Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se l'oggetto del timore sia il bene o il male

II-II, q. 19, aa. 1, 2

Pare che il bene sia oggetto del timore.

Infatti:

1. S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 33 ] scrive che « null'altro noi temiamo che di perdere o di non raggiungere ciò che amiamo ».

Ora, ciò che amiamo è un bene.

Quindi il timore ha come suo oggetto proprio il bene.

2. Il Filosofo [ Reth. 2,5 ] afferma che « sono da temere il dominio e la dipendenza da altri ».

Ma qui si tratta di un certo bene.

Quindi il bene è oggetto del timore.

3. In Dio non ci può essere il male.

Ora, ci è comandato di temere Dio [ Sal 34,10 ]: « Temete il Signore, suoi santi ».

Quindi il timore ha per oggetto il bene.

In contrario:

Il Damasceno [ De fide orth. 2,12 ] insegna che il timore ha per oggetto il male futuro.

Dimostrazione:

Il timore è un moto delle facoltà appetitive.

Ora, secondo Aristotele [ Ethic. 6,2 ], a queste facoltà si deve la propensione e la fuga.

Ma la propensione è per il bene e la fuga per il male.

Quindi qualsiasi moto appetitivo che implichi propensione ha per oggetto il bene; e qualsiasi moto che implichi fuga ha per oggetto il male.

Poiché dunque il timore implica la fuga, di per sé e in primo luogo ha come suo oggetto il male.

Tuttavia può avere di mira anche il bene, in quanto questo ha rapporto col male.

E ciò può avvenire in due modi.

Primo, in quanto il male priva di un bene.

Anzi, il male è concepito proprio come privazione di bene.

Quindi quando si fugge il male in quanto è male, lo si fugge perché priva del bene che l'amore ci fa perseguire.

- E in questo senso S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 33 ] dice che non c'è altro motivo di timore fuorché la perdita del bene amato.

Secondo, il bene rispetto al male può avere un rapporto di causa: infatti un bene con la sua virtù può arrecare un danno a ciò che amiamo.

Come quindi la speranza, secondo le spiegazioni date [ q. 40, a. 7 ], ha di mira due cose, cioè il bene a cui tende e colui mediante il quale spera di raggiungerlo, così il timore ha di mira sia il male che intende fuggire, sia quel bene che con la sua virtù può infliggere un male.

Ed è così che Dio è temuto dagli uomini, in quanto può infliggere una pena, o spirituale o corporale.

- Ed è così che è temuto anche il potere di un uomo, specialmente quando è stato osteggiato, o quando è ingiusto: poiché allora è disposto a colpire.

E si teme pure « la dipendenza da altri », cioè il doversi appoggiare a un altro, poiché è in suo potere di arrecarci un danno: come viene temuto il testimone di un delitto per paura che lo riveli.

Si è così anche risposto alle obiezioni.

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