Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la presunzione sia un peccato

Infra, q. 133, a. 1; In 4 Ethic., lect. 11

Pare che la presunzione non sia un peccato.

Infatti:

1. L'Apostolo [ Fil 3,13 ] scrive: « Dimentico del passato e proteso verso il futuro, mi slancio verso le cose che stanno di fronte a me ».

Ma pare un atto di presunzione tendere alle cose che sono al di là di noi.

Quindi la presunzione non è un peccato.

2. Il Filosofo [ Ethic. 10,7 ] insegna: « Non dobbiamo seguire quanti ci consigliano di attendere a cose umane, essendo noi uomini, e a cose mortali, essendo noi mortali, ma per quanto è possibile dobbiamo farci immortali ».

E dice ancora [ Met 1,2 ] che l'uomo deve tendere per quanto può alle cose divine.

Ora, le cose divine e immortali sono massimamente al disopra dell'uomo.

Siccome dunque è proprio della presunzione il tendere a cose superiori a se medesimi, è chiaro che la presunzione non è un peccato, ma piuttosto qualcosa di lodevole.

3. L'Apostolo [ 2 Cor 3,5 ] scriveva: « Da noi stessi non siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi ».

Se dunque la presunzione, che consiste nel tentare cose superiori alle proprie capacità, fosse un peccato, uno non potrebbe più pensare lecitamente a qualcosa di buono.

Ma questo è inaccettabile.

Quindi la presunzione non è un peccato.

In contrario:

Nella Scrittura [ Sir 37,3 Vg ] leggiamo: « O presunzione nefanda, da chi fosti creata? ».

E la Glossa [ interlin. ] risponde: « Dalla cattiva volontà della creatura ».

Ma quanto deriva dalla radice della cattiva volontà è un peccato.

Quindi la presunzione è un peccato.

Dimostrazione:

Le cose che sono secondo natura sono ordinate dalla sapienza divina, che la ragione umana è tenuta a imitare: perciò tutto quanto la ragione umana compie contro l'ordine consueto riscontrato nella natura, è vizioso e peccaminoso.

Ora, si riscontra comunemente nella natura che ogni atto è adeguato alla virtù della causa agente, e nessun agente di ordine naturale tende a compiere ciò che sorpassa la propria capacità.

Perciò è vizioso e peccaminoso, in quanto contrastante con l'ordine della natura, che uno intraprenda cose che eccedono le proprie forze.

Il che è proprio della presunzione, come il termine stesso sta a indicare.

È quindi evidente che la presunzione è un peccato.

Analisi delle obiezioni:

1. Nulla impedisce che qualcosa sia superiore alla potenza attiva di un agente naturale senza essere superiore alla sua potenza passiva: infatti nell'aria vi è la potenza passiva a essere trasmutata in modo da avere l'operazione e il moto ascensionale del fuoco, cose che superano la potenza attiva dell'aria.

E così pure sarebbe vizioso e presuntuoso che uno, avendo una virtù imperfetta, tentasse di conseguire immediatamente ciò che è proprio della virtù perfetta; se però cercasse di raggiungere lo scopo progredendo nella virtù, ciò non sarebbe né presuntuoso né peccaminoso.

Ed è in questo modo che l'Apostolo si slanciava verso le cose poste davanti a lui, cioè con un progresso incessante.

2. Le cose divine e immortali sono al disopra dell'uomo secondo l'ordine della natura; tuttavia l'uomo possiede una potenza naturale, cioè l'intelletto, con la quale può unirsi alle cose immortali e divine.

Ed è in questo senso che il Filosofo afferma che l'uomo deve spingersi alle cose immortali e divine: non per compiere quanto Dio solo può fare, ma per unirsi a lui con l'intelletto e con la volontà.

3. Come spiega il Filosofo [ Ethic. 3,3 ], « ciò che possiamo con l'aiuto di altri, in qualche modo lo possiamo da noi ».

Ora, siccome noi possiamo pensare e compiere il bene con l'aiuto di Dio, questo non eccede del tutto la nostra capacità.

Quindi non è presunzione cercare di compiere delle azioni virtuose.

Sarebbe invece presunzione il tentare di compierle senza contare sull'aiuto di Dio.

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