Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se la gioia sia una virtù

Pare che la gioia sia una virtù.

Infatti:

1. Un vizio è sempre il contrario di una virtù.

Ma la tristezza è considerata un vizio, come è evidente [ nella definizione ] dell'accidia e dell'invidia.

Quindi anche la gioia deve essere considerata una virtù.

2. La gioia è una passione che ha per oggetto il bene, come l'amore e la speranza.

Ma l'amore e la speranza sono anche virtù.

Perciò deve essere una virtù anche la gioia.

3. I comandamenti della legge hanno per oggetto gli atti delle virtù.

Ma a noi viene comandato di gioire in Dio, come sta scritto [ Fil 4,4 ]: « Rallegratevi nel Signore, sempre ».

Quindi la gioia è una virtù.

In contrario:

La gioia non è enumerata né tra le virtù teologali, né tra le virtù morali, né tra le virtù intellettuali, come appare evidente da quanto abbiamo detto [ I-II, q. 57, a. 2; q. 60; q. 62, a. 3 ].

Dimostrazione:

Come sopra [ I-II, q. 55, a. 2 ] si è spiegato, la virtù è un abito operativo, perciò in forza della sua natura è inclinata ad alcuni atti.

Ora, capita che da un unico abito derivino più atti della medesima specie tra loro ordinati, di cui l'uno segue l'altro.

Poiché dunque gli atti successivi non derivano dall'abito di una virtù se non mediante l'atto antecedente, ne segue che la virtù viene definita e denominata soltanto dal primo atto, sebbene da essa derivino anche gli altri.

Ma da quanto abbiamo già detto nel trattato sulle passioni [ I-II, q. 25, aa. 1,2,3; q. 27, a. 4 ], è chiaro che l'amore è il primo atto della potenza appetitiva, al quale conseguono il desiderio e la gioia.

Perciò è identico l'abito virtuoso che inclina ad amare, a desiderare il bene amato e a goderne.

Siccome però tra questi atti il primo è l'amore, la virtù non viene denominata né dal godimento né dal desiderio, ma dall'amore, e viene detta carità.

Perciò la gioia non è una virtù distinta dalla carità, ma è un certo suo atto o effetto.

E per questo da S. Paolo [ Gal 5,22 ] viene ricordata tra i frutti.

Analisi delle obiezioni:

1. La tristezza che viene considerata un vizio è causata dall'amore disordinato di se stessi, il quale non è un vizio specifico, ma una certa radice generale dei vizi, come si è spiegato a suo tempo [ I-II, q. 77, a. 4 ].

Perciò si sono dovute determinare certe tristezze particolari come vizi specifici: poiché esse non derivano da un vizio specifico, ma da un vizio generico.

Invece l'amore di Dio è una virtù specifica, che è la carità, nella quale è inclusa anche la gioia come suo atto proprio, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].

2. La speranza deriva dall'amore, come anche la gioia; ma la speranza trova dalla parte dell'oggetto l'aggiunta di una ragione speciale, cioè l'arduità raggiungibile: per cui viene considerata una virtù specificamente distinta.

Invece la gioia non implica alcuna speciale ragione che la differenzi dall'amore come una virtù particolare.

3. La legge in tanto comanda la gioia in quanto questa è un atto della carità; sebbene non sia il suo primo atto.

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