Summa Teologica - III

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Articolo 5 - Se un'altra persona diversa dal Figlio avrebbe potuto assumere la natura umana

In 3 Sent., d. 1, q. 2, a. 3

Pare che nessun'altra persona divina diversa dal Figlio avrebbe potuto assumere la natura umana.

Infatti:

1. Per tale assunzione Dio è divenuto Figlio dell'Uomo.

Ora, sarebbe disdicevole chiamare figlio il Padre o lo Spirito Santo, poiché ciò porterebbe a confondere le persone divine.

Quindi il Padre e lo Spirito Santo non potevano assumere la carne.

2. Per l'incarnazione divina gli uomini hanno conseguito la filiazione adottiva, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 8,15 ]: « Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi ».

Ora, la filiazione adottiva è una somiglianza partecipata della filiazione naturale, che non compete né al Padre né allo Spirito Santo, per cui S. Paolo [ Rm 8,29 ] può affermare: « Quelli che da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo ».

Quindi nessun'altra persona poteva incarnarsi all'infuori della persona del Figlio.

3. In forza dell'incarnazione il Figlio deve dirsi mandato e generato nel tempo.

Ma il Padre, come si è visto nella Prima Parte [ q. 32, a. 3; q. 43, a. 4 ], non può essere mandato, essendo innascibile.

Quindi almeno la persona del Padre non poteva incarnarsi.

In contrario:

Quanto può il Figlio lo può anche il Padre: altrimenti la potenza delle tre persone non sarebbe la stessa.

Ma il Figlio ha potuto incarnarsi.

Quindi avrebbero potuto farlo anche il Padre e lo Spirito Santo.

Dimostrazione:

Come si è detto [ aa. 1,2,4 ], l'assunzione comporta due cose: l'atto stesso di chi assume e il termine dell'assunzione.

Ora, il principio dell'atto è la potenza divina, il termine invece è la persona.

Ma la potenza divina è comune e uguale in tutte le persone.

Ed è pure identica nelle tre persone la perfezione della personalità, quantunque siano differenti le proprietà personali.

Ora, quando una potenza è disposta indifferentemente verso più oggetti, può terminare la sua azione a uno qualsiasi di essi, come si vede nelle facoltà razionali, che nell'ambito delle loro possibilità d'azione possono terminare a oggetti opposti.

Così dunque l'onnipotenza divina poteva unire la natura umana o alla persona del Padre o a quella dello Spirito Santo, come l'unì alla persona del Figlio.

Si deve dunque dire che il Padre o lo Spirito Santo potevano assumere la carne alla pari del Figlio.

Analisi delle obiezioni:

1. La filiazione temporale per cui Cristo è detto Figlio dell'Uomo non costituisce la sua persona alla maniera della filiazione eterna, ma è una conseguenza della nascita temporale.

Perciò l'attribuire il nome di figlio al Padre o allo Spirito Santo sotto questo aspetto non determinerebbe alcuna confusione tra le persone divine.

2. La filiazione adottiva è una certa somiglianza partecipata della filiazione naturale, ma secondo il linguaggio dell'appropriazione si compie in noi per opera del Padre, che è il principio della filiazione naturale, e per la donazione dello Spirito Santo, che è l'amore del Padre e del Figlio; secondo le parole di S. Paolo [ Gal 4,6 ]: « Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! ».

Di conseguenza, come per l'incarnazione del Figlio riceviamo la filiazione adottiva a somiglianza della sua filiazione naturale, così, se si fosse incarnato il Padre, riceveremmo la filiazione adottiva da lui come dal principio della filiazione naturale, e dallo Spirito Santo come dal vincolo comune del Padre e del Figlio.

3. Il Padre è innascibile rispetto alla generazione eterna, ma ciò non esclude di per sé una nascita temporale.

Il Figlio poi nell'incarnazione in tanto si dice mandato in quanto procede dal Padre: senza di che l'incarnazione non comporterebbe una missione.

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