Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se le virtù cardinali siano quattro

Infra, q. 66, a. 4; In 3 Sent., d. 33, q. 2, a. 1, sol. 3; De Virt., q. 1, a. 12, ad 25; q. 5, a. 1; In 2 Ethic., lect. 8

Pare che le virtù cardinali non siano quattro.

Infatti:

1. Più sopra [ q. 58, a. 4 ] abbiamo dimostrato che la prudenza ha il compito di dirigere le altre virtù morali.

Ma ciò che ha il compito di dirigere è principale.

Quindi la prudenza è la sola virtù principale.

2. Le virtù principali in qualche modo devono essere morali.

Ma noi siamo portati a compiere azioni morali sia dalla ragione pratica che dal retto appetito, come insegna Aristotele [ Ethic. 6,2 ].

Perciò le virtù cardinali sono due soltanto.

3. Anche fra le altre virtù una è più importante dell'altra.

Ora, perché una virtù sia principale non si richiede che sia la più importante in rapporto a tutte, ma basta che lo sia in rapporto ad alcune.

Quindi le virtù principali saranno molto più [ di quattro ].

In contrario:

S. Gregorio [ Mor. 2,49 ] ha scritto: « Tutto l'edificio del ben operare si compone di quattro virtù ».

Dimostrazione:

Il numero di certe cose può essere desunto o in base ai princìpi formali o in base ai soggetti: e in tutti e due i modi si riscontrano quattro virtù cardinali.

Infatti il principio formale delle virtù delle quali ora parliamo è il bene della ragione.

E questo può essere considerato sotto due aspetti.

Primo, in quanto si attua nell'esercizio medesimo della ragione.

E allora abbiamo la prima virtù principale, che è la prudenza.

- Secondo, in quanto l'ordine della ragione viene imposto ad altre cose.

E allora o si tratta di operazioni, e così avremo la giustizia, o si tratta di passioni, e in questo caso si richiedono due virtù.

Infatti l'ordine della ragione rispetto alle passioni va imposto in considerazione della ripugnanza di queste ultime alla ragione stessa.

E questa può presentarsi in due modi.

Primo, in quanto la passione spinge verso cose contrarie alla ragione: e allora è necessario reprimerla, e da ciò viene il nome della temperanza.

Secondo, in quanto la passione trattiene dal compiere ciò che la ragione comanda, come fa, p. es., il timore dei pericoli o della fatica: e allora è necessario che uno venga fortificato per non recedere dal bene di ordine razionale, e da ciò viene il nome della fortezza.

E anche in base ai soggetti risulta il medesimo numero.

Infatti per le virtù di cui parliamo si possono riscontrare quattro sedi distinte: un soggetto razionale per essenza, il cui perfezionamento è affidato alla prudenza, e un soggetto razionale per partecipazione, il quale si suddivide in tre facoltà, cioè nella volontà, che è la sede della giustizia, nel concupiscibile, che è la sede della temperanza e nell'irascibile, che è la sede della fortezza.

Analisi delle obiezioni:

1. La prudenza è senz'altro la principale fra tutte [ le virtù ].

Ma le altre hanno un posto principale ciascuna nel suo genere.

2. Il soggetto razionale per partecipazione si suddivide in tre, come si è visto [ nel corpo ].

3. Tutte le virtù che hanno una priorità rispetto alle altre si riducono alle quattro virtù indicate, sia per il loro soggetto, sia per la loro ragione formale.

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