Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la stoltezza sia il contrario della sapienza

Supra, q. 8, a. 6, ad 1

Pare che il contrario della sapienza non sia la stoltezza.

Infatti:

1. Alla sapienza si contrappone direttamente l'insipienza.

Ma la stoltezza non pare identificarsi con l'insipienza, poiché l'insipienza pare riguardare solo le cose divine, come la sapienza, mentre la stoltezza abbraccia sia le cose divine che quelle umane.

Quindi la stoltezza non è il contrario della sapienza.

2. Di due contrari l'uno non è la via per raggiungere l'altro.

Invece la stoltezza è la via per raggiungere la sapienza, poiché sta scritto [ 1 Cor 3,18 ]: « Se qualcuno tra voi si crede un sapiente di questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente ».

Perciò la stoltezza non si contrappone alla sapienza.

3. Di due contrari l'uno non è causa dell'altro.

Invece la sapienza è causa della stoltezza, poiché sta scritto [ Ger 10,14 ]: « Ogni uomo è stato reso stolto dalla sua scienza », e d'altra parte la sapienza non è che una certa scienza.

E in Isaia [ Is 47,10 ] si legge: « La tua sapienza e il tuo sapere ti hanno sviato »: ora, lasciarsi sviare è proprio della stoltezza.

Quindi la stoltezza non si contrappone alla sapienza.

4. S. Isidoro [ Etym. 10 ] insegna che « è stolto colui che non si addolora per l'infamia e non si scuote per l'ingiustizia ».

Ma ciò è proprio della sapienza spirituale, come nota S. Gregorio [ Mor. 10,29 ].

Quindi la stoltezza non si contrappone alla sapienza.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor. 2,49 ] insegna che il dono della sapienza è dato contro la stoltezza.

Dimostrazione:

Il termine stoltezza pare che derivi da stupore, stando all'affermazione di S. Isidoro [ l. cit. ]: « Stolto è colui che per lo stupore resta immobile ».

Però la stoltezza, come nota lo stesso autore, differisce dalla fatuità, poiché la stoltezza implica languidezza di cuore e ottusità di sensi, mentre la fatuità implica una totale privazione della sensibilità spirituale.

Quindi è esatto dire che la stoltezza è il contrario della sapienza.

Poiché, come dice S. Isidoro [ ib. ], « sapiente deriva da sapore: come infatti il gusto serve a discernere il sapore dei cibi, così il sapiente è pronto a distinguere le cose e le cause ».

È quindi evidente che la stoltezza è il contrario della sapienza, mentre la fatuità ne è la pura negazione.

Infatti il fatuo non ha il senso del giudizio; lo stolto lo ha, ma degenerato; il sapiente invece lo possiede sottile e perspicace.

Analisi delle obiezioni:

1. Come dice S. Isidoro [ ib. ], « l'insipiente è il contrario del sapiente, essendo privo del sapore proprio del discernimento e del senso ».

Per cui l'insipienza e la stoltezza sono la stessa cosa.

Uno però appare stolto specialmente quando sbaglia nel formulare giudizi che toccano la causa più alta: infatti per deficienze di giudizio riguardo a cose minori uno non merita tale appellativo.

2. Come esiste una sapienza cattiva, a cui sopra [ q. 45, a. 1, ad 1 ] abbiamo accennato, che viene denominata « sapienza di questo mondo » [ 1 Cor 2,6 ] poiché prende per causa altissima e per ultimo fine un bene terreno, così c'è una stoltezza buona che si contrappone a questa sapienza cattiva, e con la quale si disprezzano i beni terreni.

Ora, l'Apostolo parla appunto di questa stoltezza.

3. La sapienza che inganna e che rende « stolti davanti a Dio » è la sapienza del mondo, come dichiara l'Apostolo [ 1 Cor 3,19 ].

4. L'insensibilità alle ingiurie talora dipende dal fatto che uno non trova gusto nelle cose terrene, ma soltanto in quelle celesti.

Per cui ciò è dovuto alla stoltezza secondo il mondo, e quindi alla sapienza di Dio, come nota S. Gregorio [ l. cit. nell'ob. ].

Talora invece è dovuto al fatto che un uomo è stupido del tutto: come è evidente nei dementi, i quali non capiscono l'ingiuria.

E ciò appartiene alla stoltezza pura e semplice.

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