Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se la fruizione sia soltanto del fine raggiunto

In 2 Sent., d. 38, q. 3; De Verit., q. 22, a. 13

Pare che la fruizione sia soltanto del fine raggiunto.

Infatti:

1. Scrive S. Agostino [ De Trin. 10,11.17 ] che « fruire è usare di un bene con la gioia della realtà, e non con quella della speranza ».

Ora, finché un bene non è posseduto non si ha la gioia della realtà, ma quella della speranza.

Quindi la fruizione si limita al fine raggiunto.

2. Propriamente parlando, come si è detto [ a. 3 ], la fruizione non ha per oggetto che l'ultimo fine, poiché esso soltanto acquieta l'appetito.

Ma l'appetito non si acquieta che nel fine già raggiunto.

Quindi, propriamente parlando, la fruizione ha per oggetto solo l'ultimo fine raggiunto.

3. Fruire significa cogliere il frutto.

Ora, non si coglie il frutto che quando si possiede il fine.

Quindi la fruizione riguarda solo il fine già posseduto.

In contrario:

Come spiega S. Agostino [ De doctr. christ. 1,4 ], « fruire è aderire a una cosa per se stessa con l'amore ».

Ma ciò può avvenire anche nel caso di realtà non possedute.

Quindi la fruizione può avere per oggetto anche il fine non ancora raggiunto.

Dimostrazione:

La fruizione implica un rapporto tra la volontà e il fine ultimo, in quanto la volontà stima una cosa come suo ultimo fine.

Ora, il fine può presentarsi in due modi: o allo stato perfetto o allo stato imperfetto.

È allo stato perfetto quando non è posseduto soltanto nell'intenzione, ma anche nella realtà; è nello stato imperfetto invece quando è posseduto soltanto nell'intenzione.

Quindi la perfetta fruizione si ha in rapporto al fine già posseduto realmente.

Quella imperfetta invece può anche riguardare il fine posseduto non ancora nella realtà, ma solo nell'intenzione.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino qui parla della fruizione perfetta.

2. L'acquietarsi della volontà può essere impedito in due modi: primo, dalla parte dell'oggetto, per il fatto che non è l'ultimo fine, ma è ordinato ad altro; secondo, dalla parte del soggetto, che desidera il fine senza averlo ancora raggiunto.

Ora, mentre dall'oggetto deriva la specificazione dell'atto, dall'agente dipendono solo le sue modalità, cioè il suo essere perfetto o imperfetto, secondo le condizioni del soggetto operante.

Quindi la fruizione è impropria quando non ha per oggetto l'ultimo fine, in quanto è menomata nella nozione specifica di fruizione.

La fruizione è invece propria, anche se imperfetta per il modo, quando ha per oggetto il fine ultimo non ancora raggiunto.

3. Si può dire che si coglie e si possiede il fine non solo quando lo si raggiunge realmente, ma anche quando lo si possiede intenzionalmente, come si è spiegato [ nel corpo ].

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