Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se per motivi religiosi si possano trascurare i doveri verso i genitori

Pare che per motivi religiosi si possano trascurare i doveri verso i genitori.

Infatti:

1. Nel Vangelo [ Lc 14,26 ] si legge: « Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo ».

Per cui viene detto [ Mt 4,22 ], a lode di Giacomo e di Giovanni, che essi « lasciate le reti e il padre seguirono Cristo ».

Ai figli di Levi poi la Scrittura [ Dt 33,9 ] attribuisce questo merito: « A lui che dice del padre e della madre: Io non li ho visti; che non riconosce i suoi fratelli e ignora i suoi figli.

Essi osserveranno la tua parola ».

Ora, per misconoscere i genitori e gli altri parenti, oppure per odiarli, è necessario omettere i doveri della pietà.

Quindi tali doveri vanno trascurati per motivi di religione.

2. Nel Vangelo [ Mt 8,21s; Lc 9,59s ] si legge ancora che a un tale che gli chiedeva: « Permettimi prima di andare a seppellire mio padre », il Signore rispose: « Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Tu va' e annunzia il regno di Dio », che è un compito della religione, mentre il seppellimento dei genitori è un compito della pietà.

Quindi per motivi religiosi i doveri di pietà vanno tralasciati.

3. Dio è per eccellenza nostro Padre.

Ora, come con i doveri della pietà curiamo il culto dei genitori, così con la religione curiamo il culto di Dio.

Quindi per il culto religioso vanno trascurati i doveri della pietà.

4. I religiosi in forza dei loro voti, che non è lecito trasgredire, sono tenuti alle prescrizioni delle loro regole.

E queste proibiscono di soccorrere i genitori: sia per la povertà, che li priva dei loro beni, sia per l'obbedienza, poiché non viene loro concesso di uscire dal chiostro senza il permesso dei superiori.

Quindi per motivi religiosi si devono omettere i doveri di pietà verso i genitori.

In contrario:

Nel Vangelo [ Mt 15,3ss ] il Signore ha rimproverato i Farisei perché insegnavano a sottrarsi agli obblighi verso i genitori per motivi religiosi.

Dimostrazione:

La religione e la pietà sono due virtù.

Ora, una virtù non può mai essere contraria e incompatibile con un'altra virtù: poiché secondo il Filosofo [ Praed. 8 ] il bene non è mai contrario al bene.

Quindi non è possibile che la pietà e la religione si ostacolino a vicenda, al punto che l'atto dell'una impedisca l'esercizio dell'altra.

Infatti l'atto di ogni virtù, come si è già visto sopra [ I-II, q. 18, a. 3 ], è limitato dalle debite circostanze: trascurando le quali l'atto non è più virtuoso, ma peccaminoso.

Quindi è compito della pietà prestare ai genitori servizi e riguardi secondo la debita misura.

Ma non è una misura giusta che un uomo attenda al culto dei genitori più che al culto di Dio: poiché, come insegna S. Ambrogio [ In Lc 7, su 12,5 2], « la pietà verso Dio è superiore agli impegni verso la parentela ».

Se quindi il culto dei genitori ci distogliesse dal culto di Dio, non dovremmo attendere ulteriormente ai doveri verso di essi mettendoci contro Dio.

Da cui l'esortazione di S. Girolamo [ Epist. 14 ]: « Calpesta pure tuo padre, calpesta tua madre, e va'avanti, anzi vola verso il vessillo della croce.

Questa crudeltà è il colmo della pietà ».

Perciò in questi casi bisogna tralasciare i doveri verso i genitori per il culto di Dio.

- Se invece prestando l'ossequio dovuto ai genitori non veniamo distolti dal culto suddetto, siamo nell'ambito della pietà.

E così non si dovrà tralasciare la pietà per la religione.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Gregorio [ In Evang. hom. 37 ] spiega le riferite parole del Signore dichiarando che « quando i genitori ci sono di ostacolo nelle vie di Dio, li dobbiamo misconoscere con l'odio e con la fuga ».

Se infatti i nostri genitori ci spingono al peccato, o ci ritraggono dal culto di Dio, sotto questo aspetto li dobbiamo abbandonare e odiare.

E in questo senso si dice che i figli di Levi ignorarono la loro parentela: poiché, come si narra nell'Esodo [ Es 32,26ss ], non ne ebbero misericordia, stando al comando di Dio, quando essa cadde nell'idolatria.

- Invece Giacomo e Giovanni vengono lodati perché seguirono il Signore dopo aver abbandonato il padre non perché il padre li spingesse al male, ma poiché ritenevano che egli potesse far fronte alla vita in un'altra maniera, mentre essi seguivano Cristo.

2. Il Signore, come spiega il Crisostomo [ In Mt hom. 27 ], proibì a quel discepolo di andare a seppellire suo padre poiché « voleva risparmiargli molti mali, cioè i pianti, i gemiti e tutte le preoccupazioni connesse.

Infatti dopo la sepoltura era necessario esaminare il testamento, fare la divisione dell'eredità e altre cose del genere.

Ma specialmente lo fece poiché c'erano altri che potevano interessarsi di quel seppellimento ».

Oppure, come dice S. Cirillo [ In Lc 9,59 ], « quel discepolo non chiese di andare a seppellire il padre già morto, ma di poterlo assistere nella vecchiaia fino alla sepoltura.

E il Signore non lo permise, essendoci altri parenti che potevano attendere a tale assistenza ».

3. Ciò che la pietà ci comanda di fare per i genitori dobbiamo riferirlo a Dio, come anche le altre opere di misericordia che prestiamo al prossimo, secondo le parole del Signore [ Mt 25,40 ]: « Tutto ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto a me ».

Se quindi i nostri genitori hanno necessità del nostro aiuto, non avendo altro sostegno, ed essi non ci spingono a fare cose contrarie a Dio, non dobbiamo abbandonarli per motivi di religione.

Se invece non possiamo attendere alla loro cura senza peccato, oppure se essi possono fare a meno del nostro soccorso, allora è lecito tralasciare gli obblighi verso di loro per attendere maggiormente agli interessi religiosi.

4. Il caso di chi è ancora nel secolo è diverso da quello di chi ha già professato in una religione.

Infatti chi è nel secolo, se ha i genitori che non possono fare a meno del suo aiuto, non deve entrare in religione: poiché violerebbe il precetto che impone di onorarli.

- Sebbene alcuni dicano che anche in questo caso uno potrebbe abbandonarli, affidandoli al soccorso di Dio.

Ma se uno riflette bene, ciò sarebbe un tentare Dio: poiché in tal modo, sapendo per la saggezza umana come agire, si esporrebbero i genitori al pericolo nella speranza dell'aiuto di Dio.

Se però i genitori hanno di che vivere, uno potrebbe entrare in religione abbandonando i suoi.

Poiché i figli non sono tenuti a sostentare i genitori se non in caso di necessità, come si è detto sopra [ ad 3; a. 2, ad 2 ].

Invece chi è già professo di una religione è considerato ormai come morto al mondo.

Quindi per soccorrere i genitori non deve abbandonare il chiostro, nel quale si è consepolto con Cristo, immischiandosi di nuovo negli affari temporali.

Tuttavia, salvando l'obbedienza verso i suoi prelati e lo stato della propria religione, è tenuto a ingegnarsi piamente per trovare il modo di soccorrere i propri genitori.

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