Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 1 - Se in religione debbano entrare solo quelli che si sono esercitati nell'osservanza dei comandamenti

Quodl., 4, q. 12, a. 1; Contra Retr., cc. 2 sqq.

Pare che in religione debbano entrare solo quelli che si sono esercitati nell'osservanza dei comandamenti.

Infatti:

1. Il Signore [ Mt 19,20 ] diede il consiglio della perfezione a un giovane che aveva affermato di avere osservato i comandamenti « fin dalla sua giovinezza ».

Ora, tutte le forme di vita religiosa hanno avuto principio da Cristo.

Quindi non si devono accettare in religione se non quelli che si sono già esercitati nell'osservare i comandamenti.

2. Scrive S. Gregorio [ In Ez hom. 15 ]: « Nessuno di colpo arriva al sommo, ma tutti nella virtù cominciano dalle cose piccole per arrivare alle grandi ».

Ora, le cose grandi sono i consigli, che costituiscono la perfezione, mentre le cose piccole sono i comandamenti, che costituiscono l'onestà ordinaria.

Non si devono quindi ammettere in religione per osservare i consigli se non quanti si sono già esercitati nei comandamenti.

3. Lo stato religioso ha nella Chiesa una certa superiorità, come anche gli ordini sacri.

Ma secondo S. Gregorio [ Decr. di Graz. 2,48,2 ] « si deve ascendere agli ordini per gradi: poiché cerca di cadere chi, trascurando i gradi intermedi, vuole raggiungere la cima scavalcando i dirupi.

Sappiamo infatti che non si può appoggiare il peso del soffitto sui muri freschi di un fabbricato se prima questi non si sono disseccati e induriti: perché non accada che crollino assieme a tutto l'edificio ».

Quindi non si deve entrare in religione se prima non ci si è esercitati nell'osservanza dei precetti.

4. A proposito di quel testo dei Salmi [ Sal 131,2 ]: « Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre », la Glossa [ ord. ] afferma: « In primo luogo siamo concepiti nel seno della madre Chiesa, quando siamo istruiti nei rudimenti della fede; quindi siamo partoriti, quando siamo rigenerati col battesimo; siamo poi come portati sulle braccia della Chiesa e da essa allattati, quando dopo il battesimo siamo formati nelle opere buone e, nutriti con il latte della dottrina spirituale, ci sviluppiamo fino a che grandicelli passiamo dal latte materno alla mensa paterna: cioè dalla dottrina elementare in cui si afferma che il Verbo si è fatto carne al Verbo del Padre che in principio era presso Dio ».

E poco dopo continua: « I battezzati di fresco nel Sabato Santo sono come portati in braccio e allattati dalla Chiesa fino a Pentecoste, e in questo tempo non viene prescritto nulla di difficile: non si digiuna, non ci si alza di notte.

Dopo invece, confermati dallo Spirito Paraclito, come bambini slattati, cominciamo a digiunare e a osservare altre cose difficili.

Molti però pervertono questo ordine, come gli eretici e gli scismatici, staccandosi dal latte prima del tempo: per cui muoiono ».

Ora, quelli che entrano in religione o inducono altri a entrarvi prima dell'osservanza dei comandamenti pervertono anch'essi quest'ordine.

Quindi costoro sono eretici o scismatici.

5. Si deve passare da ciò che è anteriore a ciò che è posteriore.

Ora, i comandamenti vengono prima dei consigli, essendo più generali, per cui sono presupposti ai consigli, mentre non è vero l'inverso: infatti chiunque osserva i consigli osserva anche i precetti, ma non viceversa.

Siccome dunque l'ordine giusto è quello che passa da ciò che è anteriore a ciò che è posteriore, ne viene di conseguenza che uno non deve passare a praticare i consigli nella vita religiosa senza avere prima osservato i comandamenti.

In contrario:

Il Signore chiamò all'osservanza dei consigli il pubblicano Matteo, il quale non aveva praticato i comandamenti: si legge infatti nel Vangelo [ Lc 5,28 ] che « egli, abbandonata ogni cosa, lo seguì ».

Quindi non è necessario che uno si eserciti nella pratica dei comandamenti prima di passare alla perfezione dei consigli.

