporeo se per la sua operazione non si richiedesse l'atto di una potenza facente uso di un organo corporeo.

Ora, fanno uso di un organo corporeo i sensi, la fantasia e le altre facoltà della parte sensitiva.

È evidente perciò che l'intelletto per operare richiede l'atto dell'immaginativa e delle altre facoltà, e non solo nell'acquisto di nuove conoscenze, ma anche nell'uso della scienza acquisita.

Vediamo infatti che l'uomo è reso incapace di intendere ciò che ha conosciuto in antecedenza quando la lesione di un organo impedisce o l'attività dell'immaginativa, come nei pazzi furiosi, o l'attività della memoria, come nei letargici.

- Secondo, ognuno può sperimentare in se stesso questo fatto: quando si sforza di intendere qualcosa si costruisce dei fantasmi a guisa di esempi, e in essi cerca quasi di vedere ciò che tenta di capire.

E anche quando vogliamo spiegare una cosa a un altro gli proponiamo degli esempi, grazie ai quali egli possa formarsi delle immagini adatte per capire.

E la ragione di ciò è che la potenza conoscitiva deve essere proporzionata all'oggetto conoscibile.

Quindi per l'intelligenza angelica, totalmente separata dal corpo, l'oggetto proporzionato è costituito dalle sostanze intelligibili separate dalla materia; e mediante queste l'angelo conosce anche le realtà materiali.

Invece l'oggetto proprio dell'intelletto umano unito al corpo sono le essenze o nature che hanno la loro sussistenza nella materia corporea; e mediante queste essenze delle realtà visibili l'uomo può salire a una certa conoscenza delle realtà invisibili.

Ora, la nozione stessa di queste nature esige che esse abbiano concreta sussistenza in determinati individui; e ciò non può verificarsi senza la materia.

Così la nozione della natura della pietra richiede la sussistenza concreta di essa in questa determinata pietra; e quella della natura del cavallo richiede la sussistenza concreta in un dato cavallo, e così via.

Non si può quindi conoscere in maniera completa e vera la natura della pietra, o di qualsiasi altra realtà materiale, se non la si conosce nella sua esistenza particolare e concreta.

Ora, noi raggiungiamo il particolare mediante il senso e l'immaginativa.

Quindi, affinché l'intelletto possa conoscere il proprio oggetto, è necessario che si volga ai fantasmi, e apprenda così la natura universale esistente nel particolare.

- Se invece l'oggetto proprio del nostro intelletto fosse costituito dalle forme separate, oppure se le nature delle realtà sensibili avessero una loro sussistenza indipendentemente dagli enti particolari, come volevano i Platonici, allora non sarebbe necessario per il nostro intelletto volgersi ai fantasmi ogni volta che intende.

Analisi delle obiezioni:

1. Le idee conservate nell'intelletto possibile, quando non c'è intellezione attuale, esistono in esso allo stato di abiti, come si è spiegato [ q. 79, a. 6 ].

Quindi la conservazione delle specie intelligibili non basta per l'intellezione attuale, ma è necessario che ce ne serviamo nel modo che conviene alle cose di cui sono le specie, le quali cose sono nature esistenti in enti particolari e concreti.

2. Il fantasma stesso è un'immagine della cosa particolare, perciò l'immaginativa non ha bisogno, come l'intelletto, di un'altra immagine del particolare.

3. Gli esseri immateriali, di cui non si possono avere dei fantasmi, sono conosciuti da noi per analogia con i corpi sensibili, di cui abbiamo i fantasmi.

Così noi conosciamo la verità [ in astratto ] considerando un oggetto qualsiasi di cui investighiamo la verità; conosciamo invece Dio quale causa [ prima ] per via di eminenza e di negazione, come insegna Dionigi [ De div. nom. 1 ]; e anche le altre sostanze immateriali, nella vita presente, non possiamo conoscerle se non per via di negazione, o per una certa analogia con il mondo dei corpi.

Quindi anche quando abbiamo una qualche idea di tali oggetti, che pure non possono avere fantasmi che li rappresentino, siamo nella necessità di rivolgerci ai fantasmi dei corpi.

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