Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se la grazia venga concessa necessariamente a chi si prepara ad essa, facendo quanto sta in lui

In 4 Sent., d. 17, q. 1, a. 2, sol. 3

Pare che la grazia venga concessa necessariamente a chi si prepara ad essa, facendo quanto sta in lui.

Infatti:

1. La Glossa [ ord. ] così spiega quel passo di S. Paolo [ Rm 5,1 ]: « Giustificati dalla fede abbiamo pace », ecc.: « Dio accoglie chi ricorre a lui: altrimenti in lui ci sarebbe iniquità ».

Ora, è impossibile che in Dio vi sia iniquità.

Quindi è impossibile che Dio non accolga chi a lui ricorre.

E così costui riceve necessariamente la grazia.

2. S. Anselmo [ De casu diab. 3 ] insegna che il motivo per cui Dio non concesse la grazia al demonio è che questi non la volle ricevere, e non vi si preparò.

Ma tolta la causa viene eliminato anche l'effetto.

Se quindi uno vuole ricevere la grazia, questa gli viene necessariamente concessa.

3. Il bene tende a comunicarsi, come insegna Dionigi [ De div. nom. 4 ].

Ma il bene della grazia è superiore al bene della natura.

Dal momento quindi che una forma naturale sopraggiunge necessariamente in una materia predisposta, a maggior ragione deve essere necessariamente concessa la grazia a chi vi si è preparato.

In contrario:

Secondo la Sacra Scrittura [ Ger 18,6 ], l'uomo sta a Dio come l'argilla al vasaio: « Come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani ».

Ora l'argilla, per quanto preparata, non riceve dal vasaio una data forma in maniera necessaria.

Quindi neppure l'uomo riceve da Dio necessariamente la grazia, per quanto vi si prepari.

Dimostrazione:

Come si è appena visto [ a. prec. ], la preparazione di un uomo alla grazia appartiene a Dio come alla causa movente, e al libero arbitrio come al soggetto di tale moto.

La preparazione può dunque essere considerata sotto due aspetti.

Primo, in quanto appartiene al libero arbitrio.

E da questo lato essa non determina alcuna necessità quanto al conseguimento della grazia: poiché il dono della grazia trascende ogni preparazione della virtù umana.

- Secondo, può essere considerata in quanto appartiene alla mozione divina.

E allora essa implica una necessità rispetto allo scopo a cui è ordinata da Dio; però non una necessità di coazione, ma di infallibilità: poiché l'intenzione di Dio non può fallire, stando anche alle parole di S. Agostino [ De praed. sanct. 2,14.26 ], il quale afferma che « mediante i benefici di Dio sono certissimamente liberati coloro che sono liberati ».

Se quindi è intenzione di Dio che l'uomo di cui egli muove il cuore ottenga la grazia, infallibilmente essa sarà ottenuta; come confermano le parole evangeliche [ Gv 6,45 ]: « Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me ».

Analisi delle obiezioni:

1. La Glossa riferita parla di colui che ricorre a Dio con un atto meritorio del libero arbitrio già informato dalla grazia.

E se Dio non accogliesse tale atto, ciò sarebbe certamente contro la giustizia da Dio stesso stabilita.

- Oppure, se si riferisce al moto del libero arbitrio prima della grazia, parla del ricorso dell'uomo a Dio in quanto dipende dalla mozione divina: la quale è giusto che non fallisca.

2. La prima causa della privazione della grazia va cercata in noi, mentre la prima causa del suo conferimento va cercata in Dio, secondo le parole di Osea [ Os 13,9 ]: « Sei tu la tua rovina, o Israele, mentre solo in me sta il tuo aiuto ».

3. Anche nelle realtà naturali la disposizione della materia è seguita necessariamente dalla forma solo per la virtù dell'agente che produce tale disposizione.

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