Dimostrazione:

Come si è già spiegato [ q. 186, a. 1, ad 4; aa. 2,7; q. 188, a. 1 ], lo stato religioso è un esercizio spirituale per raggiungere la perfezione della carità, che viene ottenuta eliminando con le osservanze della vita religiosa gli ostacoli alla carità perfetta.

Questi infatti legano gli affetti dell'uomo alle cose terrene.

Ora, questo legame alle cose della terra non solo impedisce la perfezione della carità, ma fa perdere talora la carità stessa, quando l'uomo volgendosi disordinatamente alle cose del mondo si allontana dal bene incommutabile col peccato mortale.

È evidente quindi che le osservanze della vita religiosa, come tolgono gli ostacoli alla carità perfetta, così eliminano anche le occasioni di peccato: è chiaro infatti che il digiuno, le veglie, l'obbedienza e altre simili cose allontanano l'uomo dai peccati di gola, di lussuria e da qualsiasi altro peccato.

Perciò entrare in religione è vantaggioso non solo per chi ha praticato i comandamenti, per raggiungere una maggiore perfezione, ma anche per chi non li ha praticati, per evitare più facilmente i peccati e raggiungere la perfezione.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Girolamo [ In Mt 3, su 19,20 ] commenta: « Quel giovane nel dire: "Ho osservato tutte queste cose fin dalla mia giovinezza" non disse la verità.

Se infatti avesse compiuto ciò che è imposto dal comandamento: "Amerai il prossimo tuo come te stesso", perché udendo poi quelle parole: "Va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri", se ne andò rattristato? ».

Si deve però intendere che egli non disse la verità rispetto all'osservanza perfetta di questo comandamento.

Infatti Origene [ In Mt 8 ] riferisce che « nel Vangelo secondo gli Ebrei, dopo che il Signore gli ebbe detto: "Va', vendi quanto possiedi", il giovane ricco cominciò a grattarsi la testa.

E il Signore gli domandò: "Come puoi dire: Ho adempiuto la legge e i profeti? Nella legge sta scritto: "Ama il prossimo tuo come te stesso"; ed ecco che molti dei tuoi fratelli, figli di Abramo, sono coperti di sozzura e muoiono di fame, mentre la tua casa è piena di molte ricchezze, e nulla da essa esce per loro".

Per questo il Signore rimproverandolo gli disse: "Se vuoi essere perfetto", ecc.

È impossibile infatti adempiere il comandamento: "Ama il prossimo tuo come te stesso" e insieme essere ricchi; e soprattutto avere così grandi possedimenti ».

- Il che va inteso dell'adempimento perfetto di questo precetto.

Poiché era vero che egli aveva osservato i comandamenti, però in modo imperfetto e comune.

La perfezione consiste infatti principalmente, come si è visto sopra [ q. 184, a. 3 ], nell'osservanza dei precetti della carità.

Perciò il Signore, per dimostrare che la perfezione dei consigli è utile sia agli innocenti che ai peccatori, non chiamò soltanto il giovane innocente, ma anche il peccatore Matteo [ Mt 9,9 ].

Questi però corrispose alla chiamata, a differenza del giovane [ Mt 19,22 ]: poiché alla vita religiosa si convertono più facilmente i peccatori che non quanti presumono della loro innocenza, ai quali il Signore [ Mt 21,31 ] disse: « I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio ».

2. Di infimo e di sommo si può parlare in tre sensi diversi.

Primo, in rapporto alla stessa persona.

E allora è evidente che « nessuno di colpo arriva al sommo », poiché ogni persona virtuosa progredisce per tutto il tempo della vita, per giungere al sommo.

- Secondo, in rapporto ai vari stati.

E in questo senso non è necessario che chi vuole giungere a uno stato superiore inizi da quello più basso: come non è necessario che chi vuole essere chierico si eserciti prima nella vita laicale.

- Terzo, in rapporto a persone diverse.

E allora è evidente che uno può iniziare non solo da uno stato superiore, ma anche da un grado di santità più alto del grado sommo a cui un altro è giunto con tutta la sua vita.

Scrive infatti S. Gregorio [ Dial. 2,1 ]: « Tutti sanno da quale grado di perfezione S. Benedetto abbia iniziato da fanciullo la sua vita di santità ».

