Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la vita contemplativa abbracci diversi atti

In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 2, sol. 2; In 4 Sent., d. 15, q. 4, a. 1, sol. 2, ad 1; a. 2, sol. 1, ad 2

Pare che la vita contemplativa abbracci diversi atti.

Infatti:

1. Riccardo di S. Vittore [ De grat. contempl. 1, cc. 3,4 ] distingue tra « contemplazione, meditazione e cogitazione ».

Ma questi tre atti appartengono alla vita contemplativa.

Quindi gli atti della vita contemplativa sono molteplici.

2. L'Apostolo [ 2 Cor 3,18 ] scrive: « Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine ».

Ora, ciò appartiene alla vita contemplativa.

Perciò alle tre funzioni precedenti va aggiunta la speculazione.

3. S. Bernardo [ De consid. 5,14 ] afferma che « la prima e più alta contemplazione è l'ammirazione della maestà ».

L'ammirazione però, secondo il Damasceno [ De fide orth. 2,15 ], è una specie del timore.

Quindi per la vita contemplativa si richiedono molteplici atti.

4. C'è chi dice [ Ugo di S. Vitt., All. in Nov. Test. 3,4 ] che nella vita contemplativa rientrano « l'orazione, la lettura e la meditazione ».

Inoltre vi rientra anche « l'ascolto »: infatti nel Vangelo [ Lc 10,39 ] si legge che Maria, simboleggiante la vita contemplativa, « seduta ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola ».

Pare quindi che per la vita contemplativa si richiedano molti atti.

In contrario:

« Vita » qui sta per l'attività a cui l'uomo attende di preferenza.

Se quindi gli atti della vita contemplativa fossero molteplici, essa non sarebbe una vita unica, ma ci sarebbero più vite contemplative.

Dimostrazione:

Parliamo qui della vita contemplativa propria dell'uomo.

Poiché secondo Dionigi [ De div. nom. 7 ] la differenza fra l'uomo e l'angelo sta in questo: che l'angelo intuisce la verità mediante una semplice apprensione, mentre l'uomo arriva all'intuizione di essa progressivamente, attraverso molteplici operazioni.

Così dunque la vita contemplativa ha un atto unico, cioè la contemplazione della verità, nel quale in definitiva essa si compie e da cui riceve la sua unità; però sono molti gli atti con i quali giunge a questo atto conclusivo.

Di essi alcuni riguardano la percezione dei princìpi da cui procedere alla contemplazione della verità; altri invece riguardano la deduzione, a partire da tali princìpi, della verità che si cerca di conoscere; infine l'ultimo atto conclusivo è la contemplazione stessa della verità.

Analisi delle obiezioni:

1. La « cogitazione », per Riccardo di S. Vittore, consiste nell'osservazione di realtà molteplici partendo dalle quali si tende a raggiungere una verità semplice.

Quindi per cogitazione si possono intendere sia le percezioni dei sensi per conoscere dati effetti, sia gli atti dell'immaginativa, sia i procedimenti della ragione sui diversi segni, o qualsiasi altra cosa che faccia giungere alla conoscenza della verità ricercata.

Sebbene per S. Agostino [ De Trin. 14,7 ] possa dirsi cogitazione qualsiasi operazione attuale dell'intelletto.

- La « meditazione » invece si riferisce al processo della ragione che raggiunge la contemplazione di una verità partendo dai princìpi.

E a ciò si riduce anche la « considerazione » di S. Bernardo [ De consid. 2,2 ].

Sebbene secondo il Filosofo [ De anima 2,1 ] qualsiasi atto intellettivo possa essere detto « considerazione ».

- La « contemplazione » poi si riferisce alla semplice intuizione della verità.

Per questo lo stesso Riccardo di S. Vittore [ l. cit., c. 4 ] afferma che « la contemplazione è lo sguardo perspicace e libero dello spirito sull'oggetto; la meditazione è invece lo sguardo dello spirito occupato nella ricerca della verità; la cogitazione infine è lo sguardo dello spirito che ricerca qua e là ».

2. Come spiega S. Agostino [ Glossa ], « speculare qui viene da specchio [ speculum ] e non da specula ».

Ora, vedere una cosa attraverso lo specchio equivale a vedere la causa attraverso gli effetti, nei quali si riflette una somiglianza della causa stessa.

Quindi la « speculazione » si riduce alla meditazione.

3. L'ammirazione, o meraviglia, è una forma di timore prodotta in noi dall'apprendere una cosa che supera le nostre capacità.

Perciò l'« ammirazione » è un atto che segue la contemplazione di una verità superiore.

Sopra [ a. 1 ] infatti abbiamo spiegato che la contemplazione termina nella parte affettiva.

4. Un uomo può raggiungere la conoscenza della verità in due modi.

Primo, ricevendola da altri.

E in questo modo rispetto a ciò che si riceve da Dio è necessaria la « preghiera », secondo l'esempio del Savio [ Sap 7,7 ]: « Implorai e venne in me lo spirito della sapienza ».

Rispetto invece a quanto si riceve dall'uomo è necessario l'« ascolto », se si tratta di un insegnamento orale, e la « lettura », se si tratta di un insegnamento scritto.

- Secondo, è necessario applicarsi alla ricerca personale.

E allora è richiesta la « meditazione ».

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