Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 2 - Se le virtù morali rientrino nella vita contemplativa

Infra, q. 181, a. 1, ad 3; q. 182, a. 3; In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 3, sol. 3; Contra Retr., c. 7, ad 7

Pare che le virtù morali rientrino nella vita contemplativa.

Infatti:

1. S. Gregorio [ In Ez hom. 14 ] afferma che « la vita contemplativa consiste nel custodire con tutta l'anima la carità di Dio e del prossimo ».

Ma tutte le virtù morali, i cui atti sono oggetto della legge, si riducono all'amore di Dio e del prossimo: poiché secondo S. Paolo [ Rm 13,10 ] « la pienezza della legge è l'amore ».

Quindi le virtù morali appartengono alla vita contemplativa.

2. La vita contemplativa è ordinata soprattutto alla contemplazione di Dio: infatti S. Gregorio [ l. cit. ] insegna che essa, « disprezzando ogni altra occupazione, arde dal desiderio di vedere il volto del Creatore ».

Ora, nessuno può arrivare a ciò se non mediante la purezza prodotta da una virtù morale, poiché nel Vangelo [ Mt 5,8 ] si legge: « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio »; e S. Paolo [ Ef 2,14 ] raccomanda: « Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore ».

Perciò le virtù morali rientrano nella vita contemplativa.

3. S. Gregorio [ l. cit. ] scrive che « la vita contemplativa ha la sua bellezza nell'anima »: essa infatti viene figurata da Rachele, di cui si legge [ Gen 29,17 ] che era « avvenente di aspetto ».

Ma la bellezza dell'animo consiste nelle virtù morali, specialmente nella temperanza, come nota S. Ambrogio [ De off. 1, cc. 43,45,46 ].

Quindi le virtù morali rientrano nella vita contemplativa.

In contrario:

Le virtù morali sono ordinate agli atti esterni.

Invece S. Gregorio [ l. cit. ] afferma che alla vita contemplativa spetta di « cessare dall'attività esterna ».

Quindi le virtù morali non rientrano nella vita contemplativa.

Dimostrazione:

Una virtù può appartenere alla vita contemplativa in due modi: primo, essenzialmente; secondo, quale predisposizione.

Ora, le virtù morali non rientrano nella vita contemplativa essenzialmente: poiché il fine di questa è la considerazione della verità, mentre sulle virtù morali, come scrive il Filosofo [ Ethic. 2,4 ], « il sapere ha scarsa importanza ».

Infatti egli afferma che le virtù morali rientrano nella felicità della vita attiva, non in quella della vita contemplativa.

Le virtù morali rientrano invece nella vita contemplativa come predisposizioni.

Poiché l'atto della contemplazione, in cui essenzialmente consiste tale vita, viene impedito dalla violenza delle passioni, che traggono l'attenzione dell'anima dalle realtà intelligibili a quelle sensibili, e dai tumulti esteriori.

Ora, le virtù morali eliminano la violenza delle passioni e calmano i tumulti delle occupazioni esterne.

Perciò le virtù morali appartengono alla vita contemplativa come predisposizioni.

Analisi delle obiezioni:

1. La vita contemplativa, come si è visto sopra [ a. 1 ], è sotto la mozione della volontà: ed è per questo che essa richiede l'amore di Dio e del prossimo.

Ora, le cause moventi non rientrano nell'essenza della cosa, ma predispongono ad essa e ne sono il coronamento.

Per cui non segue che le virtù morali appartengano essenzialmente alla vita contemplativa.

2. La santità, o innocenza, è prodotta dalle virtù riguardanti le passioni che impediscono la purezza dell'anima.

La pace invece è prodotta dalla giustizia, che ha per oggetto le operazioni esterne, secondo le parole di Isaia [ Is 32,17 ]: « Effetto della giustizia sarà la pace »; poiché chi si astiene dalle ingiurie toglie le occasioni alle liti e ai tumulti.

E così le virtù morali predispongono alla vita contemplativa causando la pace e la purezza.

3. La bellezza consiste in un certo splendore e nella debita proporzione, come si è spiegato in precedenza [ q. 145, a. 2 ].

Ora, queste due cose si riscontrano radicalmente nella ragione, appartenendo ad essa la luce della conoscenza e il compito di ordinare le debite proporzioni in ogni altra operazione.

Perciò nella vita contemplativa, che consiste in un atto della ragione, la bellezza si trova formalmente ed essenzialmente.

Per cui parlando della contemplazione della sapienza il Savio [ Sap 8,2 ] afferma: « Mi sono innamorato della sua bellezza ».

La bellezza si trova invece solo per partecipazione nelle virtù morali, in quanto esse partecipano l'ordine della ragione: e specialmente si riscontra nella temperanza, che reprime le concupiscenze oscuranti al massimo il lume della ragione.

Ed è per questo che la virtù della castità è quella che più di ogni altra rende idonei alla contemplazione: poiché i piaceri venerei sono quelli che più immergono l'anima nelle realtà sensibili, come insegna S. Agostino [ Solil. 1,10.17 ].

Indice