Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 8 - Se amare il prossimo sia più meritorio che amare Dio

In 3 Sent., d. 30, q. 1, a. 4

Pare che sia più meritorio amare il prossimo che amare Dio.

Infatti:

1. È da considerarsi più meritorio ciò che l'Apostolo ha preferito.

Ora, S. Paolo preferiva l'amore del prossimo all'amore di Dio quando diceva [ Rm 9,3 ]: « Vorrei essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli ».

Quindi è più meritorio amare il prossimo che amare Dio.

2. Sotto un certo aspetto, come si è visto [ a. prec. ], amare gli amici è meno meritorio.

Ma Dio è sommamente amico poiché, come dice S. Giovanni [ 1 Gv 4,10 ], « egli ci ha amati per primo ».

Perciò amare Dio pare essere meno meritorio.

3. Gli atti più difficili sono anche più virtuosi e più meritori: poiché, secondo Aristotele [ Ethic. 2,3 ], « la virtù riguarda ciò che è difficile e buono ».

Ora, amare Dio è più facile che amare il prossimo: sia perché tutti gli esseri per natura amano Dio, sia perché in Dio non c'è nulla che non sia amabile, il che non avviene nel prossimo.

Quindi è più meritorio amare il prossimo che amare Dio.

In contrario:

La causa vale sempre più dei suoi effetti.

Ora, l'amore del prossimo non è meritorio se non perché il prossimo viene amato a causa di Dio.

Quindi l'amore di Dio è più meritorio dell'amore del prossimo.

Dimostrazione:

Questo confronto può essere inteso in due modi.

Primo, considerando separatamente i due amori.

E allora non c'è dubbio che l'amore di Dio è più meritorio: infatti esso ha diritto per se stesso alla ricompensa, consistendo l'ultima mercede nella fruizione di Dio, verso il quale tende il moto dell'amore divino.

Per cui a chi ama Dio si fa questa promessa [ Gv 14,21 ]: « Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui ».

Secondo, questo confronto può essere inteso nel senso di un amore di Dio limitato al solo Dio, e di un amore del prossimo motivato dall'amore di Dio.

E allora l'amore del prossimo include anche l'amore di Dio, mentre l'amore di Dio non include quello del prossimo.

Quindi il confronto sarà tra l'amore perfetto di Dio, che abbraccia anche il prossimo, e l'amore di Dio inefficace e imperfetto: poiché « questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello » [ 1 Gv 4,21 ].

E in questo senso l'amore del prossimo è superiore.

Analisi delle obiezioni:

1. Secondo la Glossa [ ord. ] l'Apostolo non avrebbe desiderato questo, cioè di essere separato da Cristo per i suoi fratelli, quando era in stato di grazia, ma quando era ancora nello stato di incredulità.

Perciò in questo non deve essere imitato.

Oppure si può dire con il Crisostomo [ In Rm hom. 16 ] che quelle parole non dimostrano che l'Apostolo amava il prossimo più di Dio, ma che amava Dio più di se stesso.

Infatti egli voleva essere privato per un certo tempo della fruizione divina, che è oggetto dell'amore verso se stessi, per procurare l'onore di Dio nel prossimo, onore che è oggetto dell'amore verso Dio.

2. L'amore di un amico in tanto è meno meritorio in quanto talora si ama l'amico per se stesso, quindi senza raggiungere il vero motivo della carità, che è Dio.

Perciò il fatto di amare Dio per se stesso non diminuisce il merito, ma ne costituisce la ragione totale.

3. La bontà contribuisce al merito e alla virtù più che la obiezioni.

Per cui non ogni cosa più difficile è necessariamente anche più meritoria, ma lo è solo se la maggiore obiezioni comporta anche una maggiore bontà.

Indice