Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se gli audaci siano più pronti all'inizio che nel momento del pericolo

In 3 Ethic., lect. 15

Pare che gli audaci non siano più pronti all'inizio che nel momento del pericolo.

Infatti:

1. Il tremito è prodotto dal timore, che si contrappone all'audacia, come si è visto [ a. 1; q. 44, a. 3 ].

Ora, gli audaci da principio tremano, come nota Aristotele [ De problem. 27,3 ].

Quindi sono meno pronti all'inizio che in mezzo ai pericoli.

2. Più vigore si dà all'oggetto e più si rafforza la passione: se p. es. un bene è amabile, un bene maggiore è ancora più amabile.

Ora, l'audacia ha per oggetto l'arduo.

Se dunque cresce l'arduità cresce anche l'audacia.

Ma un pericolo diviene più arduo e difficile quando è presente.

Perciò allora deve crescere maggiormente l'audacia.

3. Le ferite ricevute provocano l'ira.

Ma l'ira causa l'audacia: infatti il Filosofo [ Reth. 2,5 ] insegna che « l'ira rende audaci ».

Quindi chi si trova già nel pericolo e viene percosso dovrà essere sempre più audace.

In contrario:

Aristotele [ Ethic. 3,7 ] dice che « gli audaci prima del pericolo sono pieni di entusiasmo e di volontà, ma in esso tendono a cedere ».

Dimostrazione:

Essendo l'audacia un moto dell'appetito sensitivo, esso deriva dalla conoscenza sensitiva.

Ora, le facoltà sensitive non possono confrontare e vagliare le singole circostanze di una cosa, ma hanno un giudizio immediato.

E così può capitare che nell'apprensione immediata uno non sia in grado di conoscere tutte le obiezioni di un'impresa, per cui sorge un moto di audacia che porta ad affrontare il pericolo.

Quando però il pericolo viene sperimentato, costui avverte una certa obiezioni, superiore a quella immaginata.

E così tende a cedere.

Invece la ragione è capace di discutere tutto ciò che contribuisce alla obiezioni di un'impresa.

Quindi i coraggiosi, che affrontano i pericoli dietro il giudizio della ragione, in principio sembrano poco decisi: poiché liberi dalla passione iniziano con la dovuta deliberazione.

Quando però sono in mezzo ai pericoli non sperimentano imprevisti, anzi, talora trovano che le obiezioni sono minori di quelle immaginate.

Perciò persistono con più impegno.

- O si può anche pensare che chi affronta i pericoli per il bene della virtù rimane in tale buona disposizione d'animo per quanto grandi essi siano.

Invece gli audaci lo fanno per la sola persuasione che provoca la speranza ed esclude il timore, secondo le spiegazioni già date [ a. 3 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Il tremito si produce anche nell'audacia per il richiamo del calore dall'esterno all'interno, come nel timore.

Ma nell'audacia il calore viene concentrato intorno al cuore, nel timore invece nel basso ventre.

2. L'oggetto dell'amore è il bene puro e semplice: se quindi cresce il bene cresce anche l'amore.

Invece l'oggetto dell'audacia è composto di bene e di male, per cui il moto dell'audacia contro il male presuppone il moto della speranza verso il bene.

Se quindi al pericolo si aggiunge tanta arduità da sorpassare i limiti della speranza, allora il moto dell'audacia verrà a diminuire, o non seguirà affatto.

- Quando però il moto dell'audacia sussiste, questa si misura in base alla grandezza del pericolo.

3. Una lesione non provoca l'ira senza la presupposizione di una speranza, come diremo [ q. 46, a. 1 ].

Se quindi il pericolo è così grave da sopraffare la speranza di vincere, l'ira non si produce.

- È vero però che se insorge l'ira aumenta l'audacia.

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