Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la mutilazione di una persona sia lecita in qualche caso

Infra, q. 108, a. 3; In Matth., c. 19

Pare che la mutilazione di una persona non sia lecita in nessun caso.

Infatti:

1. Il Damasceno [ De fide orth. 4,30 ] afferma che si commette peccato per il fatto che « ci si allontana da ciò che è secondo natura in vista di ciò che è contro natura ».

Ora, secondo la natura istituita da Dio il corpo umano deve essere integro nelle sue parti, ed è contro natura che sia privato di un membro.

Quindi mutilare una persona di un membro è sempre peccato.

2. Secondo Aristotele [ De anima 2,1 ], come l'anima intera sta a tutto il corpo, così le parti dell'anima stanno alle varie parti del corpo.

Ma privare una persona dell'anima con l'uccisione non è permesso se non in forza dei pubblici poteri.

Perciò non è lecito mutilare una persona se non forse ricorrendo ai pubblici poteri.

3. La salvezza dell'anima è da preferirsi alla salvezza del corpo.

Ora, a nessuno è permesso mutilarsi di un membro per la salvezza dell'anima: infatti il [ primo ] Concilio Niceno [ can. 1 ] punisce coloro che si sono evirati per osservare la castità.

Quindi per nessun altro motivo è lecita la mutilazione di una persona.

In contrario:

Sta scritto nell'Esodo [ Es 21,24 ]: « Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede ».

Dimostrazione:

Un membro, essendo una parte del corpo umano, è per il tutto, come ciò che è imperfetto dice ordine alla perfezione.

Si deve perciò disporre di un membro del corpo umano secondo le esigenze del tutto.

Ora, ogni membro del corpo umano di per sé è utile al bene di tutto il corpo; tuttavia può capitare che gli sia nocivo, p. es. quando un membro infetto minaccia la corruzione di tutto il corpo.

Se quindi un membro è sano e normale, non può essere asportato senza un danno per l'intero corpo.

Siccome però l'uomo nel suo insieme è ordinato all'intera collettività di cui fa parte, come si è detto [ q. 61, a. 1; q. 64, aa. 2,5 ], può capitare che l'asportazione di un membro, pur essendo dannosa per l'intero corpo, sia tuttavia ordinata al bene della collettività in quanto inflitta come castigo di certi delitti.

Come quindi uno dalla pubblica autorità può essere lecitamente privato della vita intera per i delitti più gravi, così può essere privato di un membro per i delitti minori.

Ciò però non è lecito ad alcuna persona privata, nemmeno col consenso dell'interessato: poiché sarebbe un'ingiustizia verso la società, alla quale appartiene l'uomo con tutte le sue membra.

Se invece un membro è un focolaio d'infezione per tutto il corpo, allora col consenso dell'interessato è lecita la sua asportazione per la salute di tutto il corpo: poiché a ciascuno è commessa la cura della propria salute.

E lo stesso discorso vale per giustificare l'asportazione fatta per la volontà di colui a cui spetta la cura della salute di chi ha un membro malato.

Mutilare invece qualcuno di un membro fuori di questi casi è assolutamente proibito.

Analisi delle obiezioni:

1. Nulla impedisce che quanto è contrario a una natura particolare sia conforme alla natura nella sua universalità: come negli esseri materiali la morte o la corruzione è contraria alla loro natura particolare, ma è conforme alla natura nella sua universalità.

E così mutilare una persona di un membro, pur essendo contro la natura particolare del suo corpo, è però conforme alla ragione naturale in rapporto al bene comune.

2. La vita intera di un uomo non è ordinata a qualcosa che a lui appartiene, ma piuttosto tutte le cose che a lui appartengono sono ordinate ad essa.

Quindi privare un uomo della vita appartiene sempre esclusivamente alla pubblica autorità, che è incaricata del bene comune.

Invece la mutilazione di un membro può essere ordinata alla salute di una persona particolare: e così in certi casi questa ha il diritto di praticarla.

3. Non si può eliminare un membro per la salute del corpo se non quando non si può provvedere altrimenti.

Ma alla salvezza spirituale si può sempre provvedere altrimenti che con l'amputazione di un membro: poiché il peccato dipende dalla volontà.

Perciò non si può mai recidere un membro per evitare un peccato qualsiasi.

Per cui il Crisostomo [ In Mt hom. 62 ], nel commentare quel passo [ Mt 19,12 ]: « Ci sono degli eunuchi che si sono resi tali per il regno dei cieli », afferma: « Non si tratta di mutilare le membra, ma di uccidere i cattivi pensieri.

Infatti chi recide un organo è soggetto alla maledizione: poiché in tal modo uno si accomuna agli assassini ».

E aggiunge: « E d'altra parte in questo modo la concupiscenza non si calma, ma diviene più insolente.

Infatti la concupiscenza che è in noi ha ben altre fonti, derivando specialmente dall'incontinenza del proposito e dalla negligenza della mente: per cui la mutilazione di un organo non reprime le tentazioni tanto quanto la repressione dei cattivi pensieri ».

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