Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se sia possibile temere Dio

I-II, q. 42, a. 1; In 3 Sent., d. 34, q. 2, a. 2, sol. 1, ad 2

Pare che non sia possibile temere Dio.

Infatti:

1. L'oggetto del timore è un male futuro, come sopra [ I-II, q. 41, a. 2; q. 42, a. 1 ] si è visto.

Ma Dio è immune da qualsiasi male, essendo la stessa bontà.

Quindi Dio non può essere temuto.

2. Il timore è contrario alla speranza.

Ma Dio è oggetto di speranza.

Quindi non possiamo simultaneamente temerlo.

3. Come dice il Filosofo [ Reth. 2,5 ], « noi temiamo quegli esseri da cui provengono i nostri mali ».

Ora, i nostri mali non provengono da Dio, ma da noi stessi, secondo le parole di Osea [ Os 13,9 Vg ]: « Sei tu la tua rovina, o Israele; in me sta il tuo aiuto ».

Perciò Dio non va temuto.

In contrario:

Leggiamo in Geremia [ Ger 10,7 ]: « Chi non ti temerà, o re delle nazioni? »; e in Malachia [ Ml 1,6 ]: « Se sono il padrone, dov'è il timore di me? ».

Dimostrazione:

Due sono gli oggetti della speranza, di cui il primo è il bene futuro del quale si attende il raggiungimento, il secondo invece è l'aiuto di colui mediante il quale uno spera di raggiungerlo.

E allo stesso modo anche il timore può avere due oggetti: il primo è il male stesso che uno rifugge, il secondo è la causa da cui esso può provenire.

Ora, Dio non può essere oggetto del timore direttamente, essendo la bontà stessa.

Può invece essere oggetto del timore nell'altra maniera: cioè in quanto può venirci un male da lui, o in rapporto a lui.

E da lui può venirci il male della pena, che non è un male in senso assoluto, ma sotto un certo aspetto, mentre in senso assoluto è un bene.

Siccome infatti il bene viene concepito in ordine al fine, mentre il male è la privazione di tale ordine, è male in senso assoluto solo quello che elimina l'ordinamento al fine ultimo, cioè il male della colpa.

Invece il male della pena è un male in quanto priva di un bene particolare, ma è un bene in senso assoluto in quanto dipende dall'ordinamento al fine ultimo.

Ora, in rapporto a Dio noi possiamo incorrere nel male della colpa, separandoci da lui.

E in questo modo Dio può e deve essere temuto.

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento vale per chi considera oggetto del timore solo il male.

2. In Dio bisogna considerare sia la giustizia, con la quale punisce i peccatori, sia la misericordia, con la quale ci redime.

Ora, dalla considerazione della sua giustizia nasce in noi il timore, mentre dalla considerazione della misericordia sorge in noi la speranza.

E così Dio è oggetto della speranza e del timore sotto aspetti diversi.

3. Il male della colpa ha la sua causa non in Dio, ma in noi, in quanto ci allontaniamo da lui.

Invece il male della pena in quanto è un bene, cioè in quanto è giusto, proviene da Dio, ma il fatto che ci venga giustamente applicata una pena è dovuto innanzi tutto al merito dei nostri peccati.

Da cui l'affermazione [ Sap 1,13.16 ] che « Dio non ha creato la morte, ma gli empi la invocano su di sé con gesti e con parole ».

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