Summa Teologica - II-II

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Articolo 8 - Se i beni di fortuna contribuiscano alla magnanimità

In 4 Ethic., lect. 9

Pare che i beni di fortuna non contribuiscano alla magnanimità.

Infatti:

1. Seneca [ De ira 1,9 ] ha scritto che « la virtù basta a se stessa ».

Ora, come si è visto [ a. 4, ad 3 ], la magnanimità fa grandi tutte le virtù.

Quindi i beni di fortuna non giovano alla magnanimità.

2. Una persona virtuosa non disprezza quanto le è di giovamento.

Invece il magnanimo disprezza i beni esterni di fortuna, come nota Cicerone [ De off. 1,20 ]: « L'animo grande si rivela nel disprezzo dei beni esterni ».

Perciò la magnanimità non è agevolata dai beni di fortuna.

3. Cicerone aggiunge, nel passo citato, che è proprio dell'animo grande « il sopportare le cose penose in modo da non decadere in nulla dalla nobiltà della natura e dalla dignità del sapiente ».

E Aristotele [ Ethic. 4,] insegna che « il magnanimo non si rattrista negli infortuni ».

Ora, le cose penose e gli infortuni sono il contrario dei beni di fortuna.

Ma tutti si rattristano per la perdita di quanto loro giova.

Quindi i beni esterni di fortuna non giovano alla magnanimità.

In contrario:

Il Filosofo [ ib. ] afferma che « i beni di fortuna contribuiscono alla magnanimità ».

Dimostrazione:

Come si è già notato [ a. 1 ], la magnanimità mira a due cose: agli onori come alla propria materia, e a compiere qualcosa di grande come al proprio fine.

Ora, i beni di fortuna contribuiscono all'una e all'altra di queste due cose.

Poiché infatti l'onore è dato alle persone virtuose non solo dai sapienti, ma anche dal popolo, il quale considera come supremi i beni di fortuna, ne segue che viene prestato un onore più grande a coloro che non mancano dei beni esterni.

Parimenti i beni di fortuna servono strumentalmente alle azioni virtuose: poiché le ricchezze, la potenza e gli amici ci danno la possibilità di operare con successo.

Perciò è evidente che i beni di fortuna contribuiscono alla magnanimità.

Analisi delle obiezioni:

1. Si dice che la virtù basta a se stessa in quanto può sussistere anche senza i beni esteriori.

Tuttavia ne ha bisogno per operare con più facilità.

2. La magnanimità disprezza i beni esterni in quanto non li stima al punto di rassegnarsi a compiere per essi delle azioni disoneste, ma non li disprezza al punto di non stimarli utili per il compimento di certi atti di virtù.

3. Chi non ha grande stima di una cosa, né si rallegra molto quando la acquista, né si rattrista molto quando la perde.

E così il magnanimo, non stimando i beni esterni di fortuna come cose grandi, né si esalta molto quando li possiede, né si abbatte molto quando li perde.

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