Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se sia necessario per la salvezza credere qualcosa al di sopra della ragione naturale

In 3 Sent., d. 24, q. 1, a. 3, sol. 1; C. G., I, c. 5; III, cc. 118, 152; De Verit., q. 14, a. 10; Expos. in Symb.; In De Trin., q. 3, a. 1

Pare che per salvarsi non sia necessario credere.

Infatti:

1. Per la perfezione e la salvezza di qualsiasi essere pare che possa bastare quanto ad esso si addice secondo la sua natura.

Ma le realtà della fede sorpassano la ragione naturale dell'uomo, essendo inevidenti, come si è visto [ q. 1, a. 4 ].

Quindi credere non è necessario alla salvezza.

2. Per un uomo è pericoloso approvare cose di cui non può giudicare se sono vere o false.

Infatti nella Scrittura [ Gb 12,11 ] si legge: « L'orecchio non distingue forse le parole? ».

Ora, l'uomo non può giudicare le cose di fede: poiché non può risolverle alla luce del primi princìpi, di cui ci serviamo per giudicare di tutto.

Quindi è pericoloso prestare fede a tali cose.

E così non è necessario credere per salvarsi.

3. La salvezza dell'uomo è in Dio, secondo le parole del Salmo [ Sal 37,39 ]: « La salvezza dei giusti viene dal Signore ».

Però, come scrive S. Paolo [ Rm 1,20 ], « le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità ».

Ora, le cose che vengono contemplate con l'intelletto non sono credute.

Quindi non è indispensabile per la salvezza che l'uomo creda qualcosa.

In contrario:

Sta scritto [ Eb 11,6 ]: « Senza la fede è impossibile essergli graditi ».

Dimostrazione:

In tutti gli esseri ordinati si riscontra che alla perfezione di una natura inferiore concorrono due cose: la prima conforme al suo moto proprio, la seconda conforme al moto di un essere superiore.

L'acqua, p. es., secondo il suo moto proprio tende verso il centro, mentre secondo il moto della luna tende a scostarsi dal centro secondo il flusso e il riflusso.

Parimenti le sfere dei pianeti in forza del loro moto proprio si muovono da occidente a oriente, mentre in forza del moto della prima sfera si muovono da oriente a occidente.

Ora, le sole creature razionali hanno un ordine immediato a Dio.

Poiché le altre creature non raggiungono qualcosa di universale, ma solo realtà particolari, partecipando la bontà di Dio o soltanto nell'essere, come le creature inanimate, oppure nel vivere e nel conoscere, ma limitato ai singolari soltanto, come le piante e gli animali.

Invece la creatura razionale, conoscendo la ragione universale di ente e di bene, ha un ordine immediato al principio universale dell'essere.

Quindi la perfezione della creatura razionale non consiste soltanto in ciò che le compete secondo la sua natura, ma anche in ciò che le viene concesso grazie a una partecipazione soprannaturale della bontà divina.

Per questo sopra [ I, q. 12, a. 1; I-II, q. 3, a. 8 ] si è detto che l'ultima beatitudine dell'uomo consiste in una certa visione soprannaturale di Dio.

Visione alla quale l'uomo non può arrivare se non come discepolo sotto il magistero di Dio, secondo le parole evangeliche [ Gv 6,45 ]: « Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me ».

Ora, l'uomo non diviene partecipe di questo insegnamento in un istante, bensì progressivamente, secondo la sua stessa natura.

Ma qualsiasi discepolo in tali condizioni è tenuto a credere, per giungere alla conoscenza perfetta.

Come anche il Filosofo [ De sophist. elench. 1,2 ] insegna che « chi vuole apprendere deve credere ».

Affinché dunque l'uomo raggiunga la visione perfetta della beatitudine si richiede che prima creda a Dio, come fa un discepolo col suo maestro.

Analisi delle obiezioni:

1. L'essere umano dipende da una natura superiore: perciò alla sua perfezione non basta la conoscenza naturale, ma si richiede una conoscenza soprannaturale, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].

2. Come l'uomo aderisce ai primi princìpi mediante la luce naturale dell'intelletto, così l'uomo virtuoso formula, mediante l'abito della virtù, un retto giudizio sulle cose che ad essa si riferiscono.

E in questo modo l'uomo aderisce anche alle verità di fede, e non agli errori contrari, mediante la luce della fede infusagli da Dio.

Perciò, come dice S. Paolo [ Rm 8,1 ], « non c'è più nessun » pericolo o « condanna per quelli che sono in Cristo Gesù », da lui illuminati con la fede.

3. La fede percepisce le perfezioni invisibili di Dio in un modo più alto, e da un maggior numero di punti di vista, di quanto non possa fare la ragione naturale partendo dalle creature.

Perciò nella Scrittura [ Sir 3,23 ] si legge: « Ti è stato mostrato più di quanto comprende un'intelligenza umana ».

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