Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se al vescovo sia lecito possedere personalmente qualcosa

Infra, q. 186, a. 3, ad 5; De perf. vitae spir., c. 18; In Matth., c. 19

Pare che al vescovo non sia lecito possedere personalmente qualcosa.

Infatti:

1. Il Signore [ Mt 19,21 ] ha detto: « Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri; poi vieni e seguimi ».

Dal che pare che la povertà volontaria sia un'esigenza della perfezione.

Ma i vescovi sono chiamati allo stato di perfezione.

Quindi ad essi non è lecito possedere dei beni propri.

2. Nella Chiesa i vescovi occupano il posto degli Apostoli, come dice la Glossa [ ord. di Beda ].

Ma agli Apostoli il Signore [ Mt 10,9 ] comandò di non possedere nulla di proprio: « Non procuratevi né oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture ».

E S. Pietro [ Mt 19,27 ] poté dire di sé e degli altri Apostoli: « Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito ».

Quindi i vescovi sono tenuti a osservare questo precetto, di non avere cioè nulla di proprio.

3. S. Girolamo [ Epist. 52 ] afferma: « Cleros è una parola che in latino equivale a sorte.

E i chierici sono così chiamati perché formano l'eredità del Signore; oppure perché il Signore stesso è la loro eredità.

Ora, chi possiede il Signore non può avere nient'altro all'infuori di lui.

Se invece uno possiede oro, argento, poderi e suppellettili varie, allora il Signore non si degna di essere annoverato fra le parti a lui spettanti ».

Perciò non solo i vescovi, ma anche i chierici devono fare a meno di possedere in proprio.

In contrario:

Il Decreto [ di Graz. 2,12,1,19 ] stabilisce: « Il vescovo può lasciare ai suoi eredi i propri beni, acquistati o posseduti in proprio ».

Dimostrazione:

Nessuno è obbligato alle opere supererogatorie se non si è legato con un voto ad osservarle.

Scrive infatti S. Agostino [ Epist. 127 ]: « Dal momento che hai fatto il voto, ti sei obbligato e non ti è più lecito fare altrimenti.

Prima che tu fossi legato dal voto eri invece libero di essere meno perfetto ».

Ora, è evidente che vivere senza possedere è una cosa supererogatoria: poiché non è di precetto, ma di consiglio.

Per questo il Signore, dopo aver detto al giovane [ Mt 19,17 ]: « Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti », aggiunge: « Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri ».

Ma i vescovi nella loro ordinazione non si obbligano a vivere senza una proprietà personale; e ciò non è neppure strettamente richiesto dall'ufficio pastorale a cui si consacrano.

Perciò i vescovi non sono tenuti a vivere senza possedere in proprio.

Analisi delle obiezioni:

1. La perfezione della vita cristiana, come si è visto [ q. 184, a. 3, ad 1 ], non consiste essenzialmente nella povertà volontaria, ma questa è solo uno strumento della perfezione.

Per cui non è detto che dove c'è una maggiore povertà ci sia anche una maggiore perfezione.

Anzi, ci può essere una somma perfezione unita a una grande ricchezza: infatti Abramo, a cui [ il Signore ] disse [ Gen 17,1 ]: « Cammina alla mia presenza e sii perfetto », era ricco [ Gen 13,2.6 ].

2. Quelle parole del Signore si possono spiegare in tre modi.

Primo, in senso mistico: per cui il non possedere oro e argento significa che i predicatori non devono appoggiarsi principalmente sulla sapienza e sull'eloquenza umana, come spiega S. Girolamo [ In Mt 1, su 10,10 ].

Secondo, a detta di S. Agostino [ De cons. evang. 2,30.70 ] il Signore avrebbe parlato non in senso precettivo, ma permissivo.

Avrebbe cioè permesso che essi andassero a predicare senza oro, argento e altri sussidi perché ricevessero il sostentamento da coloro a cui predicavano.

Infatti conclude dicendo [ Mt 10,10 ]: « Perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento ».

In modo tuttavia che se uno nella predicazione del Vangelo spendesse del suo, farebbe un'opera supererogatoria, come S. Paolo riferisce di se stesso [ 1 Cor 9,12.15 ].

Terzo, secondo l'interpretazione del Crisostomo [ In Rm hom. 2, su 16,3 ] il Signore avrebbe dato tali istruzioni ai discepoli per la loro missione di predicatori fra i Giudei, al fine di esercitarli a confidare nel suo aiuto, dato che li avrebbe assistiti senza provviste.

Egli però non avrebbe inteso obbligare né loro né i successori a predicare il Vangelo facendo a meno di qualsiasi risorsa personale.

Infatti si legge di S. Paolo [ 2 Cor 11,8 ] che quando predicava ai Corinzi riceveva soccorsi da altre chiese: per cui evidentemente possedeva qualcosa che riceveva da altri.

Pare poi stolto affermare che dei pontefici così numerosi e santi come Atanasio, Ambrogio e Agostino avrebbero trasgredito tali precetti se avessero ritenuto di essere obbligati a osservarli.

3. Ogni parte è minore del tutto.

Perciò ammette assieme a Dio altre parti colui che diminuisce l'impegno per le cose di Dio mentre attende alle cose del mondo.

Ed è in questo senso che i vescovi e i chierici non devono possedere in proprio, in modo cioè da trascurare le cose attinenti al culto di Dio per curare i propri beni.

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