Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se sia un identico atto l'intenzione del fine e la volizione dei mezzi

Supra, q. 8, a. 3; In 2 Sent., d. 38, q. 1, a. 4; De Verit., q. 22, a. 14

Pare che non sia un identico moto l'intenzione del fine e la volizione dei mezzi.

Infatti:

1. Scrive S. Agostino [ De Trin. 11,6.10 ] che « la volontà di vedere la finestra ha come fine la visione della finestra; e un'altra è la volontà di vedere i passanti attraverso la finestra ».

Ma il voler vedere i passanti attraverso la finestra spetta all'intenzione, mentre il voler vedere la finestra spetta alla volizione dei mezzi.

Quindi l'intenzione del fine è un moto della volontà distinto dalla volizione dei mezzi.

2. Gli atti si distinguono secondo gli oggetti.

Ma il fine e i mezzi sono oggetti diversi.

Quindi il moto volontario che è l'intenzione del fine è distinto dalla volizione dei mezzi.

3. La volizione dei mezzi è detta scelta.

Ma la scelta e l'intenzione non sono la stessa cosa.

Quindi l'intenzione del fine e la volizione dei mezzi non sono lo stesso moto. In contrario: I mezzi stanno al fine come un punto intermedio sta al termine corrispettivo.

Ora, nel mondo fisico è unico il moto che raggiunge il suo termine attraverso un punto intermedio.

Quindi anche nel campo degli atti volontari è un moto unico l'intenzione del fine e la volizione dei mezzi.

Dimostrazione:

Il moto della volontà verso il fine e verso i mezzi ad esso ordinati può essere considerato sotto due aspetti.

Primo, in quanto la volontà si porta distintamente e direttamente sull'uno e sull'altro.

E allora, assolutamente parlando, abbiamo due moti della volontà.

- Secondo, può essere considerato in quanto la volontà si porta sui mezzi per raggiungere il fine.

E in questo caso è numericamente unico il moto della volontà che tende verso il fine e verso i mezzi.

Quando infatti dico: Voglio la medicina per la guarigione, indico un unico moto della volontà.

E questo perché il fine costituisce la ragione della volizione dei mezzi.

Ma è unico l'atto che ha di mira l'oggetto e la ragione dell'oggetto: come infatti si è detto sopra [ q. 8, a. 3, ad 2 ], unica è la percezione del colore e della luce.

E lo stesso avviene per l'intelletto: se infatti esso considera per se stessi il principio e la conclusione, allora si hanno due considerazioni distinte; se invece accetta la conclusione in forza dei princìpi si ha un'unica intellezione.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino parla del vedere la finestra e del vedere i passanti attraverso la finestra come di oggetti distinti della volontà.

2. Il fine in quanto è una determinata realtà è un oggetto della volontà distinto dai mezzi, ma in quanto è la ragione formale della volizione dei mezzi è un unico e identico oggetto.

3. Un moto identico quanto al soggetto può essere distinto dalla ragione in base al principio e al termine, come la salita e la discesa, spiega Aristotele [ Phys. 3,3 ].

Se quindi il moto della volontà ha per oggetto i mezzi in quanto ordinati al fine, è denominato scelta; se invece ha per oggetto il fine da raggiungere mediante i mezzi, è detto intenzione.

E ne è prova il fatto che si può avere l'intenzione del fine prima di determinare i mezzi, che sono l'oggetto della scelta.

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