Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 2 - Se la stoltezza sia un peccato

Pare che la stoltezza non sia un peccato.

Infatti:

1. Nessun peccato ci proviene dalla natura.

Ma alcuni sono stolti per natura.

Quindi la stoltezza non è un peccato.

2. Come insegna S. Agostino [ De vera relig. 14,27 ], ogni peccato è volontario.

Ma la stoltezza non è volontaria.

Quindi non è un peccato.

3. Qualsiasi peccato si oppone a un precetto divino.

Ma la stoltezza non si oppone ad alcun precetto.

Quindi non è un peccato.

In contrario:

Sta scritto [ Pr 1,32 Vg ]: « La spensieratezza degli stolti li farà perire ».

Ma nessuno perisce se non per il peccato.

Quindi la stoltezza è un peccato.

Dimostrazione:

La stoltezza, come si è detto [ a. prec. ], implica una paralisi dei sensi nel giudicare, specialmente in rapporto alla causa suprema, che è il fine ultimo e il bene sommo.

E in questo giudizio uno può trovarsi paralizzato in due modi.

Primo per indisposizione naturale: come avviene nel caso dei dementi.

E tale stoltezza non è un peccato; secondo, perché uno ha immerso i propri sensi nei beni terreni, rendendosi così incapace di percepire le cose di Dio, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 2,14 ]: « L'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio »; come non può gustare le cose dolci chi ha il palato infetto da cattivi umori.

E tale stoltezza è un peccato.

Analisi delle obiezioni:

1. È così risolta anche la prima obiezioni.

2. Sebbene lo stolto non voglia mai la stoltezza, vuole però le cose da cui essa deriva: vuole cioè la distrazione dei sensi dai beni spirituali, e la loro immersione in quelli terreni.

Come avviene anche in altri peccati.

Infatti il lussurioso vuole il piacere che accompagna il peccato, sebbene non voglia direttamente il peccato: egli cioè vorrebbe il piacere senza il peccato.

3. La stoltezza si contrappone ai precetti relativi alla contemplazione della verità, dei quali abbiamo parlato sopra [ q. 16 ] trattando della scienza e dell'intelletto.

Indice