Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se la bontà della volontà dipenda dall'oggetto

Pare che la bontà della volontà non dipenda dall'oggetto.

Infatti:

1. La volontà non può avere per oggetto altro che il bene, poiché il male è « estraneo alla volontà », come dice Dionigi [ De div. nom. 4 ].

Se dunque la bontà della volontà si giudicasse dall'oggetto, tutte le volizioni sarebbero buone, e nessuna cattiva.

2. Il bene si trova innanzi tutto nel fine: infatti la volizione del fine come tale non dipende da altre cose.

Ma secondo il Filosofo [ Ethic. 6,5 ] « l'azione buona ha natura di fine, a differenza della produzione », che è sempre ordinata come a suo fine a un determinato effetto.

Quindi la bontà di un atto di volontà non dipende dal suo oggetto.

3. Ogni cosa col suo influsso tende a rendere le altre come se stessa.

Ma l'oggetto della volizione è buono di bontà fisica.

Quindi non può dare alla volizione una bontà morale.

Quindi la bontà della volizione non dipende dall'oggetto.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 5,1 ] insegna che la giustizia è ciò in forza di cui si vogliono cose giuste; e per lo stesso motivo la virtù è ciò in forza di cui si vogliono cose buone.

Ma un volere è buono se è conforme alla virtù.

Quindi la bontà della volontà dipende dal fatto che si vogliono cose buone

Dimostrazione:

Il bene e il male sono differenze essenziali dell'atto della volizione.

Infatti la bontà e la malizia sono differenze essenziali del volere: come la verità e la falsità lo sono della ragione, i cui atti si distinguono essenzialmente in veri e falsi, in quanto diciamo che una data opinione è vera o falsa.

Quindi un volere buono e un volere cattivo sono atti specificamente differenti.

Ma la differenza specifica degli atti viene desunta dall'oggetto, come si è dimostrato [ q. 18, a. 5 ].

Quindi il bene e il male degli atti di volizione vengono determinati propriamente in base all'oggetto.

Analisi delle obiezioni:

1. Non sempre la volontà ha per oggetto il bene vero, ma talora si accontenta del bene apparente, che ha anch'esso un certo carattere di bene, non però di bene appetibile in senso assoluto.

Quindi l'atto della volizione non sempre è buono, ma talora è cattivo.

2. Sebbene un atto possa essere in un certo senso l'ultimo fine dell'uomo, tuttavia tale atto non è un atto della volontà, come si è visto in precedenza [ q. 1, a. 1, ad 2 ].

3. Il bene diviene oggetto della volontà perché è presentato dalla ragione; e in quanto cade sotto il suo ordinamento appartiene all'ordine morale e causa la bontà morale dell'atto di volontà.

Infatti la ragione è il principio degli atti umani e morali, come si è spiegato [ q. 18, a. 5 ].

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