Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se Dio possa muovere direttamente un corpo

Resp. ad lect. Ven., a. 13

Pare che Dio non possa muovere direttamente un corpo.

Infatti:

1. Il motore e il mobile devono essere insieme, come dimostra Aristotele [ Phys. 7,2 ]: perciò è necessario che tra il motore e il mobile vi sia un contatto.

Ma non è possibile un contatto fra Dio e un corpo: poiché, come scrive Dionigi [ De div. nom. 1 ], « Dio non ammette contatti ».

Quindi Dio non può muovere direttamente un corpo.

2. Dio è un motore non mosso.

Ora, tale è l'oggetto appetibile conosciuto.

Quindi Dio muove in quanto oggetto di desiderio e di conoscenza.

Ma l'intelletto, che solo può conoscerlo, non è un corpo né una potenza corporea.

Quindi Dio non può muovere un corpo immediatamente.

3. Il Filosofo [ Phys. 8,10 ] prova che una potenza infinita muove in modo istantaneo.

Ma non è possibile che tale sia il moto di un corpo poiché, attuandosi il moto fra due termini opposti, ne verrebbe che due termini opposti si troverebbero insieme nello stesso soggetto, il che è assurdo.

Quindi un corpo non può essere mosso direttamente da una potenza infinita quale è la potenza di Dio, come si è visto [ q. 25, a. 2 ].

Di conseguenza Dio non può muovere direttamente un corpo.

In contrario:

Dio compì direttamente le opere dei sei giorni, tra le quali è incluso anche il movimento dei corpi, come appare evidente dalle parole [ Gen 1,9 ]: « Si raccolgano le acque in un solo luogo ».

Quindi Dio può muovere direttamente un corpo.

Dimostrazione:

È erroneo affermare che Dio non può produrre da se stesso tutti gli effetti particolari prodotti da una qualsiasi causa creata.

Per cui, essendo i corpi mossi immediatamente da cause create, non c'è dubbio che Dio possa muovere immediatamente qualsiasi corpo.

E ciò deriva con evidenza da quanto abbiamo già detto [ a. 1 ].

Infatti ogni movimento di qualsiasi corpo o deriva da una data forma, come il moto locale dei corpi gravi e leggeri deriva dalla forma impressa dal generante, denominato motore per questo, o costituisce il passaggio a una nuova forma, come il riscaldamento è il passaggio alla forma del fuoco.

Ora, imprimere la forma, disporre alla forma e dare il moto susseguente alla forma appartengono a una stessa causa: il fuoco infatti non solo genera dell'altro fuoco, ma anche riscalda e muove verso l'alto.

Ora, Dio può imprimere immediatamente la forma nella materia: quindi può muovere qualunque corpo secondo ogni specie di moto.

Analisi delle obiezioni:

1. Il contatto è di due specie: fisico, come quello che avviene tra due corpi che si toccano, e virtuale, come quello che avviene tra chi rattrista e chi viene rattristato.

Se dunque parliamo della prima specie di contatto, allora Dio non può né toccare né essere toccato, essendo incorporeo.

Se invece parliamo del contatto virtuale, allora egli può toccare, muovendole, le creature, ma non può essere toccato: poiché nessuna virtù naturale di qualche creatura può raggiungerlo.

E questo è il senso delle parole di Dionigi: « Dio non ammette contatti »: egli cioè non può essere toccato.

2. È vero che Dio muove quale oggetto desiderato e conosciuto.

Non è necessario però che egli muova sempre come oggetto desiderato e conosciuto dalla parte delle cose che si muovono, bensì dalla parte di se stesso: poiché egli tutto compie in vista della sua bontà.

3. Nel luogo citato il Filosofo intende provare che la virtù del primo motore non è una virtù legata all'estensione; e fa questo ragionamento: La virtù del primo motore è infinita ( e lo prova dal fatto che essa può muovere per un tempo infinito ); ma una virtù che fosse infinita in estensione muoverebbe fuori [ della misura ] del tempo, cosa questa impossibile: quindi bisogna che la virtù del primo motore non sia legata all'estensione.

E da ciò appare chiaramente che il moto di un corpo fuori del tempo potrebbe derivare soltanto da una virtù infinita in estensione.

E la prova l'abbiamo nel fatto che ogni virtù legata all'estensione, o quantità, muove con tutta se stessa: poiché muove per necessità di natura.

Ora, una potenza infinita supera qualsiasi potenza finita in modo da escludere ogni proporzione.

Quanto poi maggiore è la potenza di chi muove, tanto più è accentuata la velocità del movimento.

Poiché dunque una potenza finita muove sempre in un tempo determinato, ne segue che una potenza infinita deve muovere fuori del tempo: poiché fra un tempo e un altro tempo vi è sempre una qualche proporzione.

- Invece la virtù che non è legata a un corpo esteso è la virtù di un essere intellettivo, il quale opera sugli effetti secondo la loro natura.

Essendo quindi impossibile per un corpo muoversi fuori del tempo, non segue che [ la virtù suddetta ] muova fuori del tempo.

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