Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se la grazia ponga qualcosa nell'anima

In 2 Sent., d. 26, q. 1, a. 1; C. G., III, c. 150; De Verit., q. 27, a. 1

Pare che la grazia non ponga nulla nell'anima.

Infatti:

1. Si dice che uno ha la grazia di Dio come si è soliti dire che uno ha la grazia di un uomo, secondo quell'espressione della Genesi [ Gen 39,21 ]: « Il Signore fece trovare grazia a Giuseppe presso il capo del carcere ».

Ora, per il fatto che uno ottiene la grazia di un uomo non viene ad avere in sé qualcosa, ma si riscontra piuttosto una specie di compiacenza in chi la concede.

Per cui quando si dice che l'uomo ha la grazia di Dio non si viene a porre qualcosa nell'anima, ma si vuole solo indicare la compiacenza divina.

2. Come l'anima vivifica il corpo, così Dio vivifica l'anima, poiché sta scritto [ Dt 30,20 ]: « È lui la tua vita ».

Ma l'anima vivifica il corpo in maniera immediata.

Quindi non c'è nulla di intermedio fra Dio e l'anima.

Quindi la grazia non pone nulla di creato nell'anima.

3. Commentando l'espressione dell'Apostolo [ Rm 1,7 ]: « Grazia a voi e pace », la Glossa [ interlin. ] spiega: « Grazia, cioè la remissione dei peccati ».

Ora, la remissione dei peccati non pone nulla nell'anima, ma solo presuppone in Dio la non imputazione del peccato, secondo le parole del Salmo [ Sal 32,2 ]: « Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male ».

Quindi neppure la grazia pone qualcosa nell'anima.

In contrario:

La luce pone qualcosa in chi è illuminato.

Ma la grazia è una certa luce dell'anima, da cui le parole di S. Agostino [ De nat. et gratia 22.24 ]: « Il trasgressore della legge è giustamente abbandonato dalla luce della verità, privo della quale diviene realmente cieco ».

Perciò la grazia pone qualcosa nell'anima.

Dimostrazione:

Secondo l'uso comune il termine grazia può avere tre significati.

Primo, può indicare l'amore di qualcuno: come si dice, p. es., che un soldato ha la grazia del re, nel senso che il re lo gradisce.

Secondo, può indicare un dono gratuito, come quando si dice: « Ti faccio questa grazia ».

Terzo, può avere il senso di riconoscenza per un beneficio gratuito: come quando si parla di rendimento di grazie.

Di questi tre sensi il secondo dipende dal primo: infatti dall'amore per cui a uno è gradita una data persona derivano le gratificazioni verso di essa.

Il terzo poi dipende dal secondo: poiché il rendimento di grazie segue ai benefici offerti gratuitamente.

Ora, negli ultimi due casi è evidente che la grazia implica qualcosa in colui che la riceve: nel primo caso lo stesso dono gratuito, nel secondo la riconoscenza per esso.

Nel primo di questi due casi invece bisogna notare la differenza esistente fra la grazia di Dio e la grazia degli uomini.

Derivando infatti il bene delle creature dalla volontà di Dio, conseguentemente dall'amore con cui Dio vuole il bene della creatura profluisce qualche bene nella creatura stessa.

Invece la volontà dell'uomo viene mossa dal bene preesistente nelle cose: e così l'amore dell'uomo non causa totalmente la bontà delle cose, ma la presuppone, o in parte o in tutto.

È quindi evidente che ogni atto di amore da parte di Dio fa nascere nella creatura un bene che è causato, e non è mai coeterno all'eterno amore.

E in base alle differenze di tali beni si possono stabilire le differenze dell'amore di Dio verso la creatura.

C'è infatti un amore universale, con il quale « egli ama tutte le cose esistenti », come dice la Scrittura [ Sap 11,25 ], e in forza del quale viene elargita l'esistenza naturale a tutte le realtà create.

C'è poi un amore speciale, con cui Dio innalza la creatura razionale alla partecipazione del bene divino, sopra la condizione della natura.

E in quest'ultimo caso si dice che Dio ama qualcuno in senso assoluto: poiché con questo amore Dio vuole in senso assoluto per la creatura quel bene eterno che è lui medesimo.

Così dunque quando si dice che uno ha la grazia di Dio si vuole indicare un dono soprannaturale prodotto da Dio nell'uomo.

- Tuttavia talora si denomina grazia di Dio lo stesso amore eterno di Dio: si parla così anche della grazia della predestinazione, in quanto Dio non per i meriti, ma gratuitamente, ha scelto o predestinato alcuni; dice infatti l'Apostolo [ Ef 1,5s ]: « Ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi, a lode e gloria della sua grazia ».

Analisi delle obiezioni:

1. Anche quando si parla della grazia che uno riscuote da parte degli uomini si vuole intendere che in lui c'è qualcosa che lo rende gradito, come quando si dice che uno ha la grazia di Dio: ci sono però delle differenze.

Infatti ciò che rende gradito un uomo a un altro è presupposto a tale amore o gradimento, mentre ciò che rende graditi a Dio viene causato dall'amore di Dio, come si è detto [ nel corpo ].

2. Dio è la vita dell'anima come causa efficiente; l'anima invece è la vita del corpo come causa formale.

Ora, tra la forma e la materia non ci possono essere elementi intermedi: poiché la forma da se stessa informa la materia, o il soggetto.

Invece la causa agente non informa il soggetto con la sua sostanza, ma mediante la forma che essa produce nella materia.

3. S. Agostino [ Retract. 25 ] scrive: « Quel passo nel quale affermai che la grazia è la remissione dei peccati, mentre la pace consiste nella riconciliazione di Dio, non va inteso nel senso che la pace stessa e la riconciliazione non siano da attribuire alla grazia nel suo significato ordinario, ma nel senso che il termine grazia può indicare in modo speciale la remissione dei peccati ».

Perciò la grazia non abbraccia soltanto la remissione dei peccati, ma anche molti altri doni di Dio.

E la stessa remissione dei peccati non avviene senza che Dio produca in noi un certo effetto, come vedremo [ q. 113, a. 2 ].

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