3. Come sopra [ q. 184, aa. 6,8 ] si è detto, gli ordini sacri presuppongono la santità, mentre lo stato religioso è un esercizio per raggiungerla.

Perciò il peso degli ordini va appoggiato su mura già disseccate e assodate dalla santità, mentre il peso della vita religiosa mira a disseccare le mura, cioè gli uomini, dall'umore dei vizi.

4. Evidentemente la Glossa parla qui dell'ordine da seguire nell'insegnamento, che deve procedere dal più facile al più difficile.

Perciò quando dice che gli eretici e gli scismatici pervertono quest'ordine, è chiaro dal contesto che si riferisce all'insegnamento.

Essa infatti continua: « Il Salmista afferma di averlo osservato », l'ordine suddetto, « legandosi con uno scongiuro, come se dicesse: "Non sono stato umile solo nelle altre cose, ma anche nel sapere.

Poiché umilmente prima mi nutrii di latte, cioè del Verbo fatto carne, per poi crescere e cibarmi del pane degli angeli, cioè del Verbo che era in principio presso Dio" ».

L'esempio poi dei neo-battezzati ai quali non viene imposto il digiuno fino a Pentecoste dimostra che i neofiti non vanno obbligati alle cose difficili fino a che non siano mossi interiormente dallo Spirito Santo ad assumersi tali cose difficili di spontanea volontà.

Per cui anche la Chiesa indice il digiuno dopo Pentecoste, cioè dopo la discesa dello Spirito Santo.

Ora lo Spirito Santo, come dice S. Ambrogio [ In Lc 1, su 1,15 ], « non è impedito né dall'età, né dalla morte, né dal seno materno ».

E S. Gregorio [ In Evang. hom. 30 ] afferma: « Esso discende su un fanciullo che suona la cetra e ne fa un salmista, scende su un bambino austero e ne fa un giudice degli anziani ».

E aggiunge: « Per insegnare egli non ha bisogno di tempo: non appena tocca un'anima, subito le insegna tutto ciò che vuole ».

Nell'Ecclesiaste [ Qo 8,8 ] poi si legge che « non è in potere dell'uomo trattenere lo Spirito ».

E l'Apostolo [ 1 Ts 5,19 ] ammonisce: « Non spegnete lo Spirito ».

Negli Atti [ At 7,51 ] infine si legge questo rimprovero contro certuni: « Voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo ».

5. Tra i precetti alcuni sono principali, e sono il fine sia dei precetti che dei consigli: vale a dire i precetti della carità.

E ad essi sono ordinati i consigli non in quanto indispensabili alla loro osservanza, ma per una loro più perfetta osservanza.

Gli altri precetti o comandamenti secondari sono invece ordinati ai precetti della carità in quanto indispensabili alla loro osservanza.

Così dunque la perfetta osservanza dei precetti della carità intenzionalmente precede i consigli, cronologicamente però spesso li segue.

Questo infatti è l'ordine del fine rispetto ai mezzi.

- Invece l'osservanza ordinaria dei precetti della carità e degli altri comandamenti sta ai consigli come un dato più comune sta a un dato più particolare: poiché l'osservanza dei comandamenti può stare senza i consigli, ma non viceversa.

Così dunque l'osservanza ordinaria dei comandamenti precede i consigli in ordine di natura, ma non necessariamente in ordine di tempo, poiché una cosa non può sussistere in un dato genere prima di essere in una delle sue specie.

- Però l'osservanza dei precetti senza i consigli è ordinata all'osservanza dei precetti con i consigli come una specie meno perfetta è ordinata a una più perfetta: come l'animale irrazionale è ordinato a quello razionale.

Ora, ciò che è perfetto per natura è superiore a ciò che è imperfetto: « la natura » infatti, secondo Boezio [ De consol. 3,10 ], « prende inizio dalle cose perfette ».

Tuttavia non è necessario che [ in ordine di tempo ] prima si osservino i precetti senza i consigli, e poi con i consigli: come non è necessario che uno prima di essere un uomo sia un asino, e che prima di essere vergine sia coniugato.

Parimenti non è necessario che uno prima di entrare in religione osservi i comandamenti nella vita del secolo: specialmente perché la vita del secolo non predispone alla perfezione dello stato religioso, ma anzi le è di ostacolo.

Indice