Summa Teologica - II-II

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Articolo 13 - Se la preghiera debba necessariamente essere attenta

In 4 Sent., d. 15, q. 4, a. 2, sol. 4, 5; In 1 Cor., c. 14, lect. 3

Pare che la preghiera debba necessariamente essere attenta.

Infatti:

1. Nel Vangelo [ Gv 4,24 ] si legge: « Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità ».

Ma la preghiera non è fatta in ispirito se non è attenta.

Quindi la preghiera deve essere necessariamente attenta.

2. La preghiera è « un'elevazione della mente a Dio » [ cf. Damasc., De fide orth. 3,24 ].

Ma quando la preghiera non è attenta la mente non si eleva a Dio.

Perciò la preghiera deve necessariamente essere attenta.

3. La preghiera deve necessariamente essere immune da qualsiasi peccato.

Ora, non è senza peccato che uno nel pregare si abbandoni alla distrazione: egli mostra infatti in tal modo di deridere Dio, come se uno parlando a un uomo non badasse alle parole che dice.

Per cui S. Basilio [ Const monast. 1 ] scrive: « Bisogna invocare Dio non alla leggera e con la mente divagata: poiché chi agisce in questo modo non solo non otterrà ciò che domanda, ma irriterà il Signore ».

Quindi l'attenzione è una condizione necessaria della preghiera.

In contrario:

Anche i santi nel pregare subiscono talora delle distrazioni, secondo le parole del Salmista [ Sal 40,13 ]: « Il mio cuore viene meno ».

Dimostrazione:

L'argomento interessa specialmente la preghiera vocale.

Ora, in proposito si noti che una cosa può essere necessaria in due modi.

In un primo modo come mezzo che facilita il raggiungimento del fine.

E in questo senso l'attenzione è assolutamente necessaria alla preghiera.

In un secondo modo una cosa può essere necessaria come mezzo indispensabile per raggiungere il suo effetto.

Ora, tre sono gli effetti della preghiera.

Il primo, comune a tutti gli atti informati dalla carità, è la capacità di meritare.

E per questo effetto non si richiede necessariamente che l'attenzione accompagni la preghiera in tutta la sua durata, ma la virtualità della prima intenzione con la quale uno l'ha cominciata rende meritoria tutta la preghiera: come avviene in tutte le altre azioni meritorie.

- Il secondo effetto della preghiera è invece peculiare ad essa, ed è l'impetrazione.

E anche per questa basta l'intenzione iniziale, di cui soprattutto Dio tiene conto.

Se invece l'intenzione iniziale manca, allora la preghiera non è capace né di meritare, né di impetrare: come infatti dice S. Gregorio [ cf. Ugo di S. Vitt., Exp. in reg. S. August. 3 ], « Dio non ascolta quella preghiera alla quale chi prega non presta attenzione ».

- Il terzo effetto della preghiera infine è quello che essa realizza con la sua stessa presenza, vale a dire una certa refezione spirituale dell'anima.

E per questa nella preghiera si richiede necessariamente l'attenzione.

Per cui S. Paolo [ 1 Cor 14,14 ] diceva: « Se io prego con la lingua, la mia intelligenza rimane senza frutto ».

Si noti però che nell'orazione vocale ci possono essere tre tipi di attenzione.

Primo, l'attenzione materiale, con cui si bada a non sbagliare le parole.

Secondo, l'attenzione al senso delle parole.

Terzo, ed è la cosa più necessaria, l'attenzione al fine della preghiera, cioè a Dio e allo scopo per cui si prega.

E questa attenzione possono averla anche gli indotti.

E talvolta questo slancio spirituale che innalza l'anima a Dio è così forte da far dimenticare ogni altra cosa, come afferma Ugo di S. Vittore [ De modo orandi 2 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Prega in spirito e verità chiunque si mette a pregare mosso dallo Spirito [ Santo ], anche se poi per fragilità il suo animo cede alla distrazione.

2. La mente umana, per la debolezza della natura, non può stare a lungo sulle altezze: poiché l'anima è attratta verso il basso dal peso dell'umana fragilità.

E così avviene che quando la mente di chi prega sale verso Dio con la contemplazione, improvvisamente si trova a divagare per qualche debolezza.

3. Se uno nella preghiera si distrae di proposito, fa peccato e ne impedisce il frutto.

Da cui le parole di S. Agostino [ Epist. 211 ]: « Quando pregate Dio con salmi e inni, il cuore accompagni ciò che la bocca proferisce ».

La distrazione involontaria invece non toglie il frutto della preghiera.

Da cui le parole di S. Basilio [ l. cit. nell'ob. ]: « Se, infiacchito dal peccato, non sei capace di pregare attentamente nonostante i tuoi sforzi, Dio ti perdona: poiché non è per negligenza, ma per fragilità che non sei in grado di stare alla sua presenza come si conviene ».

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