Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se la magnificenza sia tra le parti della fortezza

Supra, q. 128

Pare che la magnificenza non sia tra le parti della fortezza.

Infatti:

1. La magnificenza riguarda la stessa materia della liberalità, come si è detto [ a. 3, ad 1,2; q. 117, a, 3, ad 1; q. 128, ad 2 ].

Ma la liberalità non è tra le parti della fortezza.

Quindi neppure la magnificenza.

2. La fortezza ha di mira i sentimenti del timore e dell'audacia.

Ora, la magnificenza non riguarda per nulla tali sentimenti, ma solo le spese, che sono atti esterni.

Perciò la magnificenza appartiene più alla giustizia, la quale riguarda gli atti esterni, che alla fortezza.

3. Il Filosofo [ Ethic. 4,2 ] ha scritto che « il magnifico assomiglia a chi possiede la scienza ».

Ma la scienza è più affine alla prudenza che alla fortezza.

Quindi la magnificenza non va considerata tra le parti della fortezza.

In contrario:

Cicerone, Macrobio e Andronico mettono la magnificenza tra le parti della fortezza.

Dimostrazione:

La magnificenza, in quanto virtù speciale, non può essere considerata una parte soggettiva della fortezza, poiché non ha lo stesso oggetto, ma viene considerata tra le parti di essa come una virtù secondaria che si aggiunge alla principale.

Ora, perché una data virtù sia annessa a una virtù principale si richiedono due cose, come si è già detto [ q. 80 ]: che abbia una qualche affinità con essa e che in qualcosa sia ad essa inferiore.

Ora, la magnificenza è affine alla fortezza in questo, che tende come la fortezza a un bene arduo e difficile: per cui risiede anch'essa nell'irascibile, come la fortezza.

La magnificenza però è inferiore alla fortezza per il fatto che l'arduo verso il quale tende la fortezza è difficile per il pericolo che minaccia la persona, mentre l'arduo a cui tende la magnificenza è difficile per il dispendio che minaccia le sostanze, il quale è assai meno grave del pericolo personale.

Quindi la magnificenza va posta tra le parti della fortezza.

Analisi delle obiezioni:

1. La giustizia riguarda direttamente gli atti esterni, sotto l'aspetto di cose dovute.

Invece la liberalità e la magnificenza considerano gli atti dello spendere in rapporto alle passioni dell'anima: sebbene in modo diverso.

Infatti la liberalità considera le spese in rapporto all'amore e al desiderio del danaro, che sono passioni del concupiscibile, in modo che essi non impediscano alla persona liberale di fare spese e donativi: per cui essa risiede nel concupiscibile.

Invece la magnificenza riguarda le spese in rapporto alla passione della speranza, dovendo essa affrontare qualcosa di arduo: non in senso assoluto e universale, come la magnanimità, ma in una materia determinata, cioè nelle spese.

Perciò la magnificenza è nell'irascibile, come anche la magnanimità.

2. Sebbene la magnificenza non abbia in comune con la fortezza la materia, ha però in comune con essa la condizione della materia: poiché tende a qualcosa di arduo nelle spese, come la fortezza tende a qualcosa di arduo nei timori.

3. La magnificenza, come si è detto [ a. 2 ], ordina l'uso delle arti a qualcosa di grande.

Ora, le arti risiedono nella ragione.

Perciò è compito del magnifico fare buon uso della ragione nel salvare le proporzioni tra le spese e l'opera da fare.

E questo è necessario specialmente a motivo della grandezza delle une e dell'altra: poiché senza una diligente considerazione ne potrebbe derivare un grave danno.

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