Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se la religione sia una virtù specificamente distinta dalle altre

In 3 Sent., d. 9, q. 1, a. 1, sol. 2; In De Trin., q. 3, a. 2

Pare che la religione non sia una virtù specificamente distinta dalle altre.

Infatti:

1. S. Agostino [ De civ. Dei 10,6 ] scrive: « È un vero sacrificio qualsiasi opera compiuta da noi per unirci a Dio in una santa società ».

Ma il sacrificio rientra nella religione.

Quindi qualsiasi atto di virtù appartiene alla religione.

E così questa non è una virtù speciale.

2. L'Apostolo [ 1 Cor 10,31 ] ammonisce: « Fate tutto per la gloria di Dio ».

Ora, alla religione spetta di fare delle cose per riverenza verso Dio, come sopra [ a. 1, ad 1; a. 2 ] si è detto.

Perciò la religione non è una virtù speciale.

3. La carità con la quale si ama Dio non è una virtù distinta dalla carità con cui si ama il prossimo.

Ma secondo Aristotele [ Ethic. 8,8 ] « essere onorati non è lontano dall'essere amati ».

Perciò la religione, con la quale si onora Dio, non è una virtù specificamente distinta dall'osservanza, dalla dulia o dalla pietà, con le quali si onora il prossimo.

Essa quindi non è una virtù speciale.

In contrario:

La religione viene elencata tra le parti della giustizia come distinta dalle altre.

Dimostrazione:

Dove si riscontra una ragione speciale di bene ci deve essere una virtù speciale, poiché la virtù è ordinata al bene.

Ora, il bene a cui è ordinata la religione è quello di rendere a Dio l'onore a lui dovuto.

Ma l'onore è dovuto a una persona a motivo della sua eccellenza.

Ora, a Dio compete un'eccellenza del tutto singolare: poiché egli trascende tutti gli esseri all'infinito, sotto ogni riguardo.

Perciò a lui è dovuto un onore speciale.

Come anche nei rapporti umani vediamo che sono dovuti onori diversi secondo le diverse eccellenze delle persone: altro è infatti l'onore dovuto al padre, altro quello dovuto al re, e così via.

È quindi evidente che la religione è una virtù specificamente distinta.

Analisi delle obiezioni:

1. Qualsiasi atto di virtù può dirsi un sacrificio in quanto è ordinato all'onore di Dio.

Per cui non ne segue che la religione sia una virtù generale, ma che comanda a tutte le altre virtù, come sopra [ a. 1, ad 1 ] si è detto.

2. Tutte le cose compiute a gloria di Dio appartengono alla religione non nel senso che questa le compia, ma perché le comanda.

La religione compie invece direttamente quelle opere che per la loro natura sono un ossequio a Dio.

3. L'oggetto dell'amore è il bene; l'oggetto invece dell'onore o venerazione è l'eccellenza.

Ora, la bontà di Dio è comunicata alla creatura, non invece l'eccellenza della sua bontà.

Quindi la carità con cui si ama Dio non è una virtù distinta dalla carità con cui si ama il prossimo; invece la religione con cui si onora Dio è distinta dalle virtù con cui si onora il prossimo.

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