Summa Teologica - II-II

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Articolo 8 - Se il voto di obbedienza sia il principale tra i voti religiosi

De perf. vitae spir., c. 11

Pare che tra i voti religiosi il principale non sia il voto di obbedienza.

Infatti:

1. La perfezione della vita religiosa ha avuto origine da Cristo.

Ora, Cristo ha dato espressamente il consiglio della povertà [ Mt 19,21 ], ma non risulta che abbia dato il consiglio dell'obbedienza.

Perciò il voto di povertà è superiore a quello di obbedienza.

2. Nella Scrittura [ Sir 26,20 Vg ] si legge che « non si può valutare il peso di un'anima casta ».

Ma il voto di una cosa migliore è più eccellente.

Quindi il voto di castità è superiore al voto di obbedienza.

Dimostrazione:

Il voto di obbedienza è il principale dei tre voti religiosi.

E ciò per tre motivi.

Primo, perché con esso si offre a Dio un bene più grande, cioè la volontà, che è superiore sia al proprio corpo, offerto a Dio mediante la castità, sia ai beni esterni, offerti a Dio mediante il voto di povertà.

Per cui quanto viene compiuto per obbedienza è a Dio più gradito di quanto viene compiuto secondo la propria volontà.

Di qui l'ammonimento di S. Girolamo al monaco Rustico [ Epist. 125 ]: « Le mie parole vogliono insegnarti che non ti devi affidare al tuo arbitrio »; e poco dopo: « Non fare quello che vuoi; mangia quello che ti è comandato; accetta quello che ti è concesso; vesti gli abiti che ti danno ».

Infatti anche il digiuno non è gradito a Dio se è fatto secondo la propria volontà, come appare evidente dalle parole di Isaia [ Is 58,3 ]: « Ecco, nei giorni del vostro digiuno appare la vostra volontà ».

Secondo, perché il voto di obbedienza abbraccia gli altri due voti, e non viceversa.

Pur essendo infatti il religioso tenuto a osservare per un voto speciale la continenza e la povertà, tuttavia queste rientrano nell'obbedienza, la quale poi abbraccia anche molte altre cose.

Terzo, perché il voto di obbedienza si estende propriamente ad atti più prossimi al fine della vita religiosa.

Ora, più una cosa è prossima al fine più è buona.

Per questo il voto di obbedienza è anche più essenziale allo stato religioso.

Se uno infatti osserva anche con voto la povertà e la castità, ma senza il voto di obbedienza, non appartiene per questo allo stato religioso; il quale va preferito alla stessa verginità consacrata dal voto, come afferma S. Agostino [ De virginit. 46 ]: « Nessuno, per quanto io sappia, ha mai osato preferire la verginità alla vita monastica ».

Analisi delle obiezioni:

1. Il consiglio dell'obbedienza è incluso nell'invito a seguire Cristo: chi infatti ubbidisce segue la volontà altrui.

E così tale consiglio è connesso con la perfezione più del voto di povertà: poiché, come dice S. Girolamo [ In Mt 3, su 19,27 ], « Pietro con le parole: "E ti abbiamo seguito" ha aggiunto ciò che è più perfetto ».

2. Da quel testo non si può dedurre che la continenza è superiore a tutti gli altri atti virtuosi, ma alla castità coniugale; oppure alle ricchezze esterne di oro e di argento, che si possono misurare a peso.

- Oppure per continenza si intende in generale l'astinenza da ogni colpa, come si è già notato [ q. 155, a. 4, ad 1 ].

3. Il Papa non può dispensare un religioso dal voto di obbedienza così da renderlo indipendente da qualsiasi superiore nelle cose relative alla perfezione religiosa: infatti non può esimerlo dall'ubbidire a lui stesso.

Tuttavia può esimerlo dai superiori immediati.

Ma ciò non significa dispensarlo dal voto di obbedienza.

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