Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se la volontà subisca una mozione necessitante da parte degli appetiti inferiori

Infra, q. 77, a. 7; De Verit., q. 5, a. 10; q. 22, a. 9, ad 3, 6

Pare che la volontà subisca una mozione necessitante da parte delle passioni degli appetiti inferiori.

Infatti:

1. L'Apostolo [ Rm 7,19 ] scrive: « Non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio »; e ciò è detto a motivo della concupiscenza, che è una passione.

Quindi la volontà è mossa necessariamente dalla passione.

2. Come insegna Aristotele [ Ethic. 3,5 ], « quale uno è, tale è il fine che gli appare».

Ma non è in potere della volontà rigettare subito la passione.

Quindi non è in potere della volontà non volere l'oggetto al quale la passione inclina.

3. Una causa universale non si applica a un effetto particolare se non mediante una causa particolare: infatti la ragione universale, come dice Aristotele [ De anima 3,2 ], muove soltanto mediante la valutazione particolare.

Ora, come la ragione universale sta alla valutazione particolare, così la volontà sta all'appetito sensitivo.

Quindi la volontà non viene mossa a volere un oggetto particolare se non mediante l'appetito sensitivo.

Se quindi l'appetito sensitivo è disposto in un certo modo a motivo di una data passione, la volontà non potrà muoversi in senso contrario.

In contrario:

Sta scritto [ Gen 4,7 ]: « Verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo ».

Quindi la volontà dell'uomo non è mossa necessariamente dagli appetiti inferiori.

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ q. 9, a. 2 ], la passione dell'appetito sensitivo muove la volontà secondo la mozione che questa subisce da parte dell'oggetto: in quanto cioè l'uomo che è turbato da una passione è portato a giudicare buona e conveniente una cosa che avrebbe giudicato altrimenti se fosse stato libero da quella passione.

Ora, questo turbamento può avvenire in due modi.

Primo, in maniera tale da legare del tutto la ragione, cosicché uno viene a perderne l'uso, come capita in quelli che diventano pazzi furiosi o dementi per la violenza dell'ira o della concupiscenza, come anche per qualche altra perturbazione corporale: tali passioni infatti non avvengono senza alterazioni corporali.

E per questi uomini vale quanto si dice degli animali irragionevoli, che seguono necessariamente l'impulso della passione: infatti in essi manca qualsiasi moto della ragione, e quindi della volontà.

Altre volte invece la ragione non è sopraffatta totalmente dalla passione, ma il suo giudizio rimane libero in parte.

E in base a ciò rimane qualcosa della mozione della volontà.

Quindi, nella misura in cui la ragione rimane libera e non soggetta alle passioni, il susseguente moto della volontà è libero dalla necessità di tendere verso l'oggetto al quale le passioni inclinano.

E così o nell'uomo non rimane alcun moto della volontà e dominano soltanto le passioni, oppure, se il moto della volontà sussiste, esso non segue necessariamente la passione.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene la volontà non possa far sì che non nascano i moti della concupiscenza, di cui l'Apostolo [ Rm 7,15 ] dice: « Faccio il male che non voglio », cioè concupisco, tuttavia la volontà può non volere la concupiscenza, o può non consentirvi.

E così essa non segue necessariamente la mozione della concupiscenza.

2. Essendoci nell'uomo due nature, cioè l'intellettiva e la sensitiva, talora uno è disposto uniformemente con tutta la sua anima in una certa maniera: nel senso che o la parte sensitiva è totalmente sottomessa alla ragione, come avviene nelle persone virtuose, oppure, al contrario, la ragione è del tutto sopraffatta dalla passione, come avviene nei pazzi.

Spesso invece, sebbene la ragione sia offuscata dalla passione, rimane tuttavia in essa una certa libertà.

E in forza di questa uno ha il potere o di allontanare del tutto la passione, o almeno di trattenersi dall'assecondarla.

In tali disposizioni infatti, essendo uno diversamente disposto secondo le diverse parti dell'anima, le cose gli si presentano in una maniera secondo la ragione e in un'altra secondo la passione.

3. La volontà viene mossa non solo dal bene in universale appreso dalla ragione, ma anche dal bene percepito dai sensi.

Quindi essa può muoversi verso un bene particolare senza una passione dell'appetito sensitivo.

Infatti noi vogliamo e facciamo molte cose senza passione, per sola deliberazione: come è evidente specialmente in quei casi in cui la ragione è in contrasto con la passione.

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