Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se al vescovo sia lecito per una persecuzione abbandonare fisicamente il gregge a lui affidato

De perf. vitae spir., c. 16; In Ioan., c. 10, lect. 3; In 2 Cor., c. 11, lect. 6

Pare che al vescovo non sia lecito, per una persecuzione, abbandonare fisicamente il gregge a lui affidato.

Infatti:

1. Il Signore [ Gv 10,12 ] afferma che « è un mercenario, non un vero pastore, colui che vedendo venire il lupo lascia le pecore e fugge ».

E S. Gregorio [ In Evang. hom. 14 ] spiega che « il lupo viene addosso alle pecore quando un iniquo o un predone qualsiasi opprime gli umili e i fedeli ».

Se quindi un vescovo per la persecuzione di un tiranno abbandona fisicamente il proprio gregge è « un mercenario, non un pastore ».

2. Nei Proverbi [ Pr 6,1 Vg ] si legge: « Figlio, se ti sei fatto garante per un amico, sei venuto in potere di un estraneo ».

E poco dopo [ Pr 6,3 ]: « Va', corri, affrettati, scuoti il tuo amico ».

E S. Gregorio [ Past. 3,4 ] commenta: « Farsi garante per un amico significa esporre al pericolo la propria vita per quella di un altro.

Ora, chi è proposto all'esempio altrui viene esortato a vigilare non solo su se stesso, ma anche sugli amici ».

Ma non si può fare questo abbandonando corporalmente il gregge.

Quindi il vescovo per una persecuzione non deve abbandonare il gregge.

3. La perfezione dello stato episcopale implica la cura spirituale del prossimo.

Ora, a chi professa uno stato di perfezione non è lecito abbandonare del tutto le pratiche della perfezione.

Perciò al vescovo non è lecito sottrarsi fisicamente all'esercizio del proprio ufficio, se non forse per dedicarsi alle pratiche della perfezione in un monastero.

In contrario:

Il Signore [ Mt 10,23 ] diede questo comando agli Apostoli, di cui i vescovi sono i successori: « Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra ».

Dimostrazione:

In qualsiasi obbligazione si deve considerare soprattutto il suo fine.

Ora, i vescovi si obbligano ad esercitare l'ufficio pastorale per il bene dei sudditi.

Perciò quando il bene dei sudditi esige la presenza del pastore, questi non deve abbandonare fisicamente il gregge, né per un vantaggio temporale, né per un pericolo personale imminente: poiché « il buon pastore è tenuto a dare la vita per le sue pecore » [ Gv 10,11 ].

Se invece si può provvedere efficacemente al bene dei sudditi con altre persone, in assenza del pastore, allora questi può lasciare fisicamente il gregge, sia per un vantaggio della Chiesa, sia per sfuggire a un pericolo personale.

Da cui le parole di S. Agostino [ Epist. 228 ]: « I servi di Cristo fuggano da una città all'altra quando uno di loro in particolare è cercato dai persecutori: in modo però che la Chiesa non sia abbandonata dagli altri che non sono perseguitati personalmente.

Quando invece il pericolo è generale, chi è in necessità non deve essere abbandonato da chi ha il dovere di assisterlo ».

Infatti il Papa Niccolò I [ Decr. di Graz. 2,7,1,47 ] ha scritto: « Se è pericoloso che il pilota abbandoni la nave nella bonaccia, lo è tanto di più durante la tempesta ».

Analisi delle obiezioni:

1. Fugge come un mercenario colui che antepone un vantaggio temporale, o anche la vita del corpo, al bene spirituale del prossimo.

Scrive infatti S. Gregorio [ l. cit. nell'ob. ]: « È incapace di rimanere in mezzo al pericolo del gregge colui che non ama le pecore, ma cerca un guadagno terreno », e quindi « teme di affrontare il pericolo per non perdere ciò che ama ».

Chi invece per evitare il pericolo si allontana senza danno per il gregge non fugge come un mercenario.

2. Se colui che si fa garante per una persona non può corrispondere da se stesso, basta che corrisponda all'impegno mediante un altro.

E così se un prelato è impedito di attendere personalmente alla cura dei suoi sudditi, si disimpegna se provvede con dei sostituti.

3. Chi è eletto all'episcopato assume lo stato di perfezione secondo un dato genere di perfezione; e se è impedito di attuare questo genere non è tenuto a un altro tipo di perfezione, così da essere costretto a entrare nello stato religioso.

Egli però ha l'obbligo di conservare l'intenzione di attendere alla salvezza spirituale del prossimo se le condizioni lo permettono e la necessità lo richiede.

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