Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se le beatitudini siano distinte dalle virtù e dai doni

In 3 Sent., d. 34, q. 1, a. 4; In Is., c. 11; In Matth., c. 5

Pare che le beatitudini non siano distinte dalle virtù e dai doni.

Infatti:

1. S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,4.11 ] attribuisce le beatitudini enumerate da S. Matteo [ Mt 5,3ss ] ai doni dello Spirito Santo, e S. Ambrogio [ In Lc 5, su 6,20 ss. ] attribuisce quelle enumerate da S. Luca alle quattro virtù cardinali.

Quindi le beatitudini non si distinguono dalle virtù e dai doni.

2. La volontà umana non ha che due regole, come sopra [ q. 19, aa. 3,4; q. 21, a. 1 ] si è visto, cioè la ragione e la legge eterna.

Ora, le virtù assicurano la perfezione dell'uomo in ordine alla ragione, e i doni in ordine alla legge eterna dello Spirito Santo, secondo le spiegazioni date [ q. 68, aa. 1,3 ].

Quindi non ci può essere qualche altra cosa che rientri nella rettitudine della volontà umana all'infuori delle virtù e dei doni.

Quindi le beatitudini non sono un'altra cosa.

3. Nella enumerazione delle beatitudini troviamo la mitezza, la giustizia e la misericordia, che sono anche delle virtù.

Quindi le beatitudini non si distinguono dalle virtù e dai doni.

In contrario:

Tra le beatitudini sono enumerate certe cose, come la povertà, il pianto e la pace, che non sono né virtù né doni.

Quindi le beatitudini sono distinte dalle virtù e dai doni.

Dimostrazione:

Come si è detto [ q. 2, a. 7; q. 3, a. 1 ], la beatitudine è il fine ultimo della vita umana.

Ora, per la speranza che uno ha di raggiungere la beatitudine si può dire che ha già conseguito il fine: come infatti dice il Filosofo [ Ethic. 1,9 ], « i fanciulli vengono detti beati per la speranza »; e al dire dell'Apostolo [ Rm 8,24 ], « nella speranza siamo stati salvati ».

Ora, la speranza di raggiungere il fine nasce dal fatto che uno cammina come si conviene e si avvicina ad esso: e ciò avviene mediante qualche atto.

Ma al fine della beatitudine ci s'incammina e ci si avvicina con gli atti delle virtù, e specialmente con gli atti dei doni, se parliamo della beatitudine eterna, per la quale non basta la ragione, ma è necessaria la guida dello Spirito Santo, ai cui comandi e alle cui ispirazioni siamo predisposti a ubbidire mediante i doni.

Quindi le beatitudini si differenziano dalle virtù e dai doni non in quanto abiti da essi distinti, ma come gli atti si distinguono dagli abiti.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino e S. Ambrogio attribuiscono le beatitudini ai doni e alle virtù come gli atti vengono attribuiti ai loro abiti.

I doni però sono superiori alle virtù cardinali, come si è visto [ q. 68, a. 8 ].

Per cui S. Ambrogio, spiegando le beatitudini presentate alle folle [ secondo la redazione di S. Luca ], le attribuisce alle virtù cardinali; invece S. Agostino, spiegando le beatitudini presentate sul monte ai discepoli, che erano più perfetti [ redazione di S. Matteo ], le attribuisce ai doni dello Spirito Santo.

2. L'argomento prova soltanto che non ci sono altri abiti, chiamati a mettere ordine nella vita umana, oltre alle virtù e ai doni.

3. La mitezza viene considerata come l'atto della mansuetudine; e lo stesso si dica della giustizia e della misericordia.

E sebbene queste sembrino essere virtù, tuttavia sono attribuite ai doni poiché anche i doni, secondo le spiegazioni date [ q. 68, a. 2 ], predispongono l'uomo a tutti quegli atti a cui lo predispongono le virtù.

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