Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se la causa per cui più facilmente ci irritiamo con qualcuno siano le sue minorazioni

Pare che la causa per cui più facilmente ci irritiamo con qualcuno non siano le sue minorazioni.

Infatti:

1. Scrive il Filosofo [ Reth. 2,3 ] che « non ci irritiamo, ma piuttosto ci calmiamo contro quelli che confessano, si pentono e si umiliano.

Del resto anche i cani non mordono quelli che siedono ».

Ora, questi atti si riducono a minorazioni o privazioni.

Quindi la bassezza del soggetto attenua la nostra ira contro chi ci fa inquietare.

2. Non c'è minorazione più grave della morte.

Ma contro i morti l'ira finisce.

Quindi non sono incentivi dell'ira le minorazioni di chi la provoca.

3. Nessuno considera minore qualcuno perché è suo amico.

Ora, con gli amici ci irritiamo maggiormente se ci offendono o non ci aiutano: infatti sta scritto nei Salmi [ Sal 55,13 ]: « Se mi avesse insultato un nemico, l'avrei sopportato ».

Perciò non sono causa di maggiore irritazione le minorazioni di chi ci fa inquietare.

In contrario:

Il Filosofo [ Reth. 2,2 ] scrive che « il ricco si adira contro il povero, se ne è disprezzato; e chi comanda contro il suddito ».

Dimostrazione:

Abbiamo già detto [ aa. 2,3 ] che il disprezzo ingiusto è la causa che più provoca l'ira.

Ora, la minorazione o la piccolezza di chi ci fa inquietare contribuisce all'aumento dell'ira, poiché aumenta l'ingiustizia del disprezzo.

Se infatti è vero che più uno è superiore, più ingiustamente viene disprezzato, è anche vero che più uno è inferiore, più ingiustamente disprezza.

Perciò i nobili si irritano se sono disprezzati dal volgo, i sapienti se disprezzati dagli ignoranti, i padroni dai servi.

Se invece l'inferiorità, o la minorazione, attenua l'ingiusto disprezzo, allora l'inferiorità non fa crescere l'ira, ma piuttosto la fa diminuire.

E in questo modo quelli che si pentono delle offese fatte, confessano di aver fatto male e si umiliano chiedendo perdono, calmano l'ira, secondo il detto della Scrittura [ Pr 15,1 ]: « Una risposta gentile calma la collera »; e ciò perché essi mostrano non disprezzo, ma stima per coloro di fronte ai quali si umiliano.

Analisi delle obiezioni:

1. Le cose da cui l'ira riceve un perfezionamento non sono del tutto accidentali per essa.

Perciò nulla impedisce che le specie dell'ira siano desunte da esse.

2. L'escandescenza di cui parla Cicerone sembra appartenere più alla prima specie dell'ira, desunta dalla facilità dell'ira medesima, che al furore.

Però nulla impedisce che il greco thymosis implichi sia la facilità dell'adirarsi che la fermezza nel proposito di vendicarsi.

3. I tre gradi ricordati sono distinti tra loro in base agli effetti dell'ira, e non in base alla diversa perfezione del moto stesso della passione.

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