Summa Teologica - II-II

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Articolo 11 - Se i santi che sono in paradiso preghino per noi

In 4 Sent., d. 15, q. 4, a. 6, sol. 2; d. 45, q. 3, a. 3

Pare che i santi che sono in paradiso non preghino per noi.

Infatti:

1. L'atto di una persona è più meritorio per essa che per gli altri.

Ma i santi che sono in paradiso non meritano e non pregano per se stessi: poiché hanno ormai raggiunto il loro termine.

Quindi essi non pregano neppure per noi.

2. I santi uniformano perfettamente la loro volontà a quella di Dio, così da non volere se non ciò che Dio vuole.

Ma ciò che Dio vuole si adempie sempre.

Quindi i santi pregherebbero inutilmente per noi.

3. Come sono superiori a noi i santi del paradiso, così sono superiori a noi anche quelli del purgatorio, non potendo essi più peccare.

Ma i santi del purgatorio non pregano per noi, toccando piuttosto a noi pregare per essi.

Quindi non pregano per noi neppure i santi del paradiso.

4. Se i santi del paradiso pregassero per noi, la preghiera più efficace sarebbe quella delle anime più sante.

Quindi non si dovrebbe invocare il patrocinio dei santi minori, ma solo di quelli più alti.

5. L'anima di Pietro non è Pietro.

Se quindi le anime dei santi pregassero per noi nel tempo in cui sono separate dal corpo, noi non dovremmo supplicare Pietro di pregare per noi, ma la sua anima.

La Chiesa invece fa il contrario.

Quindi i santi non pregano per noi, almeno prima della risurrezione.

In contrario:

Si legge nella Scrittura [ 2 Mac 15,14 ]: « Questi è l'amico dei suoi fratelli, colui che innalza molte preghiere per il popolo e per la città santa, Geremia, il profeta di Dio ».

Dimostrazione:

Come dice S. Girolamo [ Contra Vigil. 6 ], Vigilanzio pensava erroneamente che « durante la nostra vita possiamo pregare gli uni per gli altri, ma dopo la morte nessuna preghiera reciproca può essere esaudita: dal momento che gli stessi martiri non hanno potuto impetrare la vendetta per il proprio sangue ».

Ma ciò è assolutamente falso.

Derivando infatti la preghiera per gli altri dalla carità, come sopra [ aa. 7,8 ] si è visto, quanto più grande è la carità dei santi del paradiso, tanto più essi pregano per i viatori che possono essere aiutati con la preghiera; e più sono uniti a Dio, più sono efficaci le loro preghiere.

Infatti l'ordine divino dell'universo esige che l'eccellenza degli esseri superiori ridondi sugli inferiori, come la luce del sole che si diffonde nell'aria.

Di Cristo infatti si legge nella Scrittura [ Eb 7,25 ] che « si accosta personalmente a Dio per intercedere per noi ».

Per cui S. Girolamo [ l. cit. ] prosegue: « Se gli Apostoli e i martiri possono pregare per gli altri quando ancora vivono nel corpo, mentre sono ancora tenuti a occuparsi di se stessi, quanto più potranno farlo dopo la corona, la vittoria e il trionfo! ».

Analisi delle obiezioni:

1. Ai santi che sono beati in paradiso non manca altro che la gloria del corpo, per la quale appunto pregano.

Pregano però per noi, che sospiriamo ancora l'ultima perfezione della beatitudine.

E le loro preghiere hanno efficacia impetratoria grazie ai loro meriti precedenti e al gradimento di Dio.

2. I santi impetrano ciò che Dio vuole che sia adempiuto mediante le loro preghiere.

E chiedono ciò che ritengono doversi adempiere per le loro preghiere secondo la volontà di Dio.

3. Le anime del purgatorio, pur essendo superiori a noi per l'impeccabilità, sono tuttavia inferiori per le pene che soffrono.

Per ciò esse sono nella condizione non di poter pregare, ma piuttosto di aver bisogno di preghiere.

4. Dio vuole che gli esseri inferiori siano aiutati da tutti gli esseri superiori.

Per questo bisogna pregare non soltanto i santi più sublimi, ma anche quelli inferiori.

Altrimenti bisognerebbe limitarsi a implorare la misericordia di Dio.

- Del resto capita talvolta che in certi casi sia più efficace l'invocazione di santi minori: o perché vengono invocati con più devozione, o perché Dio vuole glorificare la loro santità.

5. Invochiamo i santi con i nomi che avevano nella vita presente poiché essi da vivi meritarono di pregare per noi, e anche perché così li possiamo meglio riconoscere.

Inoltre in tal modo viene affermata indirettamente la fede nella risurrezione, come in quelle parole dell'Esodo [ Es 3,6 ]: « Io sono il Dio di Abramo », ecc.

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