Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la vita contemplativa non interessi per nulla la volontà, ma solo l'intelletto

Infra, a. 2, ad 1; a. 7, ad 1; In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 2, sol. 1

Pare che la vita contemplativa non interessi per nulla la volontà, ma solo l'intelletto.

Infatti:

1. Il Filosofo [ Met. 2,1 ] afferma che « il fine della contemplazione è la verità ».

Ma la verità appartiene interamente all'intelletto.

Quindi la vita contemplativa si esaurisce totalmente nell'intelletto.

2. S. Gregorio [ Mor. 6,37 ] scrive che « Rachele, il cui nome significa visione del principio, è figura della vita contemplativa ».

Ora, la visione del principio appartiene esclusivamente all'intelletto.

Perciò la vita contemplativa riguarda propriamente l'intelletto.

3. S. Gregorio [ In Ez hom. 14 ] insegna che è proprio della vita contemplativa « cessare dall'attività esterna ».

Invece le facoltà affettive o appetitive spingono agli atti esterni.

Quindi la vita contemplativa in nessun modo riguarda le facoltà appetitive.

In contrario:

S. Gregorio [ ib. ] scrive che « la vita contemplativa consiste nel custodire con tutta l'anima l'amore di Dio e del prossimo, aderendo col desiderio solo al Creatore ».

Ma il desiderio e l'amore appartengono alle facoltà affettive o appetitive, come si è visto [ I-II, q. 25, a. 2; q. 26, a. 2 ].

Perciò la vita contemplativa riguarda anche le facoltà affettive o appetitive.

Dimostrazione:

La vita contemplativa, come sopra [ q. 179, a. 1 ] si è visto, è quella di coloro che tendono principalmente alla contemplazione della verità.

Ma il tendere è un atto della volontà, come si è detto [ I-II, q. 12, a. 1 ], poiché si tende verso il fine, che è l'oggetto della volontà.

Perciò la vita contemplativa, se consideriamo l'essenza del suo atto, appartiene all'intelletto; se però consideriamo il movente di tale atto, allora appartiene alla volontà, la quale muove tutte le altre potenze, compreso l'intelletto, ai rispettivi atti, come si è detto sopra [ I, q. 82, a. 4; I-II, q. 9, a. 1 ].

Ora, la volontà spinge a guardare qualcosa con i sensi, o con l'intelligenza, talora per l'amore che porta a tale oggetto, poiché come dice il Vangelo [ Mt 6,21 ] « dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore », talora invece per l'amore della conoscenza stessa che risulta dall'indagine.

E così S. Gregorio ripone l'essenza della vita contemplativa nella « carità verso Dio », poiché dall'amore di Dio uno è infiammato a contemplarne la bellezza.

E poiché dal conseguimento di ciò che si ama nasce la gioia, la vita contemplativa termina nel godimento, che risiede nella volontà; e questo a sua volta accresce l'amore.

Analisi delle obiezioni:

1. Essendo il fine della contemplazione, la verità si presenta come un bene appetibile, amabile e dilettevole.

E sotto questo aspetto è oggetto della volontà.

2. Alla visione o contemplazione del primo principio, cioè di Dio, siamo spinti dall'amore verso di lui.

Per cui S. Gregorio [ l. cit. ] afferma che « la vita contemplativa, disprezzando ogni altra occupazione, arde dal desiderio di vedere il volto del Creatore ».

3. La volontà, come si è detto [ nel corpo ], muove non soltanto le membra del corpo a compiere le azioni esterne, ma anche l'intelletto a compiere gli atti della contemplazione.

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