Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se l'uomo possa amare Dio sopra tutte le cose con i soli mezzi naturali senza la grazia

I, q. 60, a. 5; II-II, q. 26, a. 3; In 3 Sent., d. 29, q. 1, a. 3; De Virt., q. 2, a. 2, ad 16; q. 4, a. 1, ad 9; Quodl., 1, q. 4, a. 3

Pare che l'uomo non possa amare Dio sopra tutte le cose con i soli mezzi naturali, senza la grazia.

Infatti:

1. Amare Dio sopra tutte le cose è l'atto proprio e principale della carità.

Ora, l'uomo non può possedere la carità da se stesso poiché, come dice S. Paolo [ Rm 5,5 ], « l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ».

Quindi l'uomo non può amare Dio sopra tutte le cose con i soli mezzi naturali.

2. Nessuna natura può superare se stessa.

Ma amare qualcosa più di se stessi significa tendere a qualcosa che è al disopra di noi stessi.

Quindi nessuna natura creata può amare Dio più di se stessa senza l'aiuto della grazia.

3. Essendo Dio il sommo bene, si deve a lui un amore sommo, che consiste nell'amarlo sopra tutte le cose.

Ma per rendere a Dio un simile amore l'uomo è impari senza la grazia: altrimenti la grazia sarebbe poi data inutilmente.

Perciò l'uomo non può amare Dio sopra tutte le cose con i soli mezzi naturali, senza la grazia.

In contrario:

Alcuni [ cf. I, q. 95, a. 1 ] ritengono che l'uomo sia stato creato nelle sue sole facoltà naturali.

Ora, è evidente che in tale stato egli amava Dio in qualche modo.

Ma non poteva amare Dio come se stesso, perché allora avrebbe peccato.

Quindi amava Dio al disopra di sé.

Quindi l'uomo con i soli mezzi naturali può amare Dio più di se stesso, e più di ogni altra cosa.

Dimostrazione:

Come si è detto nella Prima Parte [ q. 60, a. 5 ], quando abbiamo esposto le diverse opinioni a proposito dell'amore naturale degli angeli, l'uomo nel suo stato di natura integra avrebbe potuto compiere il bene a lui connaturale con le forze della sua natura, senza l'aiuto di un dono di grazia, sebbene non senza l'aiuto della mozione divina.

Ora, amare Dio sopra tutte le cose è connaturale all'uomo, come anche a qualsiasi creatura non solo razionale, ma persino irrazionale e inanimata, secondo le espressioni dell'amore di cui ciascuna creatura è capace.

E la ragione sta nel fatto che per ogni cosa è naturale amare nella misura in cui è partecipe dell'essere: come infatti dice Aristotele [ Phys. 2,8 ], « ogni cosa agisce secondo la sua disposizione naturale ».

Ora, è evidente che il bene della parte è per il bene del tutto.

Quindi per amore o appetito naturale ciascuna cosa particolare ama il proprio bene mirando al bene comune di tutto l'universo, che è Dio.

Infatti Dionigi [ De div. nom. 4 ] insegna che « Dio volge tutte le cose al suo amore ».

Perciò nello stato di natura integra l'uomo indirizzava l'amore di sé all'amore di Dio; e così pure l'amore di ogni altra cosa.

Per cui egli amava Dio più di se stesso, e più di ogni cosa.

Nello stato di natura decaduta invece l'uomo è impari a ciò per quanto riguarda l'appetito della sua volontà razionale, che a motivo della corruzione della natura persegue il bene privato, se non è risanata dalla grazia di Dio.

Perciò dobbiamo affermare che l'uomo nello stato di natura integra non aveva bisogno di un dono di grazia aggiunto ai doni di natura per amare naturalmente Dio sopra tutte le cose, sebbene avesse sempre bisogno della mozione di Dio.

Nello stato di natura decaduta invece l'uomo ha bisogno dell'aiuto della grazia anche per il risanamento della sua natura.

Analisi delle obiezioni:

1. La carità ama Dio sopra tutte le cose in una maniera superiore alla natura.

Infatti la natura ama Dio sopra tutte le cose in quanto principio e fine dei beni naturali; la carità invece lo ama in quanto oggetto della beatitudine, e in quanto l'uomo forma con Dio una certa società spirituale.

Inoltre la carità aggiunge all'amore naturale di Dio prontezza e piacere, come fa qualsiasi abito virtuoso rispetto all'atto buono compiuto con la sola ragione naturale da parte di un uomo privo dell'abito della virtù.

2. L'affermazione che nessuna natura può superare se stessa non va intesa nel senso che non possa avere per oggetto una realtà ad essa superiore: è chiaro infatti che il nostro intelletto può conoscere nell'ordine naturale realtà che gli sono superiori, come è evidente nella conoscenza naturale di Dio.

L'affermazione va intesa invece nel senso che la natura non può compiere un atto che sorpassi i limiti delle sue capacità.

Ora, amare Dio sopra tutte le cose non è un atto di questo genere, essendo ciò naturale a ogni natura creata, come si è spiegato [ nel corpo ].

3. Un amore è sommo non soltanto per il grado di intensità, ma anche per il motivo che lo ispira, e per il modo in cui viene attuato.

E così il grado supremo dell'amore è quello in cui la carità ama Dio come oggetto della beatitudine, secondo le spiegazioni date [ ad 1 ].

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