Summa Teologica - II-II

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Articolo 9 - Se credere sia un atto meritorio

III, q. 7, a. 3, ad 2; In 3 Sent., d. 24, q. 1, a. 3, sol. 2; De Verit., q. 14, a. 3; De Pot., q. 6, a. 9; In Hebr., c. 11, lect. 1

Pare che credere non sia un atto meritorio.

Infatti:

1. Il principio del merito è la carità, come sopra [ I-II, q. 114, a. 4 ] si è dimostrato.

Ma la fede è prerequisita alla carità, come anche la natura.

Come quindi non è meritorio l'atto naturale ( poiché con i mezzi naturali noi non meritiamo ), così non lo è l'atto di fede.

2. Credere è un atto che sta fra l'opinare e il conoscere o considerare gli oggetti della scienza.

Ma una considerazione scientifica non è meritoria; e così pure non lo è un'opinione.

Quindi non è meritorio neppure il credere.

3. Chi credendo aderisce a una cosa, o ha o non ha un motivo sufficiente che lo induce a credere.

Se ha un tale motivo, allora l'atto non pare essere meritorio: poiché egli non è libero di credere o di non credere.

Se invece il motivo è insufficiente, allora credere è un atto di leggerezza, come afferma l'Ecclesiastico [ Sir 19,4 ]: « Chi si fida con troppa facilità è di animo leggero »: quindi l'atto non è meritorio.

Perciò in nessun modo credere è un atto meritorio.

In contrario:

S. Paolo [ Eb 11,33 ] insegna che i santi « per la fede conseguirono le promesse ».

Ma ciò non sarebbe accaduto se non avessero meritato col credere.

Quindi credere è meritorio.

Dimostrazione:

Come si è già detto [ I-II, q. 114, aa. 3,4 ], i nostri atti sono meritori in quanto procedono dal libero arbitrio mosso da Dio mediante la grazia.

Per cui qualsiasi atto umano soggetto al libero arbitrio, se è indirizzato verso Dio, può essere meritorio.

Ora, credere è un atto dell'intelletto che aderisce alla verità divina sotto il comando della volontà mossa da Dio mediante la grazia, e quindi è soggetto al libero arbitrio in ordine a Dio.

Quindi l'atto di fede può essere meritorio.

Analisi delle obiezioni:

1. La natura sta alla carità, che è il principio del merito, come la materia sta alla forma.

Invece la fede sta alla carità come la disposizione che precede l'ultima forma.

Ora, è noto che il soggetto o la materia, come pure la disposizione, non possono agire in virtù della forma prima dell'infusione della forma stessa.

Dopo questa infusione però sia il soggetto che la disposizione precedente agiscono in virtù della forma, che è il principio agente principale: come il calore del fuoco agisce in virtù della forma sostanziale [ del fuoco ].

Perciò sia la natura che la fede senza la carità non possono compiere un atto meritorio; se però interviene la carità, allora gli atti di fede con essa diventano meritori, come pure gli atti della natura e quelli naturali del libero arbitrio.

2. Nel sapere si possono considerare due cose: l'adesione di colui che sa alle verità scientifiche e la considerazione attuale di tali verità.

Ora, l'adesione suddetta non è soggetta al libero arbitrio: poiché chi sa è costretto ad aderire per l'efficacia della dimostrazione.

Perciò l'adesione alla scienza non è meritoria.

Invece è soggetta al libero arbitrio la considerazione attuale delle verità scientifiche: infatti è in potere dell'uomo considerare o non considerare tali verità.

E così questa considerazione può essere meritoria se viene rivolta al fine della carità, cioè all'onore di Dio o all'utilità del prossimo.

Ma nella fede sia l'una che l'altra cosa è soggetta al libero arbitrio.

Quindi l'atto di fede può essere meritorio in tutte e due le maniere.

L'opinione invece non ha un'adesione ferma: essa infatti, come dice il Filosofo [ Anal. post. 1,33 ], è qualcosa di debole e di instabile.

Quindi non deriva da un volere perfetto.

E così dal lato dell'adesione non pare avere un particolare aspetto meritorio.

Può essere invece meritoria dal lato della considerazione attuale.

3. Chi crede ha un motivo sufficiente che lo induce a credere: poiché viene indotto dall'autorità della rivelazione di Dio confermata dai miracoli; e più ancora dall'ispirazione interna di Dio che lo invita.

Per cui non crede con leggerezza.

Tuttavia non ha un motivo sufficiente per una conoscenza scientifica.

E così non viene tolto il merito.

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