Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se sia necessario credere anche le verità che si possono dimostrare con la ragione naturale

In 3 Sent., d. 24, q. 1, a. 3, sol. 1; C. G., I, c. 4; De Verit., q. 14, a. 10; In De Trin., q. 3, a. 1

Pare che non sia necessario credere le verità che si possono dimostrare con la ragione naturale.

Infatti:

1. Nelle opere di Dio non si trova nulla di superfluo, meno ancora che nelle opere della natura.

Ora, quando un effetto può essere ottenuto con un dato mezzo, è superfluo aggiungerne un altro.

Quindi sarebbe superfluo ricevere per fede le verità che si possono conoscere con la ragione naturale.

2. È necessario credere le verità di fede.

Ma sopra [ q. 1, a. 5 ] abbiamo visto che una stessa cosa non può essere oggetto di scienza e di fede.

Siccome dunque la scienza si estende a tutte le cose conoscibili con la ragione naturale, pare che non sia necessario credere cose che sono dimostrabili con la ragione naturale.

3. Tutti gli oggetti della scienza paiono essere della stessa natura.

Se quindi alcuni di essi vengono presentati come di fede, per lo stesso motivo dovranno essere creduti, il che è falso.

Quindi non è necessario accettare per fede quanto è conoscibile con la ragione naturale.

In contrario:

È indispensabile credere che Dio è unico e immateriale; eppure queste sono verità che i filosofi dimostrano con la ragione naturale.

Dimostrazione:

Era necessario che l'uomo accettasse per fede non soltanto le verità divine che superano la ragione, ma anche quelle che sono conoscibili con la ragione naturale.

E ciò per tre motivi.

- Primo, perché l'uomo possa raggiungere più rapidamente la conoscenza delle verità divine.

Infatti la scienza che ha il compito di dimostrare che Dio esiste, e altre tesi riguardanti Dio, è l'ultima in ordine didattico, presupponendo molte altre scienze.

E così l'uomo non raggiungerebbe la conoscenza di Dio se non dopo molti anni di vita.

- Secondo, perché la conoscenza di Dio sia più diffusa.

Infatti molti non possono progredire nello studio o per la scarsità dell'ingegno, o per le altre occupazioni e necessità della vita temporale, oppure per la svogliatezza nell'apprendere.

Ora, costoro verrebbero del tutto privati della conoscenza di Dio se le verità divine non venissero loro proposte per fede.

- Terzo, a motivo della certezza.

Infatti la ragione umana è molto manchevole nelle cose divine: e ne abbiamo un indizio nel fatto che i filosofi che indagarono le realtà umane con l'investigazione naturale commisero molti errori e non si trovarono d'accordo fra di loro.

Affinché dunque la conoscenza di Dio fosse indubitata e certa presso gli uomini, era necessario che le cose divine venissero loro proposte per fede, cioè date come rivelazione di Dio, il quale non può ingannare.

Analisi delle obiezioni:

1. L'investigazione naturale non basta ad assicurare al genere umano la conoscenza delle verità divine, neppure in ciò che la ragione è in grado di dimostrare.

Perciò non è superfluo che queste siano proposte come verità di fede.

2. Un'identica verità non può essere oggetto di fede e di scienza nel medesimo individuo.

Però, come si è detto sopra [ q. 1, a. 5 ], ciò che per uno è oggetto di scienza, per un altro può essere oggetto di fede.

3. Le verità scientifiche concordano tutte nell'essere oggetto di scienza, ma non tutte concordano nell'ordinare ugualmente alla beatitudine.

Perciò non tutte sono ugualmente proponibili come verità di fede.

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