Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se il furto sia un peccato mortale

In 2 Sent., d. 42, q. 1, a. 4; De Malo, q. 10, a. 2; q. 15, a. 2; Expos. in Decal., c. De Sept. Praecepto

Pare che il furto non sia un peccato mortale.

Infatti:

1. Nel libro dei Proverbi [ Pr 6,30 Vg ] si legge: « Non è una gran colpa se uno ha rubato ».

Ma ogni peccato mortale è una grande colpa.

Quindi il furto non è un peccato mortale.

2. Al peccato mortale è dovuta la pena capitale.

Invece per il furto non viene inflitta la pena di morte, ma solo un'ammenda [ Es 21,37 ]: « Se un uomo ruba un bue o un montone, restituirà cinque buoi per il bue e quattro montoni per il montone ».

Perciò il furto non è un peccato mortale.

3. Si può commettere il furto in cose piccole come in cose grandi.

Ora, è inconcepibile che uno venga punito con la morte eterna per il furto di una piccola cosa, come un ago o una penna.

Quindi il furto non è un peccato mortale.

In contrario:

Nessuno viene condannato da Dio se non per un peccato mortale.

Ma ci sono alcuni che vengono così condannati per il furto: « Questa è la maledizione », si legge in Zaccaria [ Zc 5,3 ], « che si diffonde su tutta la terra: perché ogni ladro, come ivi sta scritto, sarà condannato ».

Quindi il furto è un peccato mortale.

Dimostrazione:

Come sopra [ q. 59, a. 4; I-II, q. 72, a. 5 ] si è visto, un peccato è mortale se è incompatibile con la carità, da cui dipende la vita dell'anima.

Ora, la carità consiste principalmente nell'amore di Dio e secondariamente nell'amore del prossimo, il quale esige che al prossimo si voglia e si faccia del bene.

Nel furto invece si danneggia il prossimo nei suoi beni; e se gli uomini con frequenza si derubassero a vicenda verrebbe distrutta la convivenza umana.

Perciò il furto, essendo incompatibile con la carità, è un peccato mortale.

Analisi delle obiezioni:

1. Si dice che il furto non è una grande colpa per due motivi.

Primo, per la necessità che spinge a rubare, e che diminuisce o toglie del tutto la colpa, come vedremo [ a. seg. ].

Il testo citato infatti così continua: « Poiché uno ruba per saziare la fame ».

- Secondo, si dice che il furto non è una grande colpa in confronto all'adulterio, che viene punito con la pena di morte [ Lv 20,10; Dt 22,22 ].

Perciò si aggiunge che il ladro « se è preso dovrà restituire sette volte, ma l'adultero perderà la sua anima ».

2. I castighi della vita presente sono più medicine che sanzioni: la sanzione infatti è riservata al giudizio di Dio, che colpisce i peccatori « secondo verità » [ Rm 2,2 ].

Perciò nelle sentenze di questa vita non si infligge la pena di morte per tutti i peccati mortali, ma solo per quelli che arrecano un danno irreparabile, o che presentano un'orribile deformità.

Quindi per il furto, che arreca un danno riparabile, non viene inflitta in questo mondo la pena di morte, a meno che esso non sia aggravato da qualche grave circostanza: come è evidente nel sacrilegio, che è il furto di cose sacre, e nel peculato, che è il furto dei beni comuni, come risulta da S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 50 ]; e ancora nel plagio, che è il furto di un uomo, punito nell'Esodo [ Es 21,16 ] con la pena di morte.

3. Le cose minime sono considerate come cose da nulla.

Perciò nelle cose minime l'uomo non ritiene di subire un danno; e colui che le prende può presumere che ciò non sia contro la volontà del padrone.

Se quindi uno ruba queste piccole cose può essere scusato dal peccato mortale.

Se però uno avesse l'intenzione di rubare e di fare un danno al prossimo, allora anche in queste piccole cose ci potrebbe essere un peccato mortale: come ci può essere anche nel solo pensiero attraverso il consenso.

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