Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se la grazia possa essere in uno maggiore che in un altro

Pare che la grazia non possa essere in uno maggiore che in un altro.

Infatti:

1. La grazia, come si è detto [ q. 110, a. 1 ], viene causata in noi dall'amore di Dio.

Ma nella Scrittura [ Sap 6,7 ] si legge: « Egli ha creato il piccolo e il grande, e si cura ugualmente di tutti ».

Quindi tutti ricevono da lui la grazia in uguale misura.

2. Quando si tratta di cose che attingono il sommo, il più e il meno non sono possibili.

Ma la grazia attinge il sommo, poiché unisce l'uomo al fine ultimo.

Quindi non ammette né il più né il meno.

E così in uno non può essere maggiore che in un altro.

3. La grazia è la vita dell'anima, come sopra [ q. 110, a. 1, ad 2 ] si è visto.

Ma la vita non ammette gradazioni.

Quindi neppure la grazia.

In contrario:

Sta scritto [ Ef 4,7 ]: « A ciascuno è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo ».

Ma ciò che è dato con misura non è dato a tutti ugualmente.

Quindi non tutti hanno la grazia allo stesso grado.

Dimostrazione:

Secondo le spiegazioni date in precedenza [ q. 52, aa. 1,2; q. 66, aa. 1,2 ], un abito può avere due tipi di grandezza: uno relativo al fine o all'oggetto, il quale rende una virtù superiore a un'altra in quanto la ordina a un bene maggiore, l'altro relativo al soggetto, il quale può partecipare più o meno l'abito che lo riveste.

Secondo dunque il primo tipo di grandezza la grazia santificante non può essere maggiore o minore: poiché la grazia per sua natura unisce l'uomo al sommo bene, che è Dio.

Ma la grazia può essere maggiore o minore in rapporto al soggetto: cioè nel senso che uno può essere illuminato dalla luce della grazia più perfettamente di un altro.

E la ragione di questa diversità è in parte dovuta a colui che si prepara alla grazia: infatti chi meglio si prepara riceve una grazia più abbondante.

Ma la prima ragione di tale diversità non può derivare da ciò: poiché la preparazione alla grazia non appartiene all'uomo se non in quanto il suo libero arbitrio viene predisposto da Dio.

Per cui la prima causa di questa diversità va desunta dalla parte di Dio, il quale dispensa i doni della sua grazia in diversa misura affinché dalla varietà dei gradi risulti la bellezza e la perfezione della Chiesa; come anche creò i diversi gradi degli esseri per la perfezione dell'universo.

Per cui l'Apostolo, dopo aver detto [ Ef 4,7 ] che « a ciascuno è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo », enumera diverse grazie e conclude [ Ef 4,12 ]: « per il perfezionamento dei santi, al fine di edificare il corpo di Cristo ».

Analisi delle obiezioni:

1. La cura che Dio ha delle cose può essere considerata sotto due aspetti.

Primo, in quanto è un atto divino semplice e uniforme.

E da questo lato la sua cura si estende ugualmente a tutti gli esseri: poiché Dio con un unico semplice atto dispensa i doni più grandi come quelli più piccoli.

- Secondo, in rapporto agli effetti prodotti nelle cose dal governo di Dio.

E sotto questo aspetto ci sono delle diversità: poiché Dio ad alcuni esseri offre doni maggiori, e ad altri minori.

2. L'argomento vale per il primo tipo di grandezza applicato alla grazia.

Infatti la grazia, sotto tale aspetto, non può divenire più grande ordinando a un bene maggiore, ma solo ordinando un uomo a partecipare in misura maggiore o minore a un identico bene.

Ci possono essere infatti variazioni di intensità secondo la partecipazione del soggetto sia nella grazia medesima, sia nella gloria celeste.

3. La vita naturale appartiene all'essenza dell'uomo, per cui non ammette gradazioni.

La vita della grazia invece l'uomo la partecipa in maniera accidentale: e così l'uomo può possederla più o meno intensamente.

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