Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se una persona divina possa assumere una natura creata con l'esclusione delle altre

In 3 Sent., d. 1, q. 2, a. 1; C. G., IV, c. 39

Pare che una persona divina non possa assumere una natura creata con l'esclusione delle altre.

Infatti:

1. « Le opere della Trinità sono indivisibili », dice S. Agostino [ Enchir. 12.38 ]: poiché come una è l'essenza delle tre persone, così una è l'operazione.

Ma assumere è un'operazione.

Non può quindi essere attribuita a una persona con l'esclusione delle altre.

2. Come diciamo che la persona del Figlio è incarnata, così diciamo che lo è anche la natura: infatti « tutta la natura divina si è incarnata in una delle sue ipostasi », come dice il Damasceno [ De fide orth. 3,6 ].

Ma la natura è comune alle tre persone.

Quindi anche l'assunzione.

3. La natura umana in Cristo fu assunta da Dio così come gli uomini vengono assunti da lui mediante la grazia, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 14,3 ]: « Dio lo ha assunto ».

Ma quest'ultima assunzione è comune alle tre persone.

Perciò anche la prima.

In contrario:

Dionigi [ De div. nom. 2 ] insegna che il mistero dell'incarnazione fa parte della « teologia discretiva », che tratta cioè delle singole persone divine.

Dimostrazione:

L'assunzione, come si è detto [ aa. 1,2 ], comporta due cose: l'atto di chi assume e il termine dell'assunzione.

Ora, l'atto di assumere procede dalla potenza divina, che è comune alle tre persone; il termine dell'assunzione invece è la persona, come si è spiegato [ a. 2 ].

Perciò l'assunzione all'attivo è comune alle tre persone, mentre sotto l'aspetto terminale essa è esclusiva di una sola persona, così da non appartenere alle altre.

Infatti le tre persone fecero sì che la natura umana fosse unita alla sola persona del Figlio.

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento considera l'assunzione all'attivo.

E la conclusione reggerebbe se l'assunzione comportasse solo tale operazione, senza il termine che è la persona.

2. La natura divina è detta incarnata, come pure assumente, in ragione della persona a cui termina l'unione, come si è detto [ a. 2 ], e non in quanto è comune alle tre persone.

Si dice poi che « tutta la natura divina si è incarnata » non perché si sia incarnata in tutte le persone, ma perché alla persona incarnata non manca nulla della perfezione della natura divina.

3. L'assunzione dovuta all'adozione della grazia [ santificante ] termina a una certa partecipazione della natura di Dio a modo di imitazione della sua bontà, secondo le parole di S. Pietro [ 2 Pt 1,4 ]: « Per essere partecipi della natura divina ».

Perciò tale assunzione è comune alle tre persone sia rispetto al principio attivo, sia rispetto al termine.

Invece l'assunzione dovuta alla grazia dell'unione [ ipostatica ] è comune rispetto al principio attivo, ma non rispetto al termine, come si è visto [ nel corpo ].

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