Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se alla vita attiva appartengano tutti gli atti delle virtù morali

Supra, q. 180, a. 2; In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 3, sol. 1; Contra Retr., c. 7, ad 7; In 10 Ethic., lect. 12

Pare che non tutti gli atti delle virtù morali appartengano alla vita attiva.

Infatti:

1. Pare che la vita attiva consista solo nei compiti relativi agli altri, poiché S. Gregorio [ In Ez hom. 14 ] scrive che « la vita attiva sta nel dare il pane agli affamati »; e dopo avere enumerato molte opere del genere conclude: « e nel dare a ciascuno ciò che è richiesto ».

Ora, non tutti gli atti delle virtù morali ci ordinano al prossimo, ma solo quelli della giustizia e delle virtù annesse, come si è visto sopra [ q. 58, aa. 2,8; I-II, q. 60, aa. 2,3 ].

Quindi alla vita attiva non appartengono gli atti di tutte le virtù morali.

2. S. Gregorio [ l. cit. ] afferma che Lia, cisposa ma feconda, sta a indicare la vita attiva: la quale, « mentre attende alle opere, vede di meno; però con l'accendere il prossimo alla propria imitazione sia con le parole che con l'esempio, genera al ben vivere molti figli ».

Ora, ciò appartiene più alla carità verso il prossimo che alle virtù morali.

Quindi gli atti delle virtù morali non appartengono alla vita attiva.

3. Le virtù morali, come sopra [ q. 180, a. 2 ] si è detto, predispongono alla vita contemplativa.

Ma la predisposizione e la perfezione correlativa appartengono allo stesso genere.

Perciò le virtù morali non appartengono alla vita attiva.

In contrario:

S. Isidoro [ Sent. 3,15 ] scrive: « Prima si devono estirpare tutti i vizi con l'esercizio delle opere buone nella vita attiva, per poter poi passare a contemplare Dio con l'occhio della mente purificato nella vita contemplativa ».

Ma i vizi non vengono estirpati che dagli atti delle virtù morali.

Quindi gli atti delle virtù morali appartengono alla vita attiva.

Dimostrazione:

La vita attiva e la contemplativa, come sopra [ q. 179, a. 1 ] si è detto, si distinguono fra loro secondo la diversità dei compiti e dei fini ai quali si applicano gli uomini, e che sono la contemplazione della verità, che è il fine della vita contemplativa, e l'azione esterna, a cui è ordinata la vita attiva.

Ora, è evidente che le virtù morali non mirano principalmente alla contemplazione della verità, ma all'azione: infatti il Filosofo [ Ethic. 2,4 ] afferma che « per la virtù il sapere importa poco o nulla ».

Perciò è chiaro che le virtù morali appartengono alla vita attiva.

Per cui anche il Filosofo [ Ethic. 10,8 ] ordina le virtù morali alla felicità attiva.

Analisi delle obiezioni:

1. Tra le virtù morali la prima è la giustizia, che ci ordina agli altri, come spiega il Filosofo [ Ethic. 5,1 ].

Per cui la vita attiva viene definita in rapporto ai doveri verso gli altri: non già perché consista in essi soltanto, ma perché consiste in essi principalmente.

2. Uno può guidare al bene il prossimo con il suo esempio mediante gli atti di tutte le virtù morali; e ciò appartiene alla vita attiva, come aggiunge S. Gregorio nel passo citato.

3. Come la virtù che è ordinata al fine di un'altra virtù passa in qualche modo alla specie di quest'ultima, così anche quando uno si serve delle funzioni della vita attiva solo in quanto predispongono alla contemplazione, fa sì che esse rientrino nella vita contemplativa.

Invece in coloro che attendono agli atti delle virtù morali come a cose buone in se stesse, e non in quanto dispongono alla vita contemplativa, tali virtù appartengono alla vita attiva.

- Ma si può anche rispondere che la vita attiva è una predisposizione alla vita contemplativa.